Al momento della reazione ci armammo un pò tutti, io rimediai da un camorrista calabrese, che aggiustava le armi, una grossa pistola belga. Nel darmela mi disse: Dottò, questa a cento metri fa secco un tedesco!
Ricordo che il giorno seguente arrivò a Nettuno la divisione Goering, quelli con la camicia nera, che facevano paura solo a guardarli.
'resi la pistola e la gettai in un cortiletto, in mezzo ai rifiuti.
Stavo rintanato in camera di mia sorella, che stava poco bene, quando udii svariate raffiche di mitra. Mi dissi che stavano uccidendo tutti. Feci per accostarmi alla finestra e chiesi ad un ragazzino che stava succedendo. Mi rispose che i tedeschi stavano verso mare a sparare sui piccioni. La sera avanti quando udii bussar al portone di casa, m'affacciai e mi sentii chiedere da alcuni tedeschi: Via dei Latini n. 25, scesi e li accompagnai. Quando arrivai, m'accorsi che era proprio la casa di Ennio, l'amico mio. Rimasi allibito. Non sapevo più che pesci pigliare. Comunque era troppo tardi. Per fortuna tutta la famiglia era già sfollata. Avevano ricevuto una soffiata che nella grotta, sotto una botola, erano state occultate una certa quantità di bottiglie di liquore ed andavano a prendersele. Erano quelle del Bar delle Sirene di Carlo R., detto Braciola, e Umberto P. Fecero per ripartire a bottino effettuato quando chiesi di essere riaccompagnato dove m'avevano preso, per tema che la sentinella della piazza, vedendomi rincasare a quell'ora di sera, mi scambiasse per un sabotatore.
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