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QUEI GIORNI
A NETTUNO

22 GENNAIO - 26 MAGGIO

di
FRANCESCO ROSSI
SILVANO CASALDI

Edizioni Abete

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27 - IL SAGGIO SMUTS



Jan Christiaan Smuts

La delusione e le polemiche che si erano accese in Gran Bretagna gli imposero di presentarsi il 22 febbraio alla Camera dei Comuni, esporre i fatti e rispondere alle interrogazioni. All'indomani, il più illuminato degli esponenti del Commonwealth, il glorioso Jan Christiaan Smuts (colui che si era fatto in quattro per la conciliazione degli inglesi con i boeri e che, contro le tesi dei neutralisti, aveva voluto che il Sudafrica facesse la sua parte contro il nazismo), gli telegrafò per complimentarsi per quell'intervento, senza però tacergli le critiche: "Non ho ben compreso la strategia adottata nella testa di ponte di Anzio, strategia che avevo ritenuto mirasse a saldare la testa di ponte con Cassino, nell'intento d'infrangere la resistenza tedesca sui monti del fronte meridionale. È stata invece creata una sacca isolata, priva di connessione col principale fronte...".
Dal punto di vista militare, le osservazioni del vecchio Smuts danno proprio l'idea di centrare il bersaglio. Con le risorse del VI corpo d'armata, forse l'errore fu di aver puntato ai colli Albani, anziché mirare al didietro della linea Gustav. Ma, esulando dalle responsabilità personali, aveva poi del tutto torto il premier a rammaricarsi del fatto che non si fosse tratto dall'incontrastato sbarco lo slancio per impadronirsi dei castelli romani? Il successivo dispiego delle forze tedesche (bastò diramare la parola d'ordine "caso Richard", che era il campanello d'allarme nell'eventualità d'uno sbarco a sud di Roma, per far accorrere le divisioni dal nord d'Italia e anche dalla Francia, dalla Jugoslavia, dalla Germania) ha dimostrato che sarebbe stata segnata la sorte degli uomini di Lucas, se si fossero allontanati dal mare.
Su questo, non aveva dubbi Kesselring. Lo spavento gli passò appena potè mettersi il binocolo agli occhi e osservare dai versanti di monte Cavo, assieme a von Mackensen, il formicolio degli anglo-americani sulla costa. Non ebbe difficoltà a misurarne l'inconsistenza: "Una mezza misura", commentò. Ne ha dovuto convenire, almeno in parte, anche Alexander. Sarebbe stato possibile, si è chiesto dopo la guerra, conservare i collegamenti con Anzio e respingere la controffensiva nemica in un'area che avesse compreso i colli Albani? "Sarebbe stata - ha risposto - un'impresa estremamente difficile".
Senza mezzi termini e senza alcun riguardo per chi la pensava come Churchill, si è invece pronunciato il generale Truscott. Si tratta dell'uomo, ricordiamolo, che il 23 febbraio prese il posto di Lucas in panchina, secondo una delle regole del mondo del calcio, nel quale, se la squadra non riesce a vincere, la colpa non è mai dei dirigenti, ma dell'allenatore. Il quale, oltre a far fagotto, deve spesso assistere alla promozione dell'allenatore in seconda; e questi, alla prima conferenza stampa, di solito esordisce così: "Adesso cambio tutto". Truscott si è comportato diversamente.


L. K. Truscott

Anche lui, come Churchill, come Alexander, come Clark, come Kesselring, come Westphal, non ha trascurato di raccogliere in guerra il materiale per sfornare il suo bravo libro: "Command Missions". Agli effetti della pace - per evitare appunto le imitazioni belliche - sarebbe forse meglio che i protagonisti non parlassero più delle loro imprese, che diventano materia d'insegnamento nelle scuole militari. Questo è però un altro discorso. Truscott, per venire al dunque, gliel'ha cantata chiara: "Tutti gli strateghi di caffè non cesseranno mai di discutere, nell'illusione che ad Anzio ci fosse stata un'occasione mancata, di cui qualche moderno Napoleone avrebbe saputo approfittare per slanciarsi sui colli Albani, gettare lo scompiglio nelle linee di comunicazione tedesche e galoppare fino a Roma. Simili idee rivelano una totale incomprensione del problema militare che si presentava. Noi dovevamo costituire una solida difesa avanzata della testa di ponte, per impedire al nemico di attaccare le spiagge. Se avessimo trascurato questa precauzione, l'artiglieria tedesca e i distaccamenti corazzati operanti sui fianchi avrebbero potuto tagliarci fuori dalla costa, impedendo lo sbarco delle truppe, dei rifornimenti e del materiale".
"L'occasione mancata", e di questo si deve dare atto a Churchill, c'era stata, però. La fotografia di ciò che veramente accadde, l'ha saputa fare Samuel Eliot Morison, lo storico ufficiale della marina statunitense. Nel nono volume della paziente ricostruzione di tutte le operazioni navali della seconda guerra mondiale, la sua sintesi taglia la testa al toro: "Fu l'unica operazione anfibia in cui l'esercito fu incapace di sfruttare rapidamente uno sbarco riuscito in modo perfetto e in cui il nemico riuscì a contenere per un lungo periodo le forze alleate nella testa di ponte. In tutta la guerra, niente si può paragonare ad Anzio. Perfino la campagna di Okinawa, nel Pacifico, fu più breve".




OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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