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QUEI GIORNI
A NETTUNO

22 GENNAIO - 26 MAGGIO

di
FRANCESCO ROSSI
SILVANO CASALDI

Edizioni Abete

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24 - UNA MOTO E LE JEEP



A voler evidenziare, senza tanti discorsi, il fattore sorpresa che ha caratterizzato lo sbarco del 22 gennaio 1944, ecco due casi (sulla autenticità del primo, non si può tuttavia mettere la mano sul fuoco, anche se in qualche modo gli storici gli hanno dato un posto nei loro libri). È tedesco, e si basa su una moto col sidecar: forse una BMW, quella con i cilindri sporgenti, oppure una DKW. Su questa moto, non più tardi delle due e mezza di notte, appena scoprì che non si trattava della solita buriana, saltò un caporale del genio, e via come un razzo per la Nettunense.
C'è, per gli increduli, la parola d'onore d'un ufficiale: il tenente Heuritsch, assegnato a un reggimento di stanza a Sezze. Ha raccontato che, in viaggio da Roma, la sua macchina è stata costretta ad arrestarsi sulla strada di Albano dalla brusca frenata della motocicletta del caporale. Appresa da lui la triste novella, il tenente Heuritsch trovò in un baleno il modo di mettersi in contatto con Kesselring e avvisarlo. Il che, se non si avesse sul tavolo il telefono, la radio, e mettiamoci pure la nostra televisione, si potrebbe prendere per oro colato. Sembra però inverosimile che, ridotta ai minimi termini e immersa nel sonno, la guarnigione di Nettuno non si fosse nemmeno svegliata per far scattare l'allarme con un SOS via cavo o via etere. La storia non di rado si nutre di leggende, e questa del motociclista tedesco, seppure con scopi e uno stato d'animo differenti, può essere accostata alla corsa Maratona-Atene del podista Filippide.
Veniamo al secondo caso. Un giornalista-storico come Arrigo Petacco che, negli archivi e tra i documenti della guerra, ci ha messo le mani col gusto per lo scoop, è stato tra i primi ad avvalorare un episodio troppo presto messo via come una favola dei combattenti di Nettuno. Se ne è servito per dare risalto all'inazione del generale Lucas e delle truppe appena sbarcate: "Gli alleati, se avessero voluto - scrisse in una rievocazione del 1979 - avrebbero potuto arrivare nella capitale in poche ore: come infatti ci arrivò un incauto giornalista americano a bordo di una jeep".
Non era una favola, né un'americanata. Il giornalista non si mosse da solo, tanto per fare il cow-boy. La jeep d'un ufficiale della III divisione, con il suo autista, e altre due jeep, nelle quali avevano preso posto otto o dieci guastatori (e tra questi, anche lui in divisa e armato, il corrispondente di guerra), furono protagoniste di quel raid. Ma arrivarono proprio a Roma o poterono solamente ammirarla, per esempio, dall'alto di Cecchina (dove ci si arrampica per Albano) oppure dal bivio delle Frattocchie? Forse la fantasia ha un po' preso la mano a coloro che sostengono che la pattuglia abbia decisamente imboccato la via Appia, fino a sfilare - inosservata - davanti alle sentinelle dell'aeroporto di Ciampino, ormai in stato di all'erta; è comunque provato che, vicino o lontano che fosse il suo osservatorio, vide sorgere il sole (che magari era già sorto, non proprio libero e giocondo) sui colli fatali, sulle prime case e sui resti degli antichi acquedotti romani.
La testimonianza viene da Port Chester, una cittadina a 43 chilometri da New York. Vi è nato e abita, ormai settantenne, ma attivissimo, dedito alla pittura, il soldato che più" d'ogni altro si è fatto voler bene a Nettuno: il sergente John Vita, Giovanni per i nettunesi. Figlio d'italiani (suo padre Giuseppe, calabrese, originario di Scilla, emigrò negli Stati Uniti nel 1905, seguito due anni dopo dalla moglie Rosaria), il nostro Giovanni era già riuscito a farsi largo col proprio talento, prima di arruolarsi per la guerra. La Twentieth Century Fox lo aveva assunto per i cartoni animati. Non era certo Walt Disney; ma, in materia di film, non aveva nulla da imparare, e questo valse a farlo entrare con la cinepresa nella quinta armata e divenire uno dei cocchi del generale Clark. Il quale, non solo allo specchio, aveva molta cura per la sua immagine (come, d'altra parte, sia a Londra che a Washington venne rimproverato agli apprezzatissimi Montgomery e Patton, altrettanto sensibili alle telefoto e ai titoli dei giornali).




OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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