Eravamo tre ragazzi che, durante lo sbarco, avevano trovato da lavorare per gli americani. Mentre un giorno stavamo sgombrando alcuni uffici del Comando della caserma Piave, fummo testimoni di un fatto veramente unico ed inspiegabile. Saranno state le dieci del mattino quando, all'improvviso, udimmo un frastornante crepitìo di fuoco antiaereo che ci fece uscire sul balcone per individuare che cosa lo provocasse. Era un solo caccia bombardiere tedesco che, sceso in picchiata da altissima quota, intendeva bombardare 1e navi in rada nel mare di Nettuno. Arrivato in prossimità dell'imponente sbarramento antiaereo navale, con una peripezia fulminea cabrava per risalire sempre in verticale, raggiungendo le nuvole dopo alcuni minuti, squarciando la cortina, ridiscendeva per ripetere l'operazione. Le batterie contraeree entravano contemporaneamente in azione, trasformando il cielo terso in una calotta rossa per il fuoco tracciante, ma, a causa della singolare bravura del pilota nell'offrire poco bersaglio, quelle erano inefficienti.
Alla terza uscita come se fossero state tutte d'accordo, le batterie tacquero; il caccia bombardiere fece di nuovo la sua azione sempre più ardita e, a metà risalita si udì un colpo solamente che centrò in pieno il velivolo disintegrandolo e facendolo precipitare in mare in una spirale di fumo nero. Ancora mi chiedo se fu un colpo ben centrato a farlo cadere oppure l'esplosione interna del serbatoio del carburante. |