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QUEI GIORNI
A NETTUNO

22 GENNAIO - 26 MAGGIO

di
FRANCESCO ROSSI
SILVANO CASALDI

Edizioni Abete

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21 - IL GOL MANCATO


 


Johnny Lucas

Di fronte alla facile occasione da gol, quella appunto della strada aperta per Roma, gli americani sono stati accusati in tutti questi anni di non aver saputo cogliere la palla al balzo. L'accusa, per dare subito la misura del contraccolpo che ne ebbero, chiese e ottenne da loro la condanna del generale Lucas, sostituito sul campo dal connazionale Truscott un mese dopo lo sbarco, e ancora oggi subissato di fischi, come il centravanti che si mangia il gol a porta vuota. Sarebbe bastato in effetti un calcetto alla palla per farla rotolare in rete. Perché il centravanti Lucas non seppe profittarne? E come non condividere la reazione dei tifosi, ai quali non venne risparmiato lo spettacolo della loro squadra che annaspava, chiusa nell'area di rigore?
Soprattutto gli inglesi non sono stati teneri con Lucas, convinti che avesse sciupato con la sua eccessiva cautela quello che doveva e deve essere reputato un capolavoro strategico di Churchill. Ma Lucas, nella partita del gol mancato, è quello che ha meno colpa. Sbaglia chi sostiene che abbia lisciato la palla perché non se l'aspettava. La sorpresa, ci fu per tutti; ed è pensabile che, dopo aver giocato un tiro mancino a Kesselring, si fosse ritorta contro gli alleati, a loro volta così sbalorditi dall'assenza dei tedeschi da restarne paralizzati. Può essere capitato a Lucas, trattato a 54 anni come un nonnetto, cauto e temporeggiatore quanto e più di Fabio Massimo. A trattenerlo dall'osare, tuttavia, più che il personale timore di cadere con i suoi uomini in un agguato inesistente, furono i piani concordati con Alexander e Clark e le proporzioni d'una spedizione che, da sola, non poteva assolutamente aspirare alla conquista di Roma.
Gli inglesi, a cominciare da Churchill, sono stati ingiusti con Lucas. Ancora oggi scrivono che l'errore fu di aver messo a capo del VI corpo d'armata un uomo troppo prudente (il quale a Salerno, va ricordato, era stato però chiamato a prendere il posto d'un collega, il generale Dawley, dimostratosi troppo imprudente). Anche con un più baldanzoso comandante - lo stesso ideatore dell'impresa, il giocatore d'azzardo Churchill, per esempio, oppure l'impetuoso Patton, più volte invocato nella stasi - dove poteva arrivare l'operazione Shingle? Churchill e Patton, visto che il nemico non c'era, avrebbero avuto il coraggio di trottare fino a Roma con due sole divisioni, che non potevano che prestare i fianchi e le spalle all'inevitabile contrattacco dei tedeschi?
Questo il punto. La supremazia dell'aviazione, come fu evidente negli sforzi compiuti per impedire che i panzer e i cannoni di Kesselring affluissero nella zona dello sbarco, non sarebbe bastata ad assicurare la protezione alle truppe in marcia e lontane dalle loro basi. La grande occasione era andata perduta, anche perché le Liberty, gli LST (navi da sbarco per carri armati) e gli LSI (navi da sbarco per fanteria), i grossi contenitori faticosamente racimolati da Churchill, dovettero sottostare a un tour de force: rientrare a Napoli, caricare altre due divisioni (quella corazzata del generale E.N. Harmon e la 45a di fanteria del generale W. Eagles) e trasportarle ad Anzio-Nettuno. L'andirivieni si concluse alla fine di gennaio, quando ormai il colonnello generale von Mackensen, dirimpettaio di Lucas, disponeva della stessa forza e attendeva altre quattro divisioni per passare al contrattacco. Lucas provò a uscir fuori dal suo guscio il 30 gennaio, ma venne respinto sia a Cisterna che a Campoleone. A destra, il massacro di due battaglioni di rangers; a sinistra, gli inglesi poterono appena allungarsi da Aprilia alla stazione di Campoleone. L'arco che va dal 22 al 29 gennaio, in definitiva, può essere immaginato come l'attimo fuggente che gli alleati non seppero acciuffare, allorché la palla era rimasta davanti alla porta sguarnita dei tedeschi. Possibile che, nonostante l'ininterrotta ricognizione aerea e la rete dei loro collaboratori che ascoltavano e non perdevano d'occhio il nemico, Alexander e il suo stato maggiore ignorassero del tutto la falla tedesca a sud di Roma? Lo spionaggio, per la verità, non solo nei confronti di Kesselring (come si è visto con Canaris, nell'imminenza dello sbarco), di cantonate, volute o no, ne ha prese parecchie.




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