Alla metà di giugno il Rgt. Scuola d'Art. di stanza a Nettuno fu destinato alla difesa di copertura costiera del XVII C. d'Armata.
L'eventualità di uno sbarco anglo-americano sul nostro litorale, dopo quello di Salerno, incombeva. All'uopo, allestimmo celermente la difesa dei punti strategici lungo la spiaggia o la costa, con la costruzione di casematte per i cannoni di dotazione quando l'armistizio, con la sua laconica comunicazione radio, ci colse di sorpresa e, quel ch'è peggio, impreparati. I nostri comandi superiori rimasero allibiti, noi militari invece esultammo solamente per la cessazione delle ostilità e per il ritorno a casa.
Non considerammo affatto la presenza del presidio mitare tedesco, ex alleato, ben armato ed equipaggiato, che non avrebbe digerito la cosa.Come già accennato i nostri comandi emanarono una sequela di ordini e contrordini che accelerarono la fine miseranda dell'esercito italiano. Gli ufficiali arrestati e deportati e l'esercito disarmato e disciolto.
Prima però di realizzarsi tutto questo ci furono tre giornate memorabili vissute e sofferte dai militari e dalla popolazione che scrissero col sangue pagine gloriose, con azioni improvvide e spontanee di resistenza, prima della capitolazione al nemico.
La mattina del 9 fummo tutti consegnati nelle caserme ad aspettare ordini superiori che non arrivarono. I tedeschi anziché partire, scorrazzarono da padroni su Nettuno ed Anzio. Una lunga giornata nervosa ed estenuante. Difatti nella mattinata cominciò subito la guerriglia per disarmarci a vicenda.
La lotta f u dura ma, soprattutto, impari. Noi col moschetto 1891 e munizioni contate, loro con machine-pistolen, mauser automatici, bombe e munizioni a volontà. |