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MARIA GORETTI
Storia di un piccolo fiore di campo

di
GIOVANNI ALBERTI

La presente opera si può acqistare presso
il Santuario Madonna delle Grazie a Nettuno
Tel./fax 06 9854011
E-mail: lastelladelmare@libero.it
www.santuarionettuno.it

 

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50 - La famiglia laboratorio di valori


I drammatici avvenimenti del 1989 culminati con l'abbattimento del Muro di Berlino determinarono non solo una rivoluzione nelle cartine geografiche d'Europa ma anche un travaso di culture e di tradizioni sconosciute in Occidente. Nel 1990 una prima ondata di cittadini ex-sovietici, in attesa del visto per gli USA, si riversarono a sud di Roma. A Nettuno con l'arrivo di oltre 1000 russi apparvero in città scritte in cirillico e il fascino delle icone prese a contagiare anche gli ambienti più refrattari del cattolicesimo tradizionalista.

È in quel periodo che vede alla luce la prima icona di S. Maria Goretti, dipinta da un anonimo cittadino di Kiev, nello stile dei famosi dipinti orientali. Ben presto altre icone si aggiunsero alla prima, mani di pittori ucraini e russi (ma non solo). Nel 1992 una nuova icona arricchisce il già ricco patrimonio artistico dedicato a Santa Maria Goretti. La Santa è ritratta con un volto senza età e senza tempo, i colori delle vesti e dell'insieme sono simbolici, si passa dal verde all'oro, dal rosso all'ocra. È una S. Maria Goretti matura, solenne nel suo candore, con la mano sorregge una casa, un casolare di campagna. A guardare bene è proprio Cascina Antica o Casa del Martirio.

Di solito il martire nell'iconografia classica orientale tiene in mano un libro, Marietta presenta la sua casa, quelle mura che silenziose hanno racchiuso come uno scrigno il tesoro del suo essere "bambina di Dio". Quella casa è divenuta il simbolo della santità, della sua allegria, della sua preghiera, del suo servizio, del suo morire e del suo perdonare. Un casolare come icona della famiglia, di ogni famiglia, perché tra quelle mura è possibile incontrare Dio.

Marietta ce l'ha fatta, ha dimostrato che è possibile lasciare a Dio un posto nel focolare, nei progetti e nelle speranze. Anche nel dolore i Suoi passi sono visibili, orme indelebili quale segno di vita e di resurrezione. L'icona è stata dipinta da Luisanna Garau, una ragazza che ha studiato dai maestri russi ma che è di questa terra italiana, una sensibilità moderna, una capacità di sintesi che tiene conto della catechesi e della contemplazione, una Maria Goretti, la sua, che è lontana anni luce dal luogo comune della "Santa per cinque minuti" di certa storiografia, che in un passato anche recente ha creato solo malintesi e problemi. Un brutto servizio nei confronti della santità su cui è bene stendere il velo dell'oblio.

Nella galassia della geografia gorettiana non si trovano né cattedrali, né chiostri. L'unica basilica che custodisce il suo corpo è divisa a "mezzadria" con una famosa immagine della Madonna. Nel corso della sua vita Marietta ha frequentato chiese di paese e cappelle di campagna: architetture rurali, gusti semplici, angoli immersi nel verde dove il profumo dei fiori nei vasi si confondeva con quello dei fiori delle siepi.

Tenendo conto del fazzoletto di anni della sua vita, in compenso Marietta ha camminato tantissimo, con tutti i mezzi, in ogni stagione. Di solito sentieri, strade insicure, una volta il treno fino a Roma. Neanche il tempo di ammirare la città eterna e via subito a Paliano. Un vero esodo, vissuto con la fede degli uomini della Bibbia. Di questo suo pellegrinare ci ha lasciato una eredità che è un po' la sua caratteristica. Piccoli angoli di luce che incarnano la sua spiritualità di innamorata dell'Infinito.

Ci riferiamo ai 3 casolari della sua storia: la Casa Natale (Corinaldo), la masseria (Paliano), Cascina Antica o Casa del Martirio (Le Ferriere). La stessa stanza dove morì non era proprio una corsia dell'Ospedale Orsenigo ma una casetta ai margini della grande costruzione. Niente è casuale nella vita di ogni uomo, niente è casuale in quella di una Santa. Casolare come famiglia, come condivisione, come quotidiano, casolare come chiesa domestica, come preghiera, come servizio, come scuola di perdono, come dignità del proprio essere donna.

Un fiore dai molti petali ed è tremendamente imbarazzante affermare quale sia il più bello.

Il ruolo della famiglia nella santità di Marietta venne riconosciuto dal Papa Pio XII, nella celebre lettera autografa a Mamma Assunta in data 3 luglio 1952. Il Pontefice accenna alle "virtù domestiche" come palestra per vincere "lo spirito del Male".

Marietta potè contare su genitori semplici, dai valori schietti ed essenziali, non solo tramandati ma vissuti in prima persona. Con il senso del lavoro e dell'onestà conviveva una fede sincera e per nulla devozionalistica. Umanamente si trovò inserita in una tipica famiglia fine '800 alle prese con il dramma della emigrazione. Precarietà, mancanza di lavoro, molti figli da sfamare, lotta per l'esistenza, forti legami parentali: sono questi gli ingredienti della famiglia Goretti.

Marietta è figlia di questa filosofia di vita, ne diviene interprete autorevole, vi aggiunge il soffio della santità.

Sul punto di morte chiede dei fratellini perché tutto sommato lei "stava bene". A loro aveva dedicato i suoi freschi anni di preadolescente. Per il papà malato percorse le strade roventi della Palude e alla mamma rimasta vedova dichiara la sua disponibilità a ricucire quel tessuto familiare stravolto dalla morte.

Contrariamente alla mentalità contemporanea, alla mancanza di beni materiali non corrisponde quella degli ideali, Luigi Goretti è un uomo concreto, positivo, coraggioso, lavoratore. Una fede essenziale la sua ("Dio sempre provvede" dice ogni volta che l'emigrazione diviene l'unica possibilità di scelta). Mamma Assunta non ha una grande cultura, spiritualmente crescerà con la figlia, supplendo così ad una infanzia piena di vuoti esistenziali.

Nell'insieme l'immagine di una famiglia con i genitori in prima linea a spezzare il pane della condivisione e della fede. Significativo il gesto di Luigi Goretti che, dopo aver caricato il "biroccio" con le poche masserizie per una nuova emigrazione, consegna a Marietta il quadro di famiglia raffigurante la Vergine. Un gesto e una profezia, un "credo" professato sui sentieri spesso tormentati dell'esistenza umana.

Marietta, la sua esperienza umana e divina, sono il frutto maturo di questo ordine di cose. Poi lei saprà volare con ali di aquila verso orizzonti che né Luigi né Assunta avrebbero mai previsto. "Che era una brava figlia lo sapevo, ma che sarebbe divenuta Santa non lo avrei mai pensato", affermerà in seguito Mamma Assunta. Una dichiarazione di umiltà che spalanca la porta all'irruzione del soprannaturale, una dinamica dalle coordinate imprevedibili e suggestive. La cornice umana e cristiana era stata preparata, adesso sarà lo Spirito a dipingere quel ritratto che l'Onnipotente aveva ideato da sempre. Un "piccolo fiore di campo" destinato a non sfiorire mai.

 



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