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QUEI GIORNI
A NETTUNO

22 GENNAIO - 26 MAGGIO

di
FRANCESCO ROSSI
SILVANO CASALDI

Edizioni Abete

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40 - NETTUNO DEL NEW JERSEY



Il colonnello Tuker

A discarico di Clark può essere citato un altro della schiera di amici che i nettunesi, come un compenso d'umanità che mitigasse le loro ferite, hanno ricevuto dalla guerra: Louis A. Hauptfleisch, allora primo tenente, in seguito capitano e aiutante del colonnello Reuben H. Tucker che comandò il 504° reggimento a Salerno, a Nettuno, in Germania. Louis, oriundo dell'lllinois, ha messo le radici in un paesino del New Jersey, bagnato dal Passale e tuttavia dotato d'un nome d'alta quota: Summit. "Il bello del New Jersey - dice - è una cittadina che voi nettunesi dovreste conoscere. Si chiama Nettuno, proprio come la vostra Nettuno, anche se si scrive Neptune. C'è nato Jack Nicholson, l'attore. Per noi del 504°, tuttavia, Neptune ha un'altra importanza".
Louis ha compiuto 70 anni. Lasciato l'esercito nel 1945, alla vigilia di Natale, è stato dietro uno sportello di banca fino al 1983. Con la pensione, non gli manca più il tempo per dedicarsi all'archivio storico e alle pubblicazioni del reggimento (che, appartenente alla 82a divisione aviotrasportata, ha sede a Fort Bragg, nella Carolina del nord). Nel suo diario di guerra spiccano due date: quella del 13 settembre del '43, relativa al lancio di Salerno, quattro giorni dopo lo sbarco di Clark, e quella del 17 settembre, un anno più tardi, quando lui e i suoi compagni vennero paracadutati in Olanda, negli sviluppi dell'Overlord.
- Perché a Nettuno (è la prima domanda dell'intervista che ci ha rilasciato per telefono: 001/201/2734258) Clark decise all'ultimo minuto, come è stato precisato da Wilson, che il 504° non si levasse da terra?
"A noi non è mai risultato che il 22 gennaio dovessimo essere paracadutati. Un'operazione del genere non s'improvvisa. Non dimenticate che
siamo sempre stati un semplice reggimento di fanteria".
- Che vuoi dire?
"Vuoi dire qualcosa di diverso dai reparti scelti di para, che dispongono di autentici atleti e armi speciali. Per quello che aveva in mente Churchill, erano indispensabili giorni e giorni di addestramento e un equipaggiamento adatto all'impresa. Invece, senza più sottoporci a un'esercitazione di lancio, il comando della quinta armata lasciò che trascorressimo tranquillamente il nostro periodo di riposo a Pozzuoli, dove eravamo alloggiati dalla metà di dicembre, dopo aver combattuto a Salerno, Napoli e quindi a Venafro, tra Isernia e Cassino".
- Quanti eravate? Il vostro reggimento, se paracadutato, avrebbe potuto capovolgere la situazione?
"C'era per noi la possibilità d'un buon lavoro, e avremmo reso più difficile il recupero ai tedeschi; ma, di qui alla durevole conquista dei colli Albani, per non parlare della liberazione di Roma, ce ne corre. Eravamo non più di duemila, divisi in tre battaglioni. Un altro elemento di raffronto è che, prima dello sbarco in Normandia, nella notte tra il 5 e il 6 giugno, vennero lanciate tre divisioni di paracadutisti".
- Con voi c'era pure un altro battaglione di para, il 509°.
"Non faceva parte della nostra divisione. Proveniva da Avellino e lo comandava il tenente colonnello William P. Yarborough. Indipendente, autonomo, come tutti i reparti speciali, era stato affiancato ai rangers per la prima ondata di sbarco".
- Sia a Salerno che in Olanda, siete stati lanciati a sbarco avvenuto. Non si poteva fare altrettanto, da noi?
"Con le forze e i mezzi mobilitati a Napoli, il lancio non era possibile, né prima né dopo. Si sarebbe dovuto effettuarlo alcune ore prima, come in Normandia. Il che avrebbe comportato uno spostamento d'orario e quindi complicazioni per la flotta: la quale, più dei para, aveva bisogno della notte per non essere scoperta. Da Napoli ad Anzio, non è l'attraversamento della Manica. Eppoi - il particolare continuamente trascurato - non c'erano aeroplani a sufficienza per il trasporto del reggimento (che avrebbe dovuto essere accompagnato da almeno cinquanta alianti carichi di automezzi e cannoni anticarro) e nemmeno c'era, nelle vicinanze, un aeroporto adatto all'operazione. Ci si poteva forse arrangiare con quello di Foggia: ma gli apparecchi, ripeto, non bastavano".
Se ne deve tener conto. Trevelyan, per esempio, abbastanza critico con i generali alleati, è tuttavia tra quelli che hanno dato evidenza ai discorsi degli avvocati difensori: "Le ragioni addotte a giustificazione della cancellazione del lancio furono parecchie, inclusa una imputata al generale Penney, secondo il quale, dovendo il lancio avvenire nei pressi del cavalcavia di Campo di Carne, nel settore inglese, ci sarebbe stato il rischio d'un abbaglio: di prendere cioè per tedeschi gli elmetti e le uniformi americani".




OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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