L'origine del Capitolo di San Giovanni è antichissima. La quasi totalità dei libri dell'archivio della Collegiata fu bruciata durante la peste del 1656, per il timore che si diffondesse il contagio e quel poco che fu risparmiato andò purtroppo distrutto da un altro incendio propagatosi in sagrestia nel 1780.
Ma da alcuni carteggi giacenti in altri archivi, si evince che ai primordi, il Capitolo aveva a capo un Vescovo, che regolava la vita comune dei suoi canonici, i quali abitavano in camerette, tutti insieme, presso la canonica, dotato di pubblico sigillo con queste testuali parole: Capituìum. CùIleg.: Eccl. Neptuni. Mater. Antii. et Conchae.
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Nel primo novecento, nel detto Capitolo, troviamo: Mons. Temistocle Signori, nettunese, arciprete parroco della Collegiata di S. Giovanni, uomo erudito ne nelle lettere classiche, oratore di ne grido e poeta. In occasione delle prime comunioni dei ragazzi della parrocchia offriva loro sempre il pranzo festosarnente! Resse il Capitolo dal 1882 al 1919. Chiamò i P.P. Passionisti a Nettuno, nel 1884, per affidar loro il Santuario di N.S. delle Grazie (ex Chiesina dell'Annunziata), riservandosi il diritto, da parte della Collegiata, di organizzare e dirigere le processioni annuali di maggio, in occasione delle festività di "Nostra Signora delle Grazie." Nel 1889 fondò la "Cassa Rurale di Nettuno '' di depositi e prestiti S. Isidoro Agricola'', della quale fu il presidente. Aveva due sorelle: Marianna e Maddalena, ed abitava in Via Ongaro.
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Don Benedetto Brovelli-Soffredini, canonico decano fin dal 1886, nativo di Nettuno, che pur essendo di famiglia agiata era attaccatissimo al denaro. Persino durante qualche funzione liturgica, sollecitava i suoi debitori a pagare. Fu eletto vice presidente della Cassa S. lsidoro Agricola. Abitava in famiglia con il fratello Giovanni, la cognata Paola Censi ed i loro figli Giuseppe, Pietrantonio, Edwige e Francesco in Piazza Segneri n° 1. Morì nel 1907.
Don Andrea Lotti, canonico, che fu cassiere della Cassa S. Isidoro Agricola e Vice Parroco. Aveva un fratello, Giuseppe, che edificò la propria villa nel comprensorio della diruta chiesa di S. Biagio (demolita nel 1854 con annesso abituro, perché cadente). Morì nel 1932.
Don Giuseppe Genesi, canonico dal 1903, nativo di Anzio, fu eletto membro del Consiglio di Presidenza della Cassa S. Isidoro Agricola insieme a Lorenzo Ottolini e Antonio Del Monte. Mori nel 1926.
Don Eugenio Pollastrini, nativo di Anzio, divenne canonico nel 1903 e prestò il ministero sacro fino alla sua morte, avvenuta nel 1922.
Mons. Francesco Verlezza, canonico dal 1919. Nettunese, figlio di Nicola e Ludovica Ciarla i cui fratelli erano Arcangelo, Virgilio ed Ermenia. Fu vice parroco reggente alla morte di Don Temistocle Signori. Di lui si racconta che quando alcuni pecorai gli portarono in dono ricotte, caciotte e formaggi, una settimana prima della restituzione di un prestito da lui fatto, rifiutasse decisamente di accettarlo, a meno che non se li fossero fatti pagare. Alla riluttanza provocata, i pecorai titubanti chiesero timidamente un soldo per tutto. Lui, in un primo momento, fu compiaciuto per la esigua richiesta, ma poi preoccupato dal buon esito della restituzione della somma, fece:,"...Ehm... Troppo cacio per un soldo!"Mori nel 1945.
Don Angelo Mariola, canonico dal 1921. Lo si incontrava sovente per le vie di Nettuno, a piedi, con tutti i tempi, con il ''Viatico'', cu-stodito nel petto, per recarsi al capezzale di morenti o infermi. Si av-venturava spesso, anche di notte, richiesto e prelevato magari su carretti dai familiari, presso malati gravi, rientrando anche all'alba. Il suo pensiero costante era quello di recare conforto e sollievo a tutti i sofferenti. Una vera figura mistica, che ricordano tutti. Era un santo. Camminava sempre umile, un pò piegato in avanti per via del suo mal di stomaco (ulcera) che lo portò alla tomba nel 1945. Anche durante l'ultima guerra, vagava per le vie, tra scoppi di bombe, mine e granate, imperterrito nella sua missione, con "Cotta e Stola", pronto ad alleviare le sofferenze altrui o benedire e chiudere gli occhi ai morti che incontrava sul suo cammino. Nettunese di nascita, aveva due fratelli: Anselmo ed Ulderico. Abitava in via Romana n° 13 che lasciò alla chiesa per opere catechistiche.
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Don Pietro Bùrge, canonico nel 1933. Già Padre Domenicano dal 1921, era romano di nascita e di fatto. I suoi genitori furono Massimiliano Buìrge (di Roma) e Ottavia Petrini (di Morlupo). Conosceva sette lingue, letterato, poeta, latinista e scultore nonché ottimo insegnante di religione. Piuttosto emancipato e disinvolto dava prontamente il ristretto prezzo a tutti coloro che osassero schernirlo o porlo nel ridicolo. Condusse una vita semplice,sempre contentandosi di poco. Morì nel 1975 e fu tumulato a terra, come desiderava.
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Mons. Nicola De Franceschi, figlio di Gian Battista ed Agnesina Cipriani, fratello di Vincenzo, Giuseppe ed Angelo, abitava sul Vicolo Sacchi nel Largo di Via del Baluardo. Era già giovanotto di mondo, quando gli si manifestò la vocazione per entrare in seminario, Divenne canonico nel 1900 e per le sue doti e stima conquistate, fu trattenuto nel Collegio di Albano, come Vice-Rettore. Alla morte di Don Temistocle Signori, fu inviato dal Cardinale Granito Pignatelli di Belmonte, a coprire l'arcipretura della Collegiata, dove peraltro era già canonico. Per la sua innata diplomazia e per l'operosità in favore del popolo, per oltre un quarantennio, fu insignito di medaglia d'oro dall'Amministrazione comunale. Morì a tarda età nel 1964. |