Piazza Oberdan dove era il negozio della "Sora Maria" |
Quando quella sera la radio annunciò l'armistizio, io mi trovavo a Piazza Colonna, davanti a Brigida, dove ora c'è Milena la pescivendola. Abitavo lì a fianco e nella piazzetta si generò subito una gran festa. La guerra era finita! Un grande sollievo per le madri, le mogli, le sorelle che di colpo videro cessati i loro incubi per i parenti lontani.
Ma, quando il 9 mattina ci alzammo con la convinzione che la guerra fosse ormai finita trovammo delle amare sorprese.
Saranno state le otto quando vidi più di qualche ufficiale transitare per la piazza per recarsi al Comando o in caserma, col solito cinturone e beretta d'ordinanza ed essere fermato
e disarmato dai tedeschi che già controllavano la situazione. Vederli rendere bonariamente le armi, senza fare storie, fu per me, tornato da poco dal fronte, un assurdo. Del resto, considerai, anche che, presi alla sprovvista, vedendo puntare il mitra addosso e guardandosi intorno in quella gelida situazione, c'era poco o nulla da fare.
Tutti avrebbero trovato difficoltà di azione in quel caos.
I tedeschi, intanto, andavano e venivano già con sufficiente padronanza, quando un loro camion, recatosi al negozio alimentare della sora Maria O., al largo Oberdan, fece razzia. Prelevarono casse di pasta, sacchi di riso, farina, conserve ed altro e, alla richiesta del pagamento della merce, le fu risposto dai tedeschi: " PAGA BADOGLIO ! " Il nipote della proprietaria G.O., informato del saccheggio subito, insorse e incitò i paesani a reagire: fu proprio questo che fece scattare la molla della reazione nettunese. I1 giorno dopo, con due o tre colpi di cannoncino, avevano costretto a scendere gli ufficiali del Presidio, deportandoli.
In quel periodo eravamo in tanti militari a trovarci in licenza, Mario, Angelo, Poppetto, Gazzone Antonio, che, uniti ad altri più vecchi di noi come P.R., P.N., C.C., L.C. e Piazza G. Oberdan dove era il negozio della " Sora Maria ".molti altri nettunesi s'improvvisarono combattenti imraccian- do le armi al nostro fianco.
Erano le prime ore del pomeriggio quando, in massa, ci recammo presso la caserma Donati, già abbandonata dai mi- litari, e ci armammo come potemmo. Altri, invece, preferirono prendere casse di conserve, pasta, formaggi ed altro.
Tra le armi pure una Breda 37 che nessuno voleva: poiché la conoscevo perfettamente, per averla usata più volte, assunsi io il compito di farla funzionare. M'accorsi presto che detta arma aveva un difetto al trascinamento del pettine, per cui il giovane A.S. si offrì di stare al mio fianco per poter sospingere il caricatore durante il fuoco, ed evitare l'inceppamento. Ci piazzammo un pò allo scoperto, pressappoco sul limitare del marciapiedi antistante i gabinetti pubblici lungo Via Durand de la Penne, allora trasformati in ricoveri antiaerei.
Nel provare l'arma verso il cielo, la raffica incidentalmente andò a troncare la linea aerea del filobus; il cavo di rame rimase penzoloni per parecchi giorni.
Gli altri, con fucili, moschetti e bombe a mano si appostarono per le varie terrazze e balconi dei fabbricati della piazza.
La motosidecar |
La motosidecar, con mitragliatrice istallata, mezzo molto usato dai tedeschi
Ad un certo momento passò a tutta velocità una moto- cicletta col sidecar che proveniva dal Sangallo, dove era stata già presa a bersaglio sbandando paurosamente sul marciapiedi
del Comando, davanti il caffè della Posta, attraversò la piazza e svoltò, sempre a tutta velocità, dopo il Municipio per il Viale della Stazione. Seppi dopo che fu bloccata in fondo a Via Vittorio Veneto ribaltando sulla pesa della distilleria Lom- bardi. Un tedesco morì e l'altro fuggì a piedi per la campagna, nell'oliveto di Brovelli. La motocarrozzetta fu occultata dietro la porta di una grotta in fondo alle scale. La circolazione dei tedeschi si fece molto più rara.
Il giorno seguente venne il commissario di P..S. ed un par- lamentare tedesco che col megafono, davanti a Valeri, esortò alla resa, perché ad Anzio Colonia era arrivata una divisione corazzata e che con quei quattro fucili che avevamo non po- tevamo fare niente. |