Rifocillammo tre giovani soldati inglesi, quasi della mia età. Che fossero affamati era evidente, che fossero dispersi un po' meno credibile, tuttavia, per la loro giovanissima età, ci fecero tenerezza. Poiché c'era sempre gente che non si faceva i fatti propri, a seguito d'una spiata, accerchiarono la vigna dove noi stavamo, a Torre del Monumento, ed arrestarono i due fratelli P. e me.
Ci condussero presso la Villetta in Via Romana dove risiedeva il comando e, mentre mostravamo i documenti, il capitano inglese prese in mano il mio portafogli dove, fra l'altro, c'era una fotografia del mio amico A.R. in divisa da giovane fascista: vedendo al collo della giacca i fascetti, le cose si complicarono subito. Per giunta avevano trovato sotto una tenda della balestite, dei libri in tedesco ed una radio a galena. I1 capitano, maggiormente insospettito, ci trattenne presso il comando dei Carabinieri ubicato nello scantinato dell'edificio delle Monache del Sole. Quando ogni giorno veniva ad interrogarci; e noi ci sentivamo ripetere le stesse domande, e davamo le stesse risposte, ci portava sempre sigarette, asciugatoi e viveri in scatola. Per fortuna, conobbi un brigadiere dei Carabinieri di Thiesi compaesano di mio padre, del quale divenni amico, e che intervenne più volte a dissipare l'assurda accusa che c'incriminava. Incaricato di sorvegliarci a vista, quando seppe da me che avevo intenzione di scappare, stavamo lì già da oltre due settimane, mi dissuase in ogni modo. Ed, infine, chiamandomi paternamente, mi disse, quasi piangente, di non farlo perché sarebbe stato costretto a fare quello che non voleva fare, mi supplicò e s'impegnò di interessare il sindaco, da poco nominato dagli Alleati, per dipanare l'equivoco. Infatti non passarono due giorni che don Steno Borghese, informato della faccenda, venne a prelevarci insieme col maggiore della M.P. e ci condusse presso la vigna dov'erano i nostri familiari. Il Capo della M.P. capì subito, dall'atteggiamento delle nostre famiglie, l'assurdità della incriminazione. Per giunta il principe parlottò in americano col maggiore, discussero un po', quindi il comandante redarguì davanti alle nostre famiglie il capitano e ci lasciò liberi all'istante.
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