Silvio Piola |
Dopo il carro armato, i nettunesi ebbero il rinforzo d'un piccolo distaccamento di fanteria proveniente da Fogliano. Ma soprattutto li confortò il coraggio d'una parte dei soldati della caserma Piave. I tedeschi avevano indotto alla resa il comandante della caserma, al quale non rimase che radunare i suoi uomini nel cortile. Non tutti obbedirono.
Mentre si spalancava il cancello ai camion dei tedeschi, che già sapevano come disporsi, la mano d'un artigliere arrampicatesi dall'esterno tirò una bomba da sopra un muro, e fu il segnale della ribellione. I tedeschi vennero cacciati. Rifacendo in discesa via Santa Barbara, non poterono per giunta evitare lo scontro con quelli che si erano trincerati al castello Sangallo, e ne ebbero la peggio.
Nettuno era nelle mani dei nettunesi. Sulle barricate, aveva preso posto il più popolare calciatore dell'epoca: Silvio Piola, centravanti della Lazio dal 1934. Anche lui portava le stellette. Ormai trentenne, era stato richiamato alle armi e assegnato, come artigliere, alla caserma Macao di Roma. Aveva tuttavia trovato il tempo per un salto ad Anzio e Nettuno, dove era abituato a dar sfogo alla sua passione per la pesca e la caccia.
Dell'atleta, non è difficile rammentare la vitalità con cui, prossimo ai quarantenni, tornò a indossare la maglia azzurra nel 1952 per la partita che l'Italia pareggiò a Firenze con l'Inghilterra.
Più che il ricordo delle rovesciate e dei suoi gol, ha lasciato tra i nettunesi l'esempio d'un buon italiano che si mischiò a loro per combattere. "Con Piola - è stato ricordato da Mario Trippa "andammo a bordo d'un camioncino alla caserma Piave, dove caricammo armi e viveri che distribuimmo a tutti, e poi ci appostammo con gli altri al forte Sangallo, e riuscimmo a bloccare un torpedone con i tedeschi".
Si trattava pur sempre della resistenza improvvisata d'un paese isolato e inerme, rispetto a una potenza che si era messa l'Europa sotto il tallone. Di quel gesto avevamo però bisogno, come per la riaffermazione di ogni diritto. Dopo aver mostrato di ritirarsi e andarsene verso Campoleone, i tedeschi ritornarono in maggior numero.
Vi fu anche un'incursione di stukas che sganciarono le bombe su viale Mencacci. Le cannonate non risparmiarono i tetti di Nettuno, e soprattutto venne deviata ad Anzio e quindi a villa Borghese e piazza Mazzini una parte della divisione corazzata H. Gòring, che si stava dirigendo a Cassino. |