Nell'osteria di Via Santa Maria, nel 1911 sorse una seria lite tra compagni di bevuta.
Salvatore Cappelli, vignarolo in preda ai fumi dell'alcool, assestò una bastonata in testa ad un certo Marino, più giovane ed alquanto indisponente.
Il ferito fu subito soccorso e trasportato all'ospedale, ma nonostante le cure immediate, per sopraggiunte complicazioni estranee al fatto, dopo alcuni giorni decedette.
Nel processo celebrato per direttissima furono inflitti dieci anni di carcere a Salvatore. La madre del Cappelli, Michelina, si disperò per il fatto e per la punizione severa comminata al figlio. Salvatore aveva già scontato cinque anni di carcere, quando la madre venne a sapere dell'imminente visita del Re a Nettuno. Consigliata dal barone di Melhem, Michelina scrisse al Sovrano una lettera per ottenergli la grazia e con lo strattagemma di cadere inginocchiata davanti il passaggio della macchina di Vittorio Emanuele III°, ebbe l'opportunità di porgere nelle sue mani tale richiesta, mentre il sovrano, insieme ad altri la soccorsero. Passarono non più di due mesi che la grazia arrivò. |