Abitavamo a Cretarossa, vicino al Poligono, e noi ragazzi giocavamo sempre per la strada. Allora la zona era quasi tutta campagna, cosparsa quà e là da casette e molte baracche. Quella mattina dopo l'armistizio, coi compagni di giuochi, fummo attirati da un trambusto insolito. Tutt'intorno alla cunetta della recinzione del Poligono c'erano tanti tedeschi, tutti armati, che aspettavano l'uscita dei nostri soldati che, incolonnati, si avviavano verso Nettuno. Man mano che uscivano gli si affiancavano i tedeschi. Saranno state le nove circa. Mia madre mi chiamò più volte da casa ma io mi limitavo a darle una voce, perché desideravo stare a curiosare, quello che mi rimase impresso, però, fu quando, da quella lunga coda di soldati, alcuni cominciarono a scappare. I tedeschi aprirono il fuoco su di loro, ma non ne presero nessuno. Più tardi, passato il pericolo, i fuggiaschi si riaffacciarono guardinghi presso le abitazioni per rimediare qualche indumento borghese da indossare. Ricordo che anche mia madre diede due paia di calzoni e una camicia.
Casamatta mimetizzata sulla Marciaronda
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