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QUEI GIORNI
A NETTUNO

22 GENNAIO - 26 MAGGIO

di
FRANCESCO ROSSI
SILVANO CASALDI

Edizioni Abete

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14 - 400 QUINTALI DI GRANO



I bollini per l'acquisto dei viveri

Era sparito persino il sale, e fallì subito l'esperimento di cucinare con l'acqua del mare: un intruglio immangiabile. Per il pane, razionatissimo, ma l'unico dei generi alimentari a non sparire del tutto, la farina si stava ormai esaurendo, anche a causa delle confische dei tedeschi. Al mulino degli Jannozzi, in via Sangallo, non sapevano più da dove potesse venir fuori il grano. Ligorio Ricci ebbe allora un sussulto degno d'una medaglia. Forte della fascia di "Kriminal Polizei", si presentò con un carro al magazzino di via Romana (il locale occupato ora dal mobilificio Pacini) e non faticò a farsi consegnare da Angelo Zecchinelli, il guardiano, i sacchi dei 400 quintali di grano che la wehrmacht aveva sequestrato per sé.
Quel grano, i tedeschi non lo videro mai. Ligorio, dopo averlo diviso in parti uguali, l'usò per rifornire i quattro forni di Nettuno e i quattro di Anzio rimasti all'asciutto. Dopo di che, se non spariva, era fritto. Il 10 dicembre, Andrea Mariola e un commissario di pubblica sicurezza, Cardinali, l'aiutarono a prendere il largo e mettersi al sicuro nella casa del cognato a Soriano del Cimino. Resosi così irreperibile, ebbe in compenso un bel regalo: quello di non poter usufruire del sussidio di sfollato.
Dal 26 novembre, di sua iniziativa, era intanto tornato in ufficio Giovanni Simeoni. Poiché a piazza Colonna i tedeschi gli avevano svaligiato la casa, si presentò al loro comando e, non potendo riavere il maltolto, ebbe almeno l'incarico (platonico) d'indagare sui soliti ignoti: del quale seppe avvalersi in concreto, frapponendo la legge tra i nettunesi e i pescicani. Controllò con i suoi agenti i prezzi (pane L. 5 al chilo; pasta L. 5; zucchero L. 20; sale L. 6; marmellata L. 25; conserva L. 18; carne bovina L. 50; sapone L. 5 al pezzo), perseguì le infrazioni annonarie e fece un mucchio di contravvenzioni.
Alla fine però, quando mancavano quindici giorni allo sbarco, dovette amaramente ammettere nella lettera a De Matteis che i pescicani erano più forti di lui: "... Non si riesce a frenare l'ingordigia degli affamatori della popolazione, quali sono in questo momento i commercianti che trafugano la mercé per venderla a prezzi maggiorati".




OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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