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Anche Luigi Pirandello frequentava, nei primi anni del secolo, Nettuno. Era attirato dall'incantevole golfo, dalla buona cucina e dal vino genuino dei suoi vigneti.
In una delle sue innumerevoli novelle, volle narrare nel capitolo intitolato la "Pigna" un incidente occorso nel 1904, a Cosmo Antonio Corvara Amidei, uno spretato, che durante una passeggiata nella pineta di Villa Borghese, incappò con la testa sotto una pigna staccatasi dall'albero. Crollò a terra sanguinante e privo di sensi. Quando si riebbe, più tardi, faticosamente e barcollante si portò all'uscita, dove fu riconosciuto dalla "nanerottola", che stava all'ingresso e l'aveva rincorso un paio d'ore prima per i cinque soldi dell'entrata.
Vedendolo malconcio, spaventata, chiamò il bovaro della villa ed alcuni ferrovieri che sostavano davanti il cancellone, per soccorrerlo e trasportarlo all' Ospedale "Orsenigo" dei "Fate-bene-Fratelli" per la medicazione.
Quella mattina l'Amidei, aveva fermato una monocamera all'Albergo Sangallo, di fianco al Forte e di fronte alla Trattoria della Campana, dove mangiava spesso; per soggiornarvi con il figlio (che aveva bisogno di aria di mare) insieme alla governante. Essendosi liberato presto dall'incombenza, pensò di recarsi (in attesa del treno delle cinque pomeridiane), ad ascoltare il canto degli usignoli presso la pineta di Villa Borghese, in tutta solitudine.
Il figliolo era fortemente ammalato fin da quando, in fasce, era stato abbandonato, assieme al padre, dalla snaturata madre, fuggita per seguire un pittore francese, che poi la mise presto sul marciapiede. |