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Di famiglia benestante, con casa e vigneto, che conduceva in proprio maper la verità, con poco profitto. Si chiamava Filippo chiamato e conosciuto come il "Mago" (per le sue doti esoteriche esercitate) era scapolo: viveva solo, nella casa al Vicolo del Fosso in via Volsci, dove teneva un sacco di soldi in casa e persino dentro i "bigonzi" in cantina.
Mariano Maruffa, contadino di fiducia del mago, ogni mattina passava per la sua cantina e prelevava una bottiglia di vino, (ch'era parte integrante della "giornata" cioè, della paga giornaliera) cd un mazzo di "quadrello" col quale doveva impalare le canne alla vigna. Il mago era piuttosto "duro di reni" a cacciar soldi. Aneddotico e proverbiale spasso, a proposito della resa grama del vigneto. diceva: "lo dare tanto a te, tu dare molto poco a me Virgum sagrato!".
Si giustificava così per la sua tirchieria con tutto e con tutti, Nella mattina seguente al giorno di Natale, nel 1917, Mariano, recandosi come al solito a prendere bottiglia e quadrello al Vicolo del Fosso, trovò chiusa la cantina; aspettò un poco e trovando il portoncino abboccato (socchiuso), pensò di salire la ripida scala che portava all'abitazione. Aprì la porta della camera e trovò il mago sgozzato a terra, in una pozza di sangue, con al fianco "un rocchetto" (roncola portata solitamente sotto il braccio dai contadini che si recavano in campagna). Riavutosi si precipitò in strada per avvisare il vicinato dell'efferato delitto.
Poco dopo, al sopraggiungere dei carabinieri, Mariano ne fu incolpato e trattenuto per svariati giorni in caserma. Fu rilasciato soltanto quando emersero sospetti sull'appartenenza del ronchetto ad una coppia, che poi venne anch'essa scagionata e prosciolta in istruttoria |