Alcuni scolari burloni di quarta e quinta elementare, sostavano nel piazzale di S. Francesco in attesa che Ettore il bidello sempre munito di un lungo frustino suonasse la campanella a mano per l'entrata.
Era una fredda mattinata di dicembre e davanti il campanile s'era istallato il callarostaro con una fornacella di castagne ben arrosolate. Allora in verità costavano poco, ma erano sempre i figli di papà a comprarsele.
Di fianco, poco discosto dalla fornacella stava accovacciato un grosso cane bastardo che sonnecchiava pigramente vicino al padrone. Nella moltitudine dei ragazzi che aspettavano l'entrata e che animavano la piazza e quelli che andavano a comprare un soldo o due di castagne, ce ne furono tre o quattro, tra i più grandetti, che escogitarono un sistema per poter mangiare anche, loro le castagne arrosto.
Con un pezzo di spago fecero un cappio, che nella calca riuscirono a porre in uno dei treppiedi della fornacella; indi, sempre non visti, riuscirono ad accostarsi al cane sonnecchiante preparando in antecedenza un nodo aperto che, una volta sistemato intorno alla coda, fu stretto in maniera che l'animale risvegliato s'alzasse di scatto e scappasse, scuotendo la fornacella, che rovesciata sparpagliò le castagne a terra. Fu un attimo. Un ruba ruba generale di tutte le castagne arrosto. Quei ragazzi in quella mattina non ebbero bisogno delle sollecitazioni di Ettore con il vinghio per entrare. Furono i primi! |