Generale Vietinghoff-Sceel
Generale Senger und Etterlin
Generale Baade
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Ancora una volta, una sorta di cortina fumogena - sollevata dall'abilità dei servizi di sicurezza e informazione alleati - impedì a Kesselring di prevenire ciò che stava per capitargli. Alexander potè raggruppare in segreto le sue divisioni, prelevando dall'Adriatico il grosso dell'ottava armata, mentre i tedeschi, messo in preventivo un altro sbarco a Civitavecchia o Livorno o Tarquinia o addirittura a Ostia, sparpagliavano le loro forze, anche perché convinti che, tra Cassino e il mare, non fosse possibile agli anglo-americani un'altra offensiva prima del 24 maggio.
L'offensiva, che prese in codice il nome di operazione Diadem, venne invece sferrata I '11 maggio, quando perfino il generale Heinrich Vietinghoff-Scheel, comandante della X armata sulla linea Gustav, si era assentato per andare a ricevere a Berchtesgaden una decorazione da Hitler. In licenza anche Senger und Etterlin, il generale bavarese che aveva maggiormente respinto Freyberg; in licenza il generale E.G. Baade, difensore del bastione a nord-ovest di Montecassino; in licenza, infine, Siegfried Westphal, l'uomo di fiducia di Kesselring. Rispetto a loro, fece gli straordinari Alexander, ripiombato a Nettuno il 5 maggio per concordare ogni mossa con Truscott.
Questi mostrò i quattro piani che aveva preparato per incarico di Clark: operazione Cavalletta, operazione Granchio, operazione Tartaruga, operazione Bufalo. L'ultima, che prevedeva l'affondo a Cisterna, l'avanzata verso Valmontone, a sud dei colli Albani, e l'occupazione della statale n. 6, la Casilina, per tagliare la via di ritirata da Cassino alla X armata, ottenne l'approvazione di Alexander, senza che egli s'avvedesse del vespaio in cui metteva le mani. Clark, saputolo, si precipitò il giorno dopo in via Romana per dare a Truscott il primo avvertimento: "La presa di Roma è l'unico obiettivo importante". Con Alexander, ne fece sul momento una questione di procedura, telefonandogli che non voleva essere scavalcato: "Gradirei che ogni ordine alla quinta armata passasse attraverso la mia persona".
Siamo quindi alle solite, ossia al profilarsi del terzo malinteso o presa per il bavero, dopo quelli delle disposizioni (modificate) a Lucas e dell'impiego (disatteso) dei paracadutisti. Non presago di questo, alle ore 11 dell' 11 maggio, Alexander poteva confermare a Churchill ciòcche a entrambi stava a cuore: "È scattata l'operazione per sloggiare i tedeschi da Cassino e distruggere la loro armata a sud di Roma".
Il generale
Alphonse Juin |
Qualche difficoltà ebbero sulle prime i polacchi, mentre i marocchini del generale Juin si arrampicavano sulle montagne, espugnando monte Maio in meno di quarantott'ore. Il 17 maggio, con la bandiera bianco-rossa della Polonia che sventolava sulle rovine dell'abbazia, con i reparti dell'ottava armata che si accingevano a rompere tra Pontecorvo e Aquino la linea fortificata che l'organizzazione Todt aveva intitolato a Hitler, con gli americani che incalzavano i tedeschi sulla costa ed erano a Formia, Churchill telegrafò ad Alexander: "Mi congratulo con voi per l'avanzata compiuta su tutto il fronte. Fatemi adesso sapere quando intendete attaccare ad Anzio-Nettuno".
Alexander, come al solito, spiegò tutto per bene: "Abbiamo fatto credere ai tedeschi che la nostra offensiva sarebbe partita dalla testa di sbarco; adesso che hanno tolto di lì due divisioni, la 90a e la 26a, accorse nella valle del Liri, possiamo dare il via a Truscott. Riteniamo, per maggiore sicurezza, che il suo attacco debba coincidere con lo sfondamento della linea Adolf Hitler". Contro la quale, il 23 maggio, si avventarono i canadesi dell'ottava armata, e quella stessa mattina, alle 5,46, il fischio d'inizio della partita venne dato davanti a Nettuno dai cannoni che aprirono il fuoco in direzione di Cisterna, dopo una schermaglia degli inglesi attraverso la foce della Moietta, allo scopo di distrarre il nemico.
Alla vigilia della sortita, Clark aveva trasferito a villa Borghese il comando della quinta armata. Tenne una conferenza stampa, affinchè fosse chiaro - fu la deduzione maliziosa, ma non tanto, dei giornalisti - che da quel momento le operazioni sarebbero state personalmente guidate da lui. Al contrario del principe di Condé, dormì pochino quella notte. Alle 4,30 era già in piedi; poi da una base d'artiglieria attese con Truscott che si alzasse il sipario, senza confidargli il proposito dell'inversione di rotta che stava rimuginando.
Il generale
Robert Frederick |
L'attacco - diretto dalla divisione corazzata di Harmon verso Velletri e dalla III divisione di O'Daniel a Cisterna - era protetto a sinistra dalla 45a divisione di Eagles e a destra da una brigata che, dietro l'etichetta piuttosto ministeriale di prima unità di servizio speciale, celava ciò che di più irregolare ed eroico insieme è stato prodotto dall'esercito statunitense nella seconda guerra mondiale. La comandava il generale Robert Frederick, 35 anni, nativo di San Francisco. Proprio lui l'aveva costituita e addestrata nel Montana, reclutando americani e canadesi anche tra i galeotti: "Mi occorrono uomini rozzi, brutali, pronti a tutto, che devono sapere che hanno poche probabilità di riportare la pelle a casa".
Questa banda, allenata a lanciarsi col paracadute e usare gli sci, avrebbe dovuto far saltare in Norvegia l'impianto idroelettrico che riforniva la Germania. Cancellato il progetto, venne invece sbarcata nelle Aleutine contro i giapponesi, prima d'essere schierata in Italia. Nelle cuccette della nave, che la portò a Nettuno il 1° febbraio, non si fece mancare l'assistenza di un plotone di passeggiatrici invitate a bordo dal sergente Jake Walkmeister. Sul campo di battaglia, però, la banda si dimostrò invincibile. La rapidità di movimenti e lo sprezzo del pericolo di Frederick fecero esclamare a Churchill: "Con una dozzina d'uomini come lui, avremmo sconfitto Hitler nel 1942".
In breve, il 23 maggio, questo ardimentoso e i suoi ex galeotti (non tutti, naturalmente) irruppero nella linea tedesca, oltre il Moscarello, dilagarono fino all'Appia, la statale n. 7, sgomitando tra i terzini avversari come la punta più avanzata degli attaccanti. La III divisione circondava Cisterna. Harmon, al di là del fosso di Femminamorta, sospingeva gli sherman al valico di Velletri per Valmontone. Kesselring cominciava a bisticciare con Mackensen, più arrendevole di lui e propenso al ripiegamento immediato. |