Ero soldato di sanità presso l'Ospedale Climatico Militare di Anzio, infermiere addetto alla sala operatoria, e quel nove settembre, verso le dieci, cominciarono a giungere voci che i tedeschi avevano occupato la caserma Piave e disciolto l'esercito. Ad Anzio si combatteva. Il colonnello De Paolis, direttore dell'Ospedale, ci convocò subito insieme con i medici e ci pregò di rimanere per il buon funzionamento dei servizi: eravamo in pochi ma indispensabili. Infatti, non passò molto che ci chiamarono per soccorrere i feriti. Uscivamo a raccogliere i morti e soccorrere i feriti con carrettini a mano, muniti di bandiera bianca con personale civile e militare.
Quando s'accorsero che mi univo a questi, mi fu categoricamente proibito in quanto, dissero, ero più necessario in ospedale. Vi rimasi fino al 18 settembre, quando avvenne il bombardamento.
Ricordo benissimo un certo cap. maggiore Rossi romano che fu ricoverato per una pallottola al polmone destro. raccontò poi come era rimasto ferito: dalla postazione del cannone del porto, davanti al bar, erano riusciti a debellare la mitraglia sul campanile della chiesa con l'ausilio del riattivato cannone privo del percussore |