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MARIA GORETTI
Storia di un piccolo fiore di campo

di
GIOVANNI ALBERTI

La presente opera si può acqistare presso
il Santuario Madonna delle Grazie a Nettuno
Tel./fax 06 9854011
E-mail: lastelladelmare@libero.it
www.santuarionettuno.it

 

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13 - Il "ritratto di Maria Goretti"



S. Maria Goretti nella gloria (Stendardo
dipinto da A. Bea per la canonizzazione
in San Pietro).


S. Maria Goretti dipinta da un artista russo
nello stile delle icone orientali (1990).


NETTUNO - "La tenda del perdono"
dove la Santa morì


Icona di S. Maria Goretti (Luisanna Garau)

Una fotografia ingiallita ritrae un angolo della masseria. Un grande casolare alle spalle, mura sbriciolate ma possenti.

Al centro, tra galline e anitre, quattro giovani donne con un ragazzo e tre bambine tenute per mano.

Il documento fotografico risale al 1900 e mostra una masseria vicino a Conca di cui è proprietario il conte Attilio Mazzoleni.

Secondo qualche biografo della Santa, la piccola con i capelli lunghi, la gonna scura con le bretelline, tenuta per mano da una donna vestita di nero, sarebbe la piccola Maria all'età di 9 anni.

Solo una ipotesi suggestiva?

Per ora si, dal punto di vista strettamente storico della nostra Santa non abbiamo alcuna testimonianza fotografica. Di Maria Goretti abbiamo solo brevi pennellate e qualche volta contrastanti:
"Era bionda, ben sviluppata ma piccola, voglio dire bassa per la sua età. Aveva i capelli ripartiti in mezzo" (Alessandro Serenelli) (9).
"Per la sua età era ben sviluppata, di statura arrivava quasi alla mia altezza ed io misuravo circa 1,60. Era di capigliatura castana-chiaro, gli occhi castani, sguardo mite, dolce e modesto, il viso di color roseo e asciutto, bella di aspetto"
(Mamma Assunta).

"Nonostante i suoi 12 anni era bassina, sicché doveva alzarsi sulla punta dei piedi per prendere la roba dal banco. Il suo volto era protetto dal fazzoletto, alla foggia marchigiana come una monachella" (Candelotti, proprietaria dello spaccio a Conca).

È proprio l'impossibilità di trovare un documento fotografico a spingere i biografi prima ed i responsabili della causa di canonizzazione poi, a tentare di ricostruire il volto e le sembianze di Marietta.

Il primo ritratto è scolpito nel 1904 dall'artista R. Zaccagnini nel monumento celebrativo in marmo, finanziato dal giornale romano La vera Roma.

Si tratta di un volto simbolico, la Santa in altorilievo è stesa al suolo sulla falsariga di S. Cecilia del Maderno.

Nel 1929 il pittore nettunese G. Brovelli-Soffredini (1867-1939) dipinge su tela (cm. 57 x 46) il primo ritratto della Santa.

L'artista esegue cinque versioni della immagine di Marietta.

Quella che si conserva nell'ex ospedale Orsenigo è la prima: un dipinto realizzato su suggerimenti della mamma e su delle foto delle sorelle della Goretti.

Agli inizi, per fortuna sarà recuperato in occasione del Centenario della Nascita, questo volto di adolescente, dagli occhi profondi ed i capelli sciolti, sarà il ritratto ufficiale di Maria Goretti.

Nel 1938 Mauro Liberati, postulatore della causa, per rendere più adatto al culto (almeno in quel tempo) il ritratto della Santa, prega le Suore Francescane Missionarie, che in Roma hanno una scuola di pittura, di realizzare un altro ritratto di Marietta.

Per l'occasione viene da Corinaldo mamma Assunta.

Artisticamente poco significativo, il dipinto ha il merito di rassomigliare in maniera straordinaria alla sorella Ersilia, fotografata con mamma Assunta e l'altra sorella Teresa nel 1912.

Tra gli altri ritratti di Maria Goretti ricordiamo quello modellato in cera dallo scultore V. Volterrani e che ricopre i resti di Marietta sotto l'altare della cripta. I tratti fisionomici sono stati realizzati con il solo criterio della idealizzazione.

Molto più impegnativo il tentativo di comporre un "ritratto" psicologico di Maria Goretti.

Ai limiti di una indagine retrospettiva, già enunciati in occasione del medesimo studio su Alessandro Serenelli, vanno aggiunti quelli relativi alla giovane età di Marietta con la problematica tipica dell'età evolutiva.

Tuttavia, dalle notizie che abbiamo di lei, è possibile dedurre qualche dato attendibile.

"Sembrava una donna matura" - dichiara Filippo Vari, ministro della tenuta - so che faceva tutte le faccende di casa con attività e diligenza, e che era obbedientissima alla mamma.
Quando di rado mi incontrava, mi salutava e mi dava l'impressione che non fosse una pettegola, ma una bambina seria, che andava per i fatti suoi. Mi ha fatto sempre meraviglia la sua serietà nel parlare ed il suo fare di donna matura".

"La cocca mia - dice mamma Assunta - era di carattere aperto, si apriva con me e la signora Cimarelli. Per la sua età e per il suo contegno e nel modo di comportarsi aveva più della donna che della fanciulla".
"Giocava sì ma era moca moca - timida timida"
- testimonia Landei Guerrina, amica d'infanzia.
"Era bionda, ben sviluppata ma piccola - racconta il Serenelli - voglio dire piccola per la sua età, sempre modestissima dappertutto e si faceva tutto da sé. Quando non c'era l'Assunta era quella che reggeva la casa".

Le dichiarazioni che abbiamo trascritto concordano su alcuni dati significativi: Maria Goretti è timida, ha un comportamento da donna adulta e una personalità dai contorni definiti.

Non potendo basarci sulle linee caratteristiche del suo personale codice genetico-comportamentale, fermiamoci su quelle variabili che avrebbero potuto condizionare il suo comportamento.

Analizziamo per prima la timidezza. L'ambiente socio-culturale, dove la Goretti inizia e conclude la sua breve esistenza, non è da considerare particolarmente stimolante, sia dal punto di vista relazionale sia da quello culturale.

Nel ripercorrere le tappe del suo cammino da Corinaldo a Le Ferriere, noi stessi siamo rimasti colpiti dai silenzi profondi, dalla solitudine e soprattutto dal ritmo di vita che ancora oggi distingue la vita e le abitudini della gente del luogo.

È lontanissima da noi l'intenzione di esaltare in qualche maniera la cosiddetta "società spaccadecibel", ma dal punto di vista relazionale i problemi che un simile ambiente solleva sono, a nostro giudizio, ben fondati.

C'è poi da considerare anche il peso avuto dall'emigrazione, che determina una deludente e instabile interazione con la già precaria realtà sociale della famiglia Goretti.

Marietta inoltre non frequenta le scuole e da quello che sappiamo non sembra avere una vera vita di gruppo con i suoi coetanei. È sintomatica a riguardo la ricerca di amicizia con la Cimarelli, una donna molto più grande di lei e partner di un rapporto che non può essere definito "alla pari".

Anche la improvvisa morte del padre, un ruolo decisivo nei processi di adattamento e di equilibrio con il mondo esterno, accentua il disagio e la difesa da un ambiente che la Marietta non sente suo.

Circa il comportamento da "donna matura" vorremmo demitizzare con buone possibilità di successo qualsiasi tentativo, frequente nel passato, di adultizzare l'intera vicenda della Goretti.

È vero che sono remoti i tempi quando nel sec. XVII il grande Bossuet affermava che "l'infanzia è la vita di una bestia", ma è anche vero che a livello di opinione di massa si continua a sottovalutare la capacità cognitiva ed affettiva dei bambini.

Maria Goretti, come vedremo in altra parte del libro, oltre ad un normale sviluppo di una dodicenne, ha un processo di responsabilizzazione da cui non è estraneo il particolare status della sua famiglia.

I disagi conseguenti l'emigrazione ed il particolare tipo di vita condotta da Marietta, se da un lato possono portare difficoltà dal punto di vista sociale, dall'altro accentuano la spinta ad immedesimarsi ed immergersi in essi.

Nel preadolescente, laddove esistano sicuri rapporti affettivi e validi modelli educativi, avviene di norma un accelerato processo di responsabilizzazione.

La morte del padre, con la madre impegnata nei lavori dei campi, accentua nella nostra Santa il ruolo di sorella-più-grande e di responsabile della vita in casa, attenuando in lei quelle "fughe" verso l'infanzia, tipiche di una dodicenne.

Oltre questi due aspetti della personalità di Maria Goretti, che sono da ritenere nella norma, c'è un altro dato significativo.

Analizzando brani di dialoghi, o seguendo con attenzione alcuni particolari del suo comportamento, possiamo affermare di trovarci dinanzi ad una fanciulla dalla personalità spiccata, con una buona percezione del proprio io, una sufficiente autonomia e una partecipazione positiva alla vita della sua realtà famigliare.

Dimostra una intelligenza di tipo piagetiano, di adattamento alle modificazioni dell'ambiente, certamente non comune. È anche molto dotata dal punto di vista mnemonico: impara a memoria tutto il catechismo al solo ascolto, visto che non sa leggere e ripete a casa l'intera omelia ascoltata in chiesa il giovedì santo 1902 a Nettuno.

Stralci di conversazione avuta con la madre e con lo stesso Serenelli lasciano intravedere un normale sviluppo psichico ed una buona capacità di ragionamento deduttivo (del tipo: ("se questa ipotesi è esatta, allora il reale dovrebbe reagire in questo modo a tale trattamento"). Tra i tanti ricordiamo l'episodio in cui, per difendersi da Alessandro, Manetta conclude di non rimanere più sola in casa.

Mostra inoltre di sapersi porre degli obiettivi ( "Mamma, non piangete, ora siamo più grandi, penserò io ai lavori di casa" dice ad Assunta dopo la morte di papa Luigi); e di saper scegliere, tra i diversi, i valori più giusti ( "Se dovessi parlare come loro è meglio morire", racconta alla mamma tornando dalla fontana).

E quando Dio, il valore più pregnante della sua vita, viene messo in discussione, reagisce con la fermezza di chi conosce anche i rischi della sua coerenza e di chi non ha paura di perdere la faccia.

Senza anticipare nulla di quelle che saranno le conclusioni del nostro studio a riguardo e che potete trovare in un'altra parte del libro, possiamo affermare che da questa prospettiva i suoi momenti finali divengono ancora più significativi.

Non un salto nel buio, nel regno dell'incoscienza, ma costante maturazione di un iniziato da tempo.

Certamente dubbi, timori, angosce ed interrogativi avranno fatto parte della sua vita di preadolescente e siamo dispiaciuti di non poter raccontare i suoi giochi e le sue ingenuità.

II "ritratto" avrebbe avuto la tipica pennellata in più.

 

NOTE

(9) GUALANDI ARMANDO: S. Maria Goretti, ed. Paoline, pag. 198.

 



OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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