Dal 1945 ad oggi si contano ben 187 conflitti con un numero complessivo di 40 milioni di vittime. L'umanità ha conosciuto solo 60 giorni di pace totale, per il resto una scia di sangue che ha legato a doppio filo l'Oriente all'Occidente.
Attualmente sono accesi nel mondo 45 focolai di guerra, alcuni del tutto dimenticati (conflitti etnici dell'Africa centrale), altri invece hanno l'onore della cronaca quotidiana (leggi Bosnia e Cecenia).
La dura lezione della seconda guerra mondiale, con la sua estensione geografica imponente, fino a non rispettare più la distinzione tra combattenti e popolazione civile e terminata con la mostruosa singolarità della shoah, effettivamente ha insegnato molto poco. La più sanguinosa guerra che l'uomo abbia mai combattuto manda alla memoria l'immenso calvario di croci costruito in tutta Europa e un desiderio di vendetta e di ribellione.
Negli anni '70 nella guerra del Vietnam vengono scaraventate ben 18 milioni di tonnellate di esplosivo e l'America è percorsa da venti di contestazione e di rivolta. Le immagini dello sterminio in Rwanda e a Sarajevo ci stanno accompagnando mestamente verso il tramonto di un secolo tragico. Una frazione di storia inquietante e maledetta dove il male è stato visto come bene, e il bene è naufragato nel male.
Specchio e memoria di questa tragicità è stata la lettera che il Papa ha scritto l'8 maggio 1995, in occasione dei 50 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Il Pontefice si fa portavoce delle ansie e dei ricordi dell'uomo contemporaneo. Un intervento puntiglioso dove cronaca e riflessione diventano "memoria" per le generazioni future. Ricordi tragici e ferite dolorose, famiglie disperse, milioni di uomini e donne uccisi e il "diffondersi della cultura di morte". Auschwitz ne è il simbolo, "Golgota del mondo contemporaneo". La pace dell'8 maggio 1945 non fu pace per tutta l'Europa. "Alcuni popoli avevano perso il potere di disporre di se stessi ed erano stati chiusi nei confini soffocanti di un impero, mentre si cercava di distruggere, oltre che le tradizioni religiose, la loro memoria storica... Per tali popoli, in un certo senso, solo nel 1989 la seconda guerra mondiale ha avuto fine".
Quello che stupisce il Papa è che questo è continuato dopo la guerra: "Sono continuati i regimi totalitari e si sono estesi soprattutto nell'est europeo. Sono rimasti aperti i campi di concentramento e tante persone sono state imprigionate".
Col passare del tempo - scrive ancora Giovanni Paolo II - i ricordi non devono impallidire, devono invece farsi lezione severa per la nostra e futura generazione. La tragica esperienza compiuta tra il 1939 e il 1945 rappresenta oggi un punto di riferimento necessario per chi vuoi riflettere sul presente e sul futuro dell'umanità".
Il 5 luglio 1902 in località Le Ferriere di Conca, nella mega-tenuta del conte Attilio Mazzoleni, veniva colpita a morte, per un tentativo di violenza, la quasi dodicenne Maria Goretti. La vittima è la figlia più grande del compianto Luigi, emigrante marchigiano, morto a 40 anni di malaria.
Il fatto di sangue si consuma nello scenario delle Paludi Pontine, un rettangolo di fango e di miseria che dal Circeo arriva a Nettuno, il cosiddetto "Pianeta delle Zanzare", terra dimenticata e perduta, una delle zone più malariche del mondo.
A colpire con violenza Marietta (così veniva chiamata in famiglia la Goretti) è il diciassettenne Alessandro Serenelli, marchigiano e socio dei Goretti nell'azienda-Mazzoleni. Un pomeriggio afoso e assolato, un cielo terso e rovente a fare da cornice ad un episodio che colpì moltissimo l'opinione pubblica di allora. Il giornale romano "II Messaggero" manda un inviato speciale e per tre volte l'orribile fatto di Conca troverà posto nella cronaca del quotidiano.
Orrore ed odio serpeggiano nel villaggio delle lestre, l'uomo delle Paludi conosce la violenza ma, nel suo codice non scritto, barbarie come queste sono punibili solo con la morte.
Il vento dell'oblio poi soffierà su ricordi ed emozioni, ma la storia del piccolo fiore di campo valicherà i confini delle Paludi e si imporrà al mondo intero. Il disprezzo e l'odio verranno superati dal perdono, dalla fede; già il giorno dei funerali di Marietta, la gente di Nettuno racconta di porta in porta che "è morta una Santa".
Il 24 giugno 1950 la folla di piazza S. Pietro riconoscerà che Dio aveva posto il sigillo su quella storia e si inchinerà davanti alla piccola Maria. Quel sacrificio diventa così "segno" dell'amore di Dio che riesce a scrivere diritto anche sulle righe storte degli uomini. Marietta con il suo perdono diviene metafora di ogni ingiustizia che vuoi essere superata e redenta. Dalla spirale del rancore si esce solo come ha saputo fare lei.
Da quel 5 luglio del 1902 il mondo si incammina lungo i sentieri di una spaventosa Via Crucis. Violenza, odio, guerre, stermini, pulizia etnica. Quello di Marietta è stato il primo, la sua storia una vera profezia del tempo che verrà. La sua vicenda alza il sipario su di un secolo che, come nessuno, conoscerà i segni della sofferenza. Una lunga scia di sangue che da quel 1902 inonderà la terra. Il martirio di Marietta acquista così il significato di profezia per l'uomo del XX secolo.
"Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo. Se invece muore produce molto frutto" ci ricorda Gesù, invitandoci ad andare oltre gli orizzonti umani.
Marietta non consegna la sua vicenda umana alla letteratura e alla sociologia, anche se entrambe si interesseranno di lei. Il Suo testamento - non scritto - parla subito di cielo: "Lo voglio con me in paradiso" e "per amore di Gesù lo perdono" in riferimento ad Alessandro Serenelli, suo uccisore.
Marietta vive, negli ultimi momenti della sua vita, in maniera impressionante la Passione e Morte del Signore. Un accostamento che proietta la sua storia nella dimensione dell'Assoluto, del quale diviene figlia e testimone.
La sete, la solitudine, l'affido e soprattutto il perdono con la promessa del paradiso: tutto sull'esempio di Gesù. Un testamento spirituale che allontana anni luce la vicenda di Marietta dal riduttivo cliché della "santa dei cinque minuti". Il perdono di Marietta al suo uccisore ci sembra il sigillo inequivocabile al suo personale itinerario alla santità. Sarà poi questo perdono che permetterà ad Alessandro Serenelli di gettare le basi del suo riscatto.
Quello che è successo con Maria Goretti può accadere anche con la nostra società, erede di un secolo tragico e cupo. L'immenso peso della sofferenza che grava sulle generazioni future si trova attualmente in un vicolo cieco.
L'eredità di Auschwitz, Dachau, della prima e seconda guerra mondiale, del Vietnam, del terrorismo, del Rwanda, della Bosnia, se noi la consegnarne nell'orbita dell'odio e della vendetta, ci saranno ancora odii e vendette. Imitiamo Marietta. Solo il perdono può generare sentimenti diversi. Solo il perdono è seme di una umanità nuova. Solo inserendo nel circuito dell'Eterno il mistero del dolore è possibile progettare un Terzo Millennio totalmente rigenerato.
Marietta, con la sua storia e la sua piccola vita, diviene così parabola e profezia: tutto questo non è utopia ma terreno praticabile singolarmente e come comunità.
La storia del resto ce lo ha insegnato: esiste davvero per il mondo una possibilità diversa di scelta? |