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Fin dal riconoscimento ufficiale di Porto d'Anzio, annesso al Comune di Nettuno, il cui porto era stato Costruito a totale spese dei contribuenti nettunesi, cominciarono a sorgere le discussioni tra il Comune di Nettuno e la Camera Apostolica, che era rappresentata dall'avv. Carlo Fea, ostile a Nettuno, circa l'assunzione della spesa occorrente per gli imprenscindibili lavori di restauro delle mura castellane del Borgo. Specialmente quelle site a mare, che avevano subito danni considerevoli dai marosi, che provocavano frane alle mura, sgrottando il masso tufaceo di base.
Per l'interessamento costante dei Soffredini: Giuseppe, Capitano della Marina Pontificia, e Calcedonio, Giureconsulto presso la Sacra Rota, prevalse la giustizia ed il diritto, con l'intervento personale del Papa, ottenendo vittoria sullo stato Pontificio, che poi sostenne la spesa di ben 36.000 scudi per tali lavori di fortificazione. Furono impiegati nella grandiosa opera, durata quattro lunghi anni, la quasi totalità dei forzati dell'Isola di Ponza.
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L'amministrazione Comunale
ed i cittadini di Nettuno,
grati a Pio IX,
posero la seguente lapide
commemorativa sul bastione posto a levante del Borgo:
A PIO IX PONTEFICE MASSIMO
DIFENSORE DELLA GIUSTIZIA
PERCHF
ORDINÒ DI MANDARE AD ESECUZIONE
LA SENTENZA DELLA 5. ROTA
FIRMATA DOPO CONTROVERSIE GIUDIZIARIE
DAL REV.MO PADRE D. MARINI
IL 29 NOV. 1830
CHE ASSEGNAVA AL FISCO L'ONERE
DI RESTAURARE LE MURA CASTELLANE DI NETTUNO
E DI COSTRUIRE SUBITO UNA STRADA BEN SOLIDA
LUNGO LA SPONDA DEL MARE.
I DECURION! ED I CITTADINI DI NETTUNO
NELL'ANNO 1870 |