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Ercole Visca, originario dell'Ariccia, aveva la macina del grano al Vicolo della Mola, nel qualesi accedeva di fianco della gradinata a scendere del palazzo Doria-Pamphili in Piazza Colonna, passando per la galleria ricavata nello scantinato di una casa, adiacente alla chiesa del S.S. Sacramento, che ostruivano l'uscita diretta del Vicolo sull'anzidetta Piazza.
Aveva due figli maschi: Ernesto e Nino (padre del compianto sindaco Ennio), che si alternavano a turno alla chiusura serale della mola.
Una sera Nino chiuse la mola più tardi del solito, per via di una gran quantità di lavoro in prossimità delle Feste, e nell'andarsene prese la giacca sotto braccio e il sacchetto ben ripieno di monete (l'incasso della giornata!) e s'avvio a casa. Era quasi notte e per giunta di luna piena, giunto sulla gradinata della piazza, fu bloccato e sorpreso da svariati ululati straziati del "lupo mannaro", che provenivano proprio dalla parte di Via Sacchi dove aveva la casa paterna. Il giovanotto, seppur baldo e scanzonato, si spaventò e giunto all'altezza del tunnel, per eludere il poco piacevole incontro con il licantropo, imboccò frettolosamente la scaletta a sinistra stretta e ripida, confinante con il Sacramento, passando davanti la falegnameria di Don Ciccio per prendere Via Colonna e fare il giro esterno del borgo.
Nel darsela a gambe, però, gli cadde la sacchetta dei soldi che abbandonò a terra. All'alba della mattina successiva, Nino ripercorse la strada fatta precipitosamente, ritrovando fortunatamente ancora intatto il sacchetto, perduto la sera avanti. |