Tra l'Acciarella e lo Spinaceto avevo costruito un piccolo ricovero per me e per mia moglie, e l'avevo ricoperto con tavole, terra e fogliame.
Un giorno, in un bombardamento, buttarono quelle grosse bombe che contenevano a loro volta altre piccole bombe esplodenti. I1 grosso contenitore, era finito sul tetto della c2 panna dove dormivamo: aveva la forma di un proiettile gi gante tagliato per lungo e, quella mattina uscendo ce lo ritrovammo proprio sul tetto, messo di taglio, come se fosse intero. In realtà era cavo e vuoto. Le bombette erano cadute tutt'intorno, esplodendo qua e là: to to to to to. Una c queste trapassò la pancia della somara di mio fratello. Questa povera bestia si trascinò, ferita, fino alla porta della capanna del padrone, dove morì dissanguata. Nella lunga agonia il sangue fuoriusciva da tutte e due i fori. Sembrava una pompa i funzione, sfiatava dappertutto. Ero rintanato con mia mogli nel ricovero, quando sentii un po' di terra come soffiata i bocca; lì per lì non feci molto caso alla cosa ma, la mattina uscendo, vidi sulla leggera copertura del mio ricovero un bombetta con le alette aperte, che aveva praticato un bel foro proprio in direzione della mia testa. Più tardi, uscii per andare a caccia di qualche pavoncella quando, lungo il per corso, m'imbattei in qualcuna di quelle bombette con le alette ancora chiuse, verso l'alto. Mi diressi allora verso il vicino casale per avvisare un ufficiale che, subito, intervenne inviando un artificiere, perché facesse brillare tutti quei proiettili inesplosi.
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