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Erano due fratelli, discendenti da una famiglia originaria della Toscana, che risiedeva però a Nettuno sin dal 1600. Si chiamavano Giuseppe e Calcedonio. Giuseppe era Capitano della Marina Pontificia, di stanza a Porto d'Anzio; Calcedonio invece era avvocato, personalità eminente del ducato, detto giudice della città, ma domiciliato a Roma.
Godevano di estese proprietà: il "Colle", che era un grande e magnifico parco, con annesso casino di caccia (dove conveniva spesso l'aristocrazia pontificia di Roma, per banchetti e scampagnate); case e fabbricati in luoghi diversi, e tra questi, il palazzo tra l'estrema torre a Nord-Ovest del Borgo, e quella successiva verso ponente, su Via del Limbo, dove era ubicato il frantoio delle olive, il deposito di orci e giare, un antico forno a Soccio ed una grande casa padronale (che usavano poco, in verità); appezzamenti di terra coltivati ad oliveti, vigneti, canneti, ecc.
Sui due busti marmorei commemorativi che adornano la cappella Soffredini (quella del SS. Crocifisso) nella chiesa di S. Giovanni (poi denominata cappella Brovelli-Soffredini) ci sono due epigrafi elogiative.
La prima, dedicata al maggiore dei fratelli dice così:
(Giuseppe Soffredini, distinto per la sua religiosità, Padre della Patria, passò da questa vita il giorno del Natale di N.S. Gesù Cristo nell'anno 1862, all'età di anni 66. Calcedonio Soffredini al suo fratello carissimo eresse).
La seconda invece dedicata a Calcedonio Soffredini dal canonico D. Benedetto Brovelli, dice:
(Calcedonio Soffredini, di ottimi costumi, Giudice cittadino, mori il giorno della Natività della Beata Vergine, l'anno 1884, all'età di anni 86. Il canonico Benedetto Brovelli-Soffredini allo zio benemerentissimo eresse).
Alla morte del "Sor Giuseppe" (25 dic. 1862), il fratello essendo rimasto l'unico superstite della schiatta, cominciò a frequentare più assiduamente la famiglia Brovelli ed essendone assistito amorevolmente, in riconoscenza pensò d'immettere alla successione dei suoi beni appunto i Brovelli, nelle persone di D. Benedetto e del Sign. Giovanni (padre di Giuseppe, Pietrantonio, Edvige e Francesco), autorizzandoli ad aggiungere al loro patrominico anche quello di Soffredini, per sé e per i loro discendenti legittimi.
Quella trascrizione avvenne però legalmente solo il 25 dic. 1886, ad un anno e mezzo dalla morte di Calcedonio, con decreto reale a firma di Umberto U di Savoia (contrassegnato Tajani). |