In 2000 anni, circa 70 milioni di cristiani sono stati uccisi a motivo della loro fede e di essi ben 46 milioni sono stati martirizzati nell'arco del secolo scorso. Si calcola che ogni anno 160.000 credenti in Cristo trovano la morte a causa del loro credo e ogni giorno 250 milioni di cristiani rischiano la vita solo per il fatto di esserlo. Dopo l' 11 settembre, secondo il noto pensatore francese Levi-Strauss, tutta la "cultura" cristiana si trova sulla difensiva. Cifre e statistiche descrivono in modo realistico l'attualità dell'idea del martirio nel nostro tempo. Da sottolineare che tutto il 1900 è stato attraversato da coordinate di sangue e di violenza. Alcuni numeri: dal 1945 (fine della Seconda Guerra Mondiale) fino ai nostri giorni si contano oltre 250 conflitti con oltre 50 milioni di vittime. Durante questo periodo l'umanità ha conosciuto solo 60 giorni di pace totale. Negli anni '70 solo nella guerra del Vietnam sono state sganciate ben 18 milioni di tonnellate di esplosivo e le immagini dello sterminio in Rwanda, Ex-Jugoslavia e Cisgiordania sono ancora negli occhi di tutti. La drammaticità degli eventi come lo sterminio degli Armeni e lo Shoah fanno del XX secolo il più sanguinario e barbaro della storia.
Autorevole il commento di Giovanni Paolo II: "Nel secolo che ci lasciamo alle spalle l'umanità è stata provata da una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di pulizie etniche che hanno causato inenarrabili sofferenze. Milioni di vittime, famiglie e paesi distrutti profughi, malattie, sottosviluppo. Alle radici di tanta sofferenza c'è una logica di sopraffazione, nutrita dal desiderio di dominare e sfruttare gli altri, da ideologie di potenza e di utopismo totalitario da insani nazionalismi e da antichi odi "tribali" (1° gennaio 2000).
È doveroso sottolineare che le prime gocce di sangue di questo "calvario della storia" come lo è stato il secolo XX, caddero proprio in quel 5 luglio 1902. Lo scenario è quello del "pianeta delle zanzare" ovvero le Paludi Pontine. A cadere vittima della violenza, una fanciulla figlia di emigranti marchigiani che in casa tutti chiamavano Marietta. Di solo 11 anni e 9 mesi. Il suo nome diverrà conosciuto in tutto il mondo: Maria Goretti. Per la Chiesa Cattolica una stella di rara bellezza, un piccolo fiore di campo destinato a non sfiorire mai.
Il capitolo 13° dell'evangelo di Matteo è definito anche il discorso delle parabole. Uno dei passaggi più poetici del Nuovo Testamento. In esso metafora e realismo raggiungono sintesi mirabili. Quando Gesù vuole descrivere il suo sogno su Dio e sull'uomo si rifugia nelle parabole. Una di queste è quella del "tesoro nel campo". Poche righe, concretezza e profondità.
In un campo un uomo trova un tesoro. La terra ha sempre rappresentato un elemento vitale nella vita dell'uomo: cibo, abitazione, gioco e guerra. Lo scenario è sempre la terra. Ma questa volta le attenzioni di quell'uomo sono rivolte alle profondità. C'è qualcosa che gli altri non vedono e di cui lui solo è a conoscenza. Nascosto tra le radici del grano e degli ulivi, forse durante la rottura della terra, quell'uomo ha visto qualcosa di straordinario, qualcosa che potrebbe cambiare la sua vita. A quel punto non interessa più il raccolto o quello che dirà il proprietario. L'obiettivo è quel tesoro e un giorno non visto scava più profondo e nasconde quel tesoro perché nessuno possa vederlo. Da quel momento tutto passa in secondo ordine: forse perderà il lavoro, rischia l'incomprensione della famiglia e degli amici. Quell'uomo non sente più nessuno, il suo chiodo fisso è comprare quel campo e con esso il tesoro nascosto.
Che per i più abbia perduto la testa è dimostrato dal fatto che inizia a vendere le sue povere cose l'orticello, la casetta, gli attrezzi da lavoro e qualche asinelio. Per gli amici ha perduto il senno, per la famiglia una vera tragedia, una strada senza ritorno. Alla tristezza dei più fa da pendant la gioia incontenibile di quell'uomo che con quel gruzzolo racimolato si presenta dal proprietario del terreno e chiede di comprare quel campo.
- "Ma costa molto e tu sei solo un povero bracciante" dice il proprietario, "Ho tutto il necessario" ribatte l'uomo. Al proprietario brillano gli occhi di felicità, in fondo con quei soldi può ricomprarsi un terreno ancora più fertile.
E quel campo divenne di quell'uomo per sempre e con il suo grande segreto.
L'avventura umana e spirituale di Marietta si specchia nelle emozioni e nella profondità di questa parabola di Gesù. La metafora ben presto lascia il posto a concrete scelte di vita. Una volta conosciuto Dio, Marietta non vedrà più nulla dinanzi a sé, niente e nessuno l'avrebbe privata di quel "tesoro". Per averlo giorno dopo giorno ha "venduto" tutti i suoi averi, non si è lasciato nulla per sé, neanche la vita.
Nello scenario violento e dimenticato del "pianeta delle zanzare"', così vengono chiamate le Paludi Pontine, hanno risuonato altre le parole di Gesù. Marietta con la sua piccola storia di fiore di campo, timida e riservata ha risposto con il suo "eccomi". Per sempre e nella gioia. Marietta arriva preparata a quei 5-6 giorni di luglio di cento anni fa. I giorni della sua "passione" piombano con la velocità del ladro e mentre le tenebre della sera caleranno su Cascina Antica, Marietta, come il saggio dell'evangelo, trae dalla sua bisaccia quelle cose buone e antiche che anno dopo anno aveva accumulato. Il caldo rende l'aria soffocante ma il cielo di S. Maria Goretti è fresco e pulito, come lo sa essere a maggio. La Goretti è una bambina lineare e pulita in cui la fede aveva portato il suo spessore di fastidio per il banale ed il violento. Con la forza di una leonessa ricorda ad Alessandro l'assurdità di quel pugnale che grida vendetta presso gli uomini. Poi sente sempre più allontanarsi le voci dei fratellini intenti alla trebbiatura del favino. Anche il pianto della piccola Teresa è un'eco che si perde lontano. Ma su qui muri di Cascina Antica, impresso a fuoco, rimarrà il nome di quel "tesoro" per cui valeva la pena dare tutto.
Il giorno dopo, alla stessa ora, all'Ospedale Orsenigo di Nettuno il copione si ripete. La febbre è altissima, il pianto dei presenti è incontenibile ma quel cielo di Marietta è terso e pulito più che mai. Anche su quei muri della TENDA DEL PERDONO, impresse come fuoco quelle parole: "Dico al mondo che le ragioni di Dio sono più forti della morte, la sua volontà più importante di ogni altra cosa al mondo. Alessandro a Dio non piacciono certe cose ed è invece felice del mio perdono. Per questo dico sì e ti voglio vicino a me in quel Regno per il quale mi sono incamminata."
Adesso il tesoro di quel campo è nelle sue mani, con lo stesso amore con cui teneva la camicia di Alessandro prima di quel momento di follia.
Dopo 100 anni, fare memoria di quella manciata di giorni che è la vita di S. Maria Goretti, è come leggere in filigrana la parabola "del tesoro del campo". Altri protagonisti, quadro geografico diverso ma identica la trama e le motivazioni. Marietta, ai bordi delle Paludi Pontine, è divenuta discepola attenta e fedele. Ha ascoltato le parole di Gesù e le ha fatte sue con l'entusiasmo di una adolescente.
Da Cascina Antica fino alla Tenda del Perdono, ripercorre i sentieri della Bibbia. Percorre la sua Galilea e la sua Giudea e raccoglie ad una a una quelle parole che Gesù ha lasciato, come si posano i petali per l'infiorata del Corpus Domini. La profezia di Marietta è l'annuncio dell'attualità del Vangelo, vissuto non in modo parziale ma nella sua radicalità. Non la riduciamo ad uno spot riduttivo e deviante, come i fiori di plastica senza profumo e senza freschezza. |