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MARIA GORETTI
Storia di un piccolo fiore di campo

di
GIOVANNI ALBERTI

La presente opera si può acqistare presso
il Santuario Madonna delle Grazie a Nettuno
Tel./fax 06 9854011
E-mail: lastelladelmare@libero.it
www.santuarionettuno.it

 

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7 - Le Ferriere

 


LE FERRIERE - "Cascina Antica" in una foto degli anni '20

 

Percorrendo la statale 148 al Km. 58, una freccia sulla destra indica la località Le Ferriere. Una stradina inondata di verde e di luce scende tra villini, casolari, poderi coltivati ad uva, cereali e serre per la coltivazione intensiva.

Uno sguardo d'insieme di grande serenità: ai primi di febbraio le mimose dipingono un paesaggio irreale.

Intorno alla ciminiera della vecchia cartiera una borgata con la chiesa, dedicata a S. Antonio, il giornalaio, la macelleria, un ponte stretto e nervoso sul fiume Astura.

Al di là del fiume, il colore rosso spento, due grandi e antichi casolari: sono gli ultimi testimoni di una tragedia che aleggia impalpabile nell'aria.

Da lontano voci di bimbi che giocano con le lettere dell'alfabeto ed una musichetta impertinente che sciama dal bar.

A qualche chilometro c'è Conca, oggi Borgo Montello, dove si possono ammirare i ruderi dei magazzini, la casa del Mazzoleni e la chiesa parrocchiale dedicata all'Annunciazione dove Marietta ha ricevuto la Prima Comunione.

Più lontano si trovano Campoverde, ex Campomorto, una borgata che si confonde sulla statale 148, ed infine Carano, piccolo centro agricolo sulla strada per Velletri. Tutti luoghi importanti nella vita di Marietta.

Quando vi giunge la famiglia Goretti questa terra non è così ospitale. Una triste fama è legata al nome delle Paludi Pontine.

Ingiallite foto d'epoca ed i cartoni di Duilio Gambellotti ritraggono una terra monotona e grigia, fatta di acque stagnanti e di sterpaglie, popolata da mandrie di cavalli, bufali e pecore.

A rendere più precaria l'esistenza c'è la malaria, vera spada di Damocle per gli abitanti della Palude. Dopo appena un anno di permanenza a Conca, Luigi Goretti, padre di Marietta, rimane vittima della malattia.

Gli abitanti delle Paludi Pontine godono di una ambigua reputazione: molti sono discendenti di carcerati e briganti ricercati che in questa terra trovano facile nascondiglio.

Una lapide posta all'inizio delle mura di Borgo Montello ricorda questa imbarazzante realtà.

La pianura è frazionata in grandi poderi chiamati tenute, proprietà in genere di ricche famiglie romane dell'Italia dei piemontesi, che affidano a ministri, fattori, guardiani, butteri, vergari e massari la terra ed il bestiame.

In questi latifondi trovano lavoro operai abruzzesi, napoletani e marchigiani, questi ultimi apprezzati coltivatori e falciatori.

I signori dell'aristocrazia romana vengono in occasione del raccolto e per la festa della "merca", la timbratura a fuoco del bestiame: un vero e proprio rodeo all'italiana.

La "merca" è la grande festa popolare della Palude, organizzata con giochi, divertimenti, baldoria e soprattutto interminabili battute di caccia a fagiani, lepri, colombacci e volpi.

Davvero stridente il contrasto tra i vaporosi cappellini fine '800 delle nobildonne dell'aristocrazia romana e i fazzolettoni dai colori demodé delle contadine della Palude.

Tuttavia il passato remoto di questa terra affonda le sue radici nell'antichità e nella geologia. Teorie tra le più ardite sono scomodate per dare un nome agli incredibili mutamenti geologici dell'intera area.

Qui sorgeva Satricum, la celebre città ricordata da Plutarco e Tito Livio, coinvolta nelle guerre tra Romani, Volsci, Latini ed Ernili.

Dopo essere stata conquistata da Coriolano e da Furio Camillo, la città vive anni di splendore.

Improvviso il tramonto: i Latini per vendetta la conquistano e la incendiano.

Spettacolare il racconto dello storico romano Livio: "Fiaccole incendiarie vennero lanciate indiscriminatamente sugli edifici sacri e profani" (1).

I Romani in seguito, per evitare altre occasioni di guerra, salomonicamente distruggono Satricum.

Importanti scavi archeologici eseguiti nel 1825 hanno dato risultati deludenti ed ai nostri giorni i pochi resti di Satricum sono cimeli da museo o ruderi di dubbia origine.

Il nome Le Ferriere, relativamente recente, è dovuto ad una importante industria di lavorazione del ferro sviluppatasi sotto papa Sisto V, verso l'anno 1589.

Il momento è decisamente favorevole, l'industria siderurgica in piena espansione in tutta Europa e le fonderie di Conca diventano le più importanti di tutto il Lazio, con una vasta rete di diffusione del proprio manufatto nel Granducato di Toscana e nel Regno di Napoli.

Il marchese Poleni nel 1748, parlando del restauro della cupola di S. Pietro, accenna ad alcuni lavori in ferro ordinati "dalle rinomate Ferriere di Conca" (2).

Il Nibby, all'epoca della stampa della sua opera sulla Campagna Romana nel 1837, accenna alle "grandi ferriere mosse dal fiume Astura" (3).

Nel 1851 si inizia a parlare dell'assenza di operai addetti alle fonderie e alla presa di Porta Pia, l'intero complesso viene definito come "quasi abbandonato".

Nel 1897 l'intero borgo Le Ferriere viene ristrutturato dal conte Attilio Mazzoleni per ricavarne l'alloggio di 22 famiglie marchigiane, tra le quali quella di Luigi Goretti.

L'assetto idraulico dell'antica fonderia del ferro rimane praticamente intatto fino al 1911, quando Attilio Mazzoleni vi impianta una cartiera la cui attività si è prolungata fino al 1980.

Quando vi giungono i Goretti, padrone della vasta tenuta è Attilio Mazzoleni: una figura contrad-dittoria ma determinante soprattutto nei giorni drammatici della vita di Marietta.

Ricchissimo e autoritario, divide i 9800 ettari della sua tenuta in 3 appezzamenti coltivati e destinati al pascolo. Rinomato il suo allevamento di cavalli, destinati in parte all'esercito e in parte all'ippodromo di Capannelle in Roma.

Piccolo di statura, grandi baffi e anticlericale, con gli affittuari ha un contegno spicciativo: prende un terzo del raccolto se da la sola terra, metà se contribuisce alle spese di semina e raccolto. Quest'ultimo è il caso dei Goretti.

Come pegno di fidanzamento, alla contessa Maria Bruschi-Falgari dona un filo di perle che, lo riferiamo a beneficio di inventario, costa ben 250.000 lire, pari a 350 anni di lavoro di uno dei contadini della sua terra.

Muore a Roma nel 1918 ma del suo impero rimangono i ruderi diroccati del magazzino di Conca, tana privilegiata per topi, lucertole e colombacci.

Ai nostri giorni ben poco è rimasto di quello che è il mondo di Marietta.

La chiesa di S. Antonio è ora dedicata alla Goretti, i resti della fonderia, i due cascinali e il lento e sonnacchioso scivolare del fiume Astura sono la memoria storica di quegli anni di Marietta.

La presenza dei Goretti a Conca è documentata anche dal registro dei battesimi.

Il 24 dicembre 1899, Luigi e Assunta sono i padrini di Tommaso Natale Cimarelli, nato il 21 dicembre da Mario Cimarelli e Teresa Longarini di Corinaldo.

Il 4 febbraio 1900 viene battezzata Maria Teresa Goretti, sorella della Santa. Padrini sono i Cimarelli, ormai legati fraternamente al destino della famiglia Goretti (4).

 


LE FERRIERE - Giovanni Paolo II visita "Cascina Antica"
il 29 settembre 1991

 

Nella sofferta coesistenza tra il privato e il pubblico, tra l'individuo e le istituzioni, almeno per la Chiesa questi uomini hanno un nome, una dignità, un ruolo e un progetto di vita che vanno al di là delle frontiere disperate dell'egoismo umano.

Non è poco per una società dove l'avere desidera imporre il suo diktat sull'universo misterioso ma vitale dell'essere.

 

NOTE

(1) TITO LIVIO VII, 27. 42

(2) NICCOLAI - Atti dell'Acc. Romana d'Archeologia, 1828 - Storia dei luoghi una volta abitati dell'Agro Romano.

(3) HIBBY A. - Analisi storico-topografica della carta dei dintorni di Roma -Roma 1837-pag. 752.

(4) LIBER PRIMOS BAPTISMATORCJM - 1 maggio 1867 - 24 febbraio 1907 -f. 148 - n. 283.

 



OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
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