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QUEI GIORNI
A NETTUNO

22 GENNAIO - 26 MAGGIO

di
FRANCESCO ROSSI
SILVANO CASALDI

Edizioni Abete

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30 - LA CHIROMANTE


Si chiamavano Chiara, Mimma, Rosetta, Rina, Adelaide, Natalina. La loro avventura non è stata ignorata dal prof. Rondoni, che le ha riservato tre pagine del suo libro. Una descrizione essenziale, scarna, come un documentario. "Si salvarono - ha ripetuto a noi - per un vero miracolo. Erano delle madri di famiglia, già avanti con gli anni. Adesso, sono morte tutte, meno Natalina".
Siamo andati a trovarla, ed è stata la scoperta d'un personaggio fuori del comune, nato probabilmente in quella lurida prigione in cui, assieme alle amiche, trascorse quattro giorni da condannata a morte. Il personaggio, Natalina Grattoni per l'anagrafe, anno di nascita 1904, è meglio conosciuto come la chiromante Lina o Lina la chiromante. Le doti dell'indovina, le ha sempre avute. Anche da giovane o da dilettante, quand'era la cassiera del Grand'ltalia in via Romana (poi cinema Capitol), non perse l'occasione di esibire la sue virtù. A 84 anni, dev'essersi più che specializzata, a giudicare dalla clientela, in prevalenza femminile, che ogni giorno fa la coda alla sua porta.
Vive praticamente da sola, in una delle prime case di via Lombardia, sebbene si avvalga dell'assistenza d'una dama di compagnia nelle ore - dalle quattro del pomeriggio alle sei - in cui riceve. Dobbiamo dire che, vista da noi per un attimo, mezza sorda, mezza cieca, attraverso lo spiraglio della porta, ce l'aveva proprio l'aria di ritirarsi con i suoi fantasmi, assorta in qualcosa che nessun altro può sentire e vedere. Però, se è in grado di predire il futuro, non ha più voglia di ricordare il passato. Ci ha liquidato in fretta: "Sì, sì: furono gli americani a liberarmi. Perché riparlarne? Rivolgetevi, se volete, a Rondoni".
La storia di Chiara, Mimma, Rosetta, Pina, Adelaide e Natalina ebbe dunque inizio il 17 gennaio, quando alla Campana erano finiti i viveri. Valeva la pena di sfidare l'ordine di fucilazione, per non morire di fame. Presero il treno per Roma, e qualcosa rimediarono alla borsa nera di piazza Vittorio. Al ritorno, bloccate da un'incursione aerea alla stazione di Campoleone e costrette a darsela a gambe, non poterono più farla franca. Le SS le beccarono a Campo di Carne.
"Kaputt", fu la sentenza. Nella prigione, si trovavano già legati altre donne e dei ragazzi. I tedeschi aspettavano la sera per sceglierne tre per volta (due ragazzi e una donna, due donne e un ragazzo e via di seguito). Di ogni trio, non restava, poco dopo, che il rimbombo delle scariche al muro della morte.




OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
"100 LIBRI PER NETTUNO"
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