Presidio Militare
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Dov'erano e come vivevano i nettunesi? Per chi voglia avvicinarli e conoscere adesso la loro storia, prima che gli americani vengano su dalla spiaggia, il quadro si fa confuso e non ha più i colori del mare. Sullo sfondo, le macerie dell'Italia dell'8 settembre, abbandonata a se stessa; e qui, davanti a noi, la luce irreale, livida, del paese deserto. Il Borgo medievale, la Marciaronda, i tamarischi del lungomare, la facciata del palazzo comunale con la torretta, l'orologio e gli stemmi sotto il cornicione, via Romana, il caffè della Posta e, più avanti, il castello Sangallo, non avevano che l'aspetto scheletrico di Torre Astura, paralizzata per sempre.
Dal giorno dell'occupazione, i tedeschi si erano piazzati con il loro comando nel vecchio edificio del presidio militare in piazza Mazzini (che, in attesa di restauri, è divenuto da meno d'un anno la sede della Pro Loco, di varie scuole di musica, delle associazioni sportive di baseball e calcio: spesso utilizzato per i convegni culturali e soprattutto le mostre d'arte, che non trascurano la pittura naì'f e la scultura, dovrebbe accogliere anche il circolo del bridge e degli scacchi).
L'ingresso
del Poligono |
Finito di costruire intorno al 1902, il palazzo del presidio era sempre stato l'alloggio degli ufficiali della scuola italiana d'artiglieria, che tutt'oggi continua le sue esercitazioni nell'antichissimo poligono di tiro, al di là del grattacielo di Scacciapensieri.
È anzi arrivato il centenario del poligono, nato precisamente il 1° luglio del 1888. Anche con la pace non gli sono mancati i grattacapi, giacché è stato motivo di manifestazioni pacifiste e rivendicazioni che miravano ad aprire al pubblico la costa chiusa dalla recinzione militare. Le cose sono però rimaste com'erano. La residenza degli ufficiali è stata trasferita all'interno del poligono, e Nettuno si è dovuta abituare a convivere con i botti degli artiglieri, che non l'aiutano a scordare le cannonate dello sbarco, mentre tremano i vetri delle case. È però giusto che si tenga conto dell'interesse delle molte famiglie che traggono il loro sostentamento dal lavoro nel poligono; e forse è pure il momento d'ammettere che, senza lo sbarramento militare, difficilmente si riuscirebbe a preservare dall'avanzata del cemento quel limpido tratto di mare che, da Cretarossa a Valmontorio, ci fa sentire tanti Robinson Crusoe appena il poligono smette di sparare e non vieta alle nostre barche l'accesso al suo piccolo paradiso terrestre. |