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Intorno al 1919 un giovane e caparbio romagnolo levò le tende da Anzio, dove s'era soffermato alcuni anni, senza ambientarsi, per trasferirsi a Nettuno e radicare. Era un artista nato. Si chiamava Guido Barattoni e si rivelò presto il mago della fotografia.
Dapprima si adattò in due localetti sullo Steccato, a fianco della Torre centrale, dove anticamente era una locanda; poi in Via Santa Maria sotto la caserma dei carabinieri ed infine, trasformando una cantina in Via Durand de la Penne 33, dove sono tuttora i suoi figli nel Corso Matteotti. Ivi attrezzò un vero e proprio studio.
Il barone Alberto Fassini aveva appena terminato il restauro del Forte Sangallo (la cui direzione dei lavori fu affidata all'allora architetto Carlo Busiri) lo chiamò per ritrarre il monumento, ch'era tornato agli antichi splendori. Le sue foto artistiche e suggestive comparvero nell'opera "Le chateau et la forteresse de Nettuno" di Diego Angeli, (edita nel '30 in lingua francese) e sui fascicoli della Casa Editrice Son Logno "Le Cento città d'Italia illustrate '' insieme a quelle di Alinari e Sciamanna.
In pari tempo fece i più begli scorci medievali nettunesi e curò molto la stampa delle fotografie dell'esercito, che aveva il Comando sulla Via della Stazione (C.F,A,), ed effettuava i tiri con le artiglierie nel Poligono lungo la costa, (fin dal 1888 nelle ex terre dell'Università Agraria), dove si avvicendavano continuamente personalità politiche del governo italiano ed autorità militari di mezza Europa.
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Era da poco istaurato il regime fascista, quando una delegazione iugoslava si incontrò coi plenipotenziari italiani (con a capo Mussolini) anfitrione il barone Fassini, presso il quale fu firmata una convenzione per italiani della Dalmazia. Guido Barattoni, ormai diventato fotografo ufficiale, li ritrasse.Per rilassarsi Mussolini, più di qualche volta durante i suoi brevi riposi, prediligeva venire ospite al Forte Sangallo.
Una volta, in occasione di una sua visita al castello, la giovane sposa di Guido, Matilde, che aiutava il marito nei reportages, (benché fosse in stato di gravidanza del primogenito) s'informò tra gli astanti che, facevano capannello sulla strada, chi fosse Mussolini. Guarda caso, lo chiese proprio a lui in persona, che sorridendo rispose: "Sono io!"
Ritrasse anche i reali di Romania durante il soggiorno, ospiti del barone Fassini: la regina e la principessa; la principessa Aspasia di Grecia; i Duchi d'Aosta; Vittorio Emanuele III° poi UmbertoII°, quando nel lontano 1925 venne in vi sita del Poligono di tiro, vestito da semplice caporale, in compagnia dell'allora sindaco Edoardo Renza.
Ritratti artistici e documentati a non finire: un patrimonio che è stato irrimediabilmente distrutto dalle ultime vicende belliche.
Scrisse di lui:
Barattoni, l'obiettivo che tu fissi col tuo sguardo sotto il cerchio maliardo d'un gran sopracciglio divo coglie forme, forme, forme in un mondo multiforme.
G. Lipparini |