ALTARE-ARCA DELLA MARTIRE - I resti mortali della Santa,
esumati nel cimitero di Nettuno nel 1929, sono composti in
questa statua di cera (scultore Volterrani)
ricoperti dalle vesti di "figlia di Maria".
|
Appare subito come un episodio fuori la norma, irriverente verso la "cultura" dominante agli inizi del secolo scorso.
La storia di Maria Goretti con la sua aria di bambina fuori moda provoca qualcosa di più di uno shock per un fatto di cronaca commovente.
Notizie come queste non hanno titoli significativi, avvengono nell'anonimato, si consumano tra silenzi e paure ataviche. Tuttavia la violenza non è un male sconosciuto al suo tempo.
Ricordiamo l'uccisione a Monza del re Umberto I, la repressione di Milano con i suoi 100 morti e la serie ininterrotta di scandali e di corruzioni dei quali parlano a lungo i giornali dell'epoca.
Maria Goretti stupisce per la sua giovane età, per il ruvido palcoscenico delle Paludi Pontine, per le ragioni della sua morte. È sintomatico quello che dice Lorenzo Mencacci, sindaco di Anzio, qualche giorno dopo il delitto di Conca: "Maria Goretti è un caso più unico che raro" (51).
A differenza degli altri fatti di cronaca violenta si intuisce subito che la piccola Maria parla un linguaggio diverso, la sua etica esistenziale fa intravedere ideali dai connotati precisi.
Le parole di perdono per il suo uccisore, momento chiave nella sua "passione", non lasciano ambiguità sulla matrice dei suoi valori.
Abbiamo già messo in risalto che si tratta di una ragazza dal processo psicofisico "normale", che mai ha presentato caratteristiche significative nel senso di una personalità patologica.
Alessandro Serenelli del resto confermerà con disarmante onestà il racconto e le supposizioni della Goretti.
La storia del piccolo fiore di campo, pur racchiudendo delle analogie di indiscutibile fascino, proprio della letteratura verista rivela motivazioni trasparenti. La continuità storica di valori che hanno in Gesù di Nazareth l'ispiratore e la ragione qualificante, sono subito accumunate al destino di Marietta.
Fin dalle prime ore dopo la sua morte la piega degli avvenimenti assume i contorni di "martirio" e di "santità" e la dimensione religiosa di quel sacrificio viene celebrata subito sia dall'uomo della strada come dall'autorità della Chiesa.
La sua vita e la sua morte sono una pagina dell'essere Chiesa scritta con una grafia che viene dal basso e con l'autorevolezza della vittoria conquistata sul campo.
Che questa lezione venga da una bambina, rende deliranti i vecchiotti sofismi sulla religione così di moda in quel tempo.
La cultura che va dalla seconda metà del 1800 al primi decenni del 1900 è dominata dal positivismo.
Un movimento di pensiero che proclama con Conte il naufragio della metafisica, relegata ad una fase superata della Storia dell'umanità e la liberazione della coscienza dai pregiudizi filosofico-religiosi.
In Italia poi la spinta anticlericale e scandalistica per ciò che riguarda la fede cristiana è accentuata dai noti avvenimenti storici legati al Risorgimento.
Ad un piano dialettico segue una diffusa dimostrazione di intolleranza per tutto ciò che riguarda la Chiesa ed i suoi ideali.
L'Anno Santo del 1900 è etichettato dalla fiorente stampa anticlericale come "una inaudita provocazione vaticana" ed i pellegrini che giungono a Roma da ogni parte del mondo sono "i soliti quattro pidocchiosi" (52).
A Roma inoltre si stampa l'Asino, un settimanale di satira sbracata, proibito in Inghilterra ed in America per la sua blasfema aggressività verso la religione.
In uno scenario socio-culturale così contrastato, il fiorire di una storia come quella della Goretti, che da avvenimento locale si impone sempre più a livello mondiale, rappresenta l'improvvisa apparizione di un fantasma che la mentalità positivistica aveva riposto nella fiera dell'antiquariato.
Non è il racconto di una storia deamicisiana od il braccio di ferro tra il bene da una parte ed il male dall'altra.
Viene riproposto uno stile di vita, con il fantasma della religione espulso con troppa disinvoltura dalla porta che ritorna dalla finestra della realtà vissuta.
Il contrasto si fa inevitabile: molti settori della cultura che conta temono il tentativo di un riciclaggio in chiave trionfalistica del caso-Goretti.
Il dito viene subito puntato sul problema della giovane età di Marietta, una variabile ritenuta insormontabile ai fini di una possibile e qualificante credibilità.
Anche vari dignitari dell'autorità ecclesiastica, figli del loro tempo, sollevano interrogativi sulle capacità psichiche di una dodicenne.
Il problema dell'età diviene, in sintesi, lo scoglio più arduo da superare per la glorificazione tra gli uomini del piccolo fiore di campo.
Sintomatico in proposito quello che scrive il P. Mauro Liberati, postulatore della causa di canonizzazione:
"Parlai con Mons. Salotti, segretario di Propaganda Fide, di Maria Goretti. Egli mi rispose:
Non c'è nulla, è appena una bambina" (53).
Ad alimentare lo scetticismo contribuiscono anche gli studi di psicologia dell'età evolutiva, ancora lontani dal portare un serio contributo alla vasta problematica sul bambino e sull'adolescente.
È vero che in seguito il disegno di Dio si manifesterà chiaramente sulla storia di Maria Goretti e che il Magistero della Chiesa riconoscerà la maturità della sua testimonianza, ma le domande cui vogliamo dare una risposta si inoltrano sul terreno della scienza.
Alla luce delle ultime scoperte scientifiche sono giustificate le perplessità circa le capacità di una dodicenne? Come è strutturata l'attività mentale del ragazzo in codesta età? Può una dodicenne scegliere un valore invece di un altro e tendere verso un ideale tra i tanti possibili? È il caso di parlare di un progetto di vita in questa età?
È nostra intenzione trattare l'ampia problematica prima dal punto di vista psicologico, poi da quello teologico.
NOTE
(51) MAURO DELL'IMMACOLATA: Marta Goretti, ed. Coletti, pag. 95.
(52) A. GUALANDI: Maria Goretti, ed. Paoline, pag. 106-107.
(53) P. MAURO DELL'IMMACOLATA: Storia della canonizzazione di S. Maria Goretti. |