Quarantacinque anni sono passati dallo sbarco alleato sulle spiagge di Anzio e Nettuno. La testa di sbarco durò dal 22 gennaio al 26 maggio 1944, e penso che la maggior parte di noi che combattemmo là non avrebbe voluto più tornarci. Uno strano impulso spinge però a rivisitare i luoghi della battaglia: non per rivivere i ricordi, ma come per placarsi di fronte alla morte. E certo c'è bisogno di soffermarsi presso le tombe dei compagni che riposano nei cimiteri. Noi invecchiamo, loro non invecchieranno. Nei nostri pensieri, e nei pensieri di quei visitatori che guardano al di sopra delle lapidi incise e curate, ognuna con il nome e il grado, i giovani sepolti lì sotto sono sempre giovani. I cimiteri di guerra, ora sparsi in tutto il mondo, sono - o dovrebbero essere - mute suppliche di tolleranza e perdono.
Mi capita spesso di tornare ad Anzio e Nettuno, dove ho molti amici. I campi di battaglia di una volta sono interamente cambiati, ed è bene così. Adesso posso anche ricordare alcuni momenti belli di quei mesi del 1944. Le città gemelle sono diventate posti fiorenti, posti da godersi. Le ferite si sono rimarginate. Suppongo che la metà degli abitanti non abbia mai conosciuto la guerra.
Il settore inglese si trovava a nord-ovest, e quindi per gli inglesi la testa di sbarco era sinonimo di Anzio. In effetti, tutta l'operazione venne in seguito conosciuta come la testa di sbarco di Anzio, in primo luogo - presumibilmente - per il fatto che Anzio disponeva del porto. Il settore americano era a sud, e perciò ai veterani americani la testa di sbarco significherà sempre Nettuno, oltre che Anzio.
Nella storia della campagna d'Italia, Nettuno è stata relegata nell'ombra. È giusto e opportuno che Francesco Rossi e Silvano Casaldi mettano la storia a posto. Anche la popolazione di Nettuno soffrì enormemente, e questo non deve essere ignorato nel mondo. Il racconto della guerra, in questo libro, è stato illuminato e impreziosito anche dalle testimonianze di chi l'ha o subita e da atti di coraggio, alcuni dei quali eccezionali.
Francesco Rossi e Silvano Casaldi hanno studiato l'avvenimento a fondo e letto molto. Sono stati inoltre capaci, tramite interviste, di produrre materiale nuovo di considerevole interesse per gli storici. Hanno tratto le loro conclusioni sulla strategia degli alleati e sui caratteri dei capi politici e militari. Qualsiasi opinione circa i perché e i per come della testa di sbarco, e del modo in cui l'operazione venne condotta, da alito alla polemica. Alcuni lettori saranno d'accordo, altri dissentiranno. Tutti, però, non potranno che riconoscere la profonda sensibilità degli autori, il loro impegno e soprattutto il loro attaccamento alla gente di Nettuno.
Infine, questo libro è un originale, nel senso che è internazionale, con il testo italiano e inglese fianco a fianco. Come tale è doppiamente bene accetto.
RALEIGH TREVELYAIM
Scrittore e storico inglese. |