Allora la mia famiglia stava accampata in mezzo ai vigneti di Spino Bianco. Io, che ero un monellaccio di 10 anni, per essere più libero, optai di stare coi nonni che stavano presso le grotte di Liberati, davanti alle monache della Casa del Sole, dove c'era anche il comando dei carabinieri. Con altri ragazzi, pressappoco della mia età, andavamo sempre a ficcanasare dietro la siepe dell'oliveto di Brovelli, lungo la strada di Camposanto, dove mio nonno ed altri lavoravano per gli Americani, facendo buche per sotterrare i morti che arrivavano continuamente coi camions dal fronte. Quanti ce n'erano ancora da seppellire! Una volta, i tedeschi bombardarono di notte la zona e mio nonno ed altri furono feriti. Mia nonna, prontamente, provvide a medicarlo alla meglio e dovette aspettare fino a giorno inoltrato per attraversare la strada, dato l'incessante ed ininterrotto traffico di mezzi e caricarlo sulla autoambulanza che lo condusse al pronto soccorso, presso il 1° cancello di Villa Borghese.
Rimasto solo, scoppiai a piangere, poi, passato il primo momento di sconforto, ritrovai l'orientamento per dirigermi a Spino Bianco, dov'erano i miei genitori. Mi . avviai verso il cimitero, ma durante il tragitto subii dei mitragliamenti e i soldati, per farmi correre meno rischio, mi prendevano e gettavano dentro le cunette, mi regalavano un pezzo di cioccolata e mi facevano animo.
Altri invece mi regalarono una razione. Io mi rifocillavo e poi proseguivo. Infine giunsi presso la capanna dei miei lacero e stanco, ma con mia ulteriore costernazione la trovai vuota. Non sapevo più a quale Santo votarmi, quando sopraggiunse il cuoco americano della compagnia, ricordo ancora il suo nome, Ernesto, un italoamericano che, con fare paterno, mi consigliò di stare tranquillo, che presto sarebbero venuti mamma e papà, dato che lì c'era da magnà, la legna per il fuoco ecc. E, tanto per farmi distrarre, mi domandò anche come stavano i nonni: io gli raccontai l'incidente. Sapendo che ero solo nei giorni successivi, quest'uomo mi tenne quasi sempre vicino a sè. Ci vollero altri cinque o sei giorni prima che i miei ritornassero, perché da Nettuno avevano cominciato ad evacuare la popolazione. Noi fummo evacuati da lì per ultimi. Passata Pasqua, fummo caricati e portati a Santa Teresa da dove il giorno seguente, fummo imbarcati direttamente sulla nave Liberty con il camion: destinazione, Napoli. Passammo davanti all'isola di Ponza che è sulla rotta per Napoli. |