Buca prodotta dalla bomba
che cadde sull'ospedale di Foglino |
M'era venuta un'infezione ad un dito e me lo medicarono all'ospedale dove lavoravo. Successivamente, poiché non accennava a guarire, me lo incisero. L'infezione andava avanti e, decisero infine di operarmi radicalmente. Fui anestetizzato col Pentotal, per la prima volta, da noi in Italia ancora sconosciuto. Non sentii assolutamente nulla ma, per l'importanza della operazione, fui costretto al decorso post-operatorio con tutta serietà. Erano già cinque giorni che mia madre non mi vedeva rientrare a casa quando, tramite mio fratello, mandò a dire al Big-boss che se non fossi rientrato per la sera, si sarebbe recata lei stessa all'ospedale per vedere le cose come stavano, dal momento che quanto le aveva raccontato mio fratello sul mio conto non la convinceva. Mio fratello riferì al Big-Boss, che intervenne subito presso il colonnello-medico dell'ospedale e comprendendo l'ansietà di madre, mi concesse straordinariamente di rientrare solo per quella sera a casa, prima che fossi dimesso dall'ospedale.
Quella sera mia madre, nel rivedermi, si rincuorò. Più tardi avvenne un bombardamento che io, secondo una mia valutazione pensai, e lo dissi anche a mia madre, che forse le bombe erano cadute sull'ospedale da campo.
Passato l'allarme, dal ricovero facemmo ritorno a casa lestamente e pensammo ad altro.
La mattina successiva nel rientrare all'ospedale vidi un via vai insolito di ambulanze e camions, mi diressi presso la tenda dove ero degente e fui colto da un forte choc; al posto della tenda c'era una grossa buca causata dallo scoppio di una granata che, la sera avanti aveva ucciso ben 14 vittime, sui trenta ricoverati. Chissà se mi sarei salvato quella notte? |