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QUEI GIORNI
A NETTUNO

22 GENNAIO - 26 MAGGIO

di
FRANCESCO ROSSI
SILVANO CASALDI

Edizioni Abete

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19 - L'ORECCHIO D'ORLANDO


Si può dirlo, finalmente. Non siamo alle ultime ore, ma agli ultimi minuti del nazi-fascismo a Nettuno. Dell'arrivo degli alleati, tuttavia, prima ancora dell'esplosione dei razzi, che precedettero di pochi istanti lo sbarco, si accorsero unicamente i fornai, anzi un solo fornaio. Orlando Castaldi, alle prese - come ogni notte - con il lievito e la farina nel panificio di Margherita Ricci. Tutti, a cominciare dai corrispondenti di guerra, hanno poi raccontato che c'era uno strano silenzio. Ma che cos'è un silenzio diverso dal solito? Forse la percezione delle pulsazioni, dei battiti lontani degli uomini che si acquattano, trattenendo il fiato? Qualcosa di più consistente, viceversa, Orlando sentì provenire dal mare.
Si era trovato in Sicilia all'epoca dei primi sbarchi americani; e adesso gli pareva di captare, udire di nuovo ciò che aveva captato e udito allora. Rimase in dubbio per un attimo, mentre i compagni di lavoro, il fratello Marcello e Guglielmo Granella, allungavano le pale per sfornare i primi sfilatini.
Mancava un quarto alle due. Orlando disse: "State un po' fermi. Qualcosa sta succedendo". Poi, prendendo per un braccio Branella: "Li sento, li sento... Arrivano gli americani! È lo stesso rumore che facevano con Patton". S'infilò la giacca e convinse i compagni a tirare giù la saracinesca e scappare, passando però ad avvertire l'altro suo fratello Dante e lo zio Luigi, che lavoravano al forno di Bernardini. Avevano appena voltato l'angolo di via Cavour, quando il cielo s'incendiò, la terra tremò ed ebbero l'impressione di saltare in aria con le case.
Per il resto dei nettunesi, non era accaduto niente. Perfino quelli vicini al mare, i pochi che dormivano in paese, si destarono appena e, dopo essersi rigirati tra le coperte, poterono riprendere sonno, pensando ai soliti bombardamenti. Soltanto don Steno, a villa Borghese, buttato giù dal letto dalle scariche dei lanciarazzi, si era affacciato in vestaglia alla loggetta della sua camera, e forse fu l'unico spettatore - tra i pini altissimi, i lecci, le palme - del maremoto che avrebbe sommerso Nettuno-Anzio. Anche uno sfollato, alle Ferriere, stava ancora in piedi. Con l'orecchio attaccato alla radio, udì il messaggio di Londra: "Cirillo è arrivato". Era, per l'Italia, la prima notizia dello sbarco, ma lui non se ne rese conto




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