Facevo servizio al Bandierone con un drappello di soldati, provvedevamo a dirottare su altre strade i veicoli ed i passanti da zone sotto la linea di tiro e quella sera, rientrando sul 18 BL alla caserma Donati, udimmo davanti alla trattoria di Pizzotto, la comunicazione dell'avvenuto armistizio. Era il giornale radio delle 20.
Proseguii per la caserma, dove mi confermarono la notizia già intesa, e me ne andai a casa. Ero sposato e dormivo fuori. La mattina successiva mi recai in caserma, alle sette in punto, e all'adunata ci comunicarono ch'eravamo tutti consegnati e che dovevamo prepararci a difenderci dai tedeschi che di lì a poco sarebbero venuti ad attaccarci.
Presi quindici uomini armati, salii sulle terrazze degli alloggi sottufficiali e ci appostammo. Più tardi arrivò un contrordine: dovevamo desistere ed arrenderci perché i tedeschi avevano piazzato un cannone anticarro puntato sul comando. II colonnello Toscano stava in stato d'assedio presso il presidio e con lui, altri ufficiali superiori. Dovevamo accatastare tutte le armi nel piazzale della caserma ed andarcene. Alcuni di noi, dopo aver deposto le armi, passò per il magazzino viveri per prelevare il necessario per il viaggio che dovevano affrontare e in meno di due ore la caserma si vuotò. Cominciarono subito da parte dei civili i saccheggi ai magazzini ben forniti. |