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QUEI GIORNI
A NETTUNO

22 GENNAIO - 26 MAGGIO

di
FRANCESCO ROSSI
SILVANO CASALDI

Edizioni Abete

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05 - IL SI DELLA CASA BIANCA



Franklin D. Roosevelt

In seguito Alexander, consultati Clark e il generale Robertson, addetto alle vettovaglie, decise per una divisione americana e una britannica. Restava lo scoglio della raccolta dei mezzi da sbarco, che venivano già radunati in Atlantico per la preparazione dell'assalto alla costa francese. Churchill proponeva, ma era Roosevelt a disporre. Avrebbe concesso che gli indispensabili mezzi da sbarco - quegli enormi vagoni galleggianti, capaci di riempirsi il ventre di carri armati pesantissimi, interi battaglioni di fanteria e scaricarli in fretta a terra con i porcelloni abbassati di prua - rimanessero ancora per un po' nel Mediterraneo, anche a costo di ritardare l'operazione nella Manica?
Churchill non era tranquillo. Ha ammesso d'aver provato sorpresa, oltre che gioia, nel leggere la risposta del presidente degli Stati Uniti. Era un telegramma, con la data del 28 dicembre 1943. Le prime parole non lasciavano più dubbi: "Acconsento al rinvio della partenza dei 56 mezzi da sbarco destinati all'Overlord, allo scopo di permettere l'operazione di Anzio per il 20 gennaio...".
Per entrare nell'animo di Churchill, va citata anche quella che nel suo libro di memorie è stata da lui definita la morale dell'opera: "In guerra: decisione. Nella disfatta: fermezza. Nella vittoria: magnanimità. Nella pace: buona volontà". Questi sentimenti non escludevano tuttavia un pizzico di compiacimento personale nello stratega che, non dimentichiamolo, era stato addestrato alle battaglie navali nel collegio di Sandhurst.
Non perse tempo a esprimere il suo entusiasmo a Roosevelt: "Ringrazio il cielo per la vostra magnifica decisione, che ci impegna ancora una volta in una grande impresa nel più perfetto accordo". Era sicuro d'avercela fatta e, quando poi fu dato il via alle navi dello sbarco, si lasciò forse andare al gesto dei tifosi di calcio che, al momento del tiro in porta, già gridano al gol. Nella giornata del 21 gennaio, cioè prima che i rangers fossero alla riviera Zanardelli e in via Gramsci, aveva telegrafato a Stalin: "Abbiamo lanciato contro le forze tedesche che difendono Roma la grande offensiva di cui vi accennai a Teheran. Le condizioni meteorologiche sembrano favorevoli. Spero di potervi comunicare presto buone notizie".
Non aveva torto Churchill. Finora le aveva azzeccate tutte, e poteva maggiormente esultare per il fatto d'aver mandato il nemico fuori strada. Quella notte, prima ch'entrasse in azione la nave lanciarazzi, tutti i tedeschi dormivano tra due guanciali. "Pareva impossibile - riferì il corrispondente della BBC di Londra - che il nemico non sapesse ancora che un'intera flotta - incrociatori, cacciatorpediniere, trasporti, spazzamine, mezzi da sbarco di ogni forma e dimensione - fosse ferma in silenzio, tre soli chilometri al largo".


V. Thomas

Allo stesso corrispondente, che era il gallese Wynford Vaughan-Thomas, autore del libro più letto dagli anziati e dai nettunesi, arrivò l'ordine di sbarcare. Era tranquillo. Prima di lui, diverse ondate di battaglioni d'assalto avevano toccato terra. Davanti ad Anzio - Nettuno, soprattutto i rangers e i paracadutisti erano stati snervati dall'attesa sulle chiatte da sbarco, nelle quali vennero scanditi i trenta minuti che mancavano all'ora zero, ossia le due. La notte piena di stelle, con il mare accarezzato dalla brezza, doveva essere di quelle che invitano alla pesca delle mormore, quando si può seguire dal Belvedere il raduno delle barche che, cullandosi al largo, mollano le lenze sul fondo.
Il dondolio delle chiatte fu piuttosto un fremito: dovuto alla tensione degli uomini, le cui angosce si riassumevano nel ricordo di Salerno, dove i tedeschi li avevano accolti con una grandine di granate, e le vittime furono tante. Stavolta poterono riversarsi sulla spiaggia (quella "gialla", nella mappa dei rangers e dei para, tra Anzio e Nettuno, con a destra la "verde" e la "rossa", ovvero i punti di sbarco della fanteria di Truscott), e nemmeno un colpo era stato sparato. Che i tedeschi avessero adottato la tattica dei giapponesi, che facevano venire dentro la prima ondata e poi aprivano il fuoco?




OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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