LE FERRIERE - In occasione della visita di Giovanni Paolo II (29-9-1991) le spoglie di S. Maria Goretti vennero portate
a "Cascina Antica".
Su un'ambulanza come questa,
Maria giunse, 5 ore dopo il ferimento,
all'ospedale di Nettuno.
Il medico Domenico Bartoli,
che la operò e ne fece l'autopsia.
Don Temistocle Signori, arciprete di Nettuno.
NETTUNO - Ospedale Orsenigo: l'ingresso della camera dove mori Marietta.È chiamata "Tenda del Perdono".
NETTUNO - Il luogo dove S. Maria Goretti
rimase sepolta dal 1902 al 1929
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Aria di festa a Cascina Antica: i ragazzi si rincorrono per l'aia mentre le rondini ricamano nel cielo fantasie misteriose. Quel giorno si trebbia il favino.
Il sole splende caldissimo, appena uno sbuffo di vento nell'aria, l'ideale per seccare al punto giusto le fave.
Marietta è in casa per le faccende di tutti i giorni, dalle finestre aperte della cucina giungono ovattati i frastuoni della trebbiatura.
Dopo la breve sosta pomeridiana, prima di riprendere il suo posto sulla barozza, Alessandro prega mamma Assunta di rammendargli una camicia.
"Senti Marietta - dice la mamma - cosa vuole Alessandro?".
La piccola non risponde, sbriga le faccende di casa, aspetta che tutti siano sull'aia, prende una coperta su cui adagiare Teresa, e seduta accanto alla sorella si mette a rammendare la camicia di Alessandro sul pianerottolo delle scale.
Malgrado il caldo, le barozze di Alessandro e di Angelo girano e rigirano mentre i fratelli e Assunta sistemano il favino nei sacchi.
Più in là anche i Cimarelli sono impegnati nel rnedesimo lavoro.
Nello sguardo malinconico di Marietta c'è il suo piccolo grande mondo, con le sue ansie, le sue gioie, i suoi affanni.
Un leggero alito di vento inchina all'orizzonte le cime dei cipressi del piccolo cimitero di Conca: un tuffo al cuore, ricordi sempre vivissimi.
Dopo pochi minuti di lavoro, il vecchio Serenelli, già segnato dalla malaria, torna all'ombra della cascina: c'è nell'aria una sensazione di strana attesa.
All'improvviso Alessandro scende dalla barozza, prega mamma Assunta di prendere il suo posto, farfuglia una scusa, saluta il padre ed imbocca le scale di casa.
Venti gradini ripidi ed uguali percorsi con ostentata disinvoltura. Passa dinanzi a Marietta e si dirige verso il magazzino.
"Presi un punteruolo acuminato - racconta Alessandro - che Luigi Goretti aveva portato dalle Marche per cucire le scope, e lo deposi sull'angolo esterno a destra del coperchio di un cassone esistente in cucina, a destra entrando. Ciò fatto mi accostai alla Marietta e la invitai a venire dentro casa. Ella non rispose, né si mosse.
Allora l'acciuffai quasi brutalmente per un braccio e, facendo essa resistenza, la trascinai dentro la cucina che era la prima camera dove s'entrava e chiusi con un calcio la relativa porta d'ingresso con il solo saliscendi orizzontale esistente dalla parte interna.
Essa intuì subito che volevo ripetere l'attentato delle due volte precedenti e mi diceva:
- Ho, no! Dio non vuole! Se fai questo vai all'inferno!
Io allora, vedendo che non voleva assolutamente accondiscendere alle mie brutali voglie, andai sulle furie e preso il punteruolo, cominciai a colpirla sulla pancia, come si pesta il granturco...
Ricordo bene che la Maria quando le alzai le vesti cercava di ricoprirsi e questo lo fece più volte esclamando: - Che fai Alessandro? Tu vai all'inferno...
Io ricordo di aver visto del sangue anche sulle vesti e di averla lasciata mentre essa ancora si dimenava, però capivo bene che l'avevo colpita mortalmente.
Buttai l'arma dentro il cassone e mi ritirai nella mia stanza, mi chiusi dentro e mi buttai sul letto" (42).
Il pianto della piccola Teresa
Nell'ora del dramma anche il suo mondo tradisce Marietta. Il rumore delle barozze, l'allegro vociare dei bambini, la mamma impegnata a guidare il carro, i Cimarelli occupati nel lavoro. Nessuno è testimone della sua "passione".
L'orrore e la paura di quei momenti rimangono prigionieri dei muri alti e massicci di Cascina Antica.
Dopo che Alessandro sbatte la porta della sua camera, un silenzio irreale ed allucinante rimane nell'aria.
Sale il dialogo misterioso di Marietta con Dio, mentre la piccola Teresa svegliata di soprassalto incomincia a smaniare ed a piangere.
Con le poche forze rimaste, Marietta si trascina fin sulla porta e chiama debolmente il vecchio Serenelli:
"Venite su. che Alessandro mi ha ammazzata".
Finalmente il pianto sconsolato di Teresa smorza anche l'allegro frastuono della trebbiatura. Assunta, sorpresa per l'assenza inspiegabile di Marietta, manda il figlio Mariano a vedere cosa è successo.
Arriva per primo Giovanni Serenelli e veduta Marietta distesa sul pavimento chiama prima Assunta, poi anche Mario Cimarelli che batte il favino lì vicino.
"Madonna Mia! Che sarà successo in casa mia?" mormora Assunta mentre angosciata scende dal carro.
Al Cimarelli, giunto velocemente, Giovanni Serenelli abbozza smarrito:
"Questa dice che l'ha ammazzata il mio Alessandro ma Alessandro qui non c'è".
La scena raggiunge la soglia di una incontenibile commozione: il Cimarelli solleva il piccolo fiore di campo ferito a morte e lo pone sul letto, pregando la moglie Teresa di correre a prendere l'aceto perché Marietta è svenuta.
È questa l'immagine che si presenta agli occhi di Assunta:
"Io seguii Marietta che veniva portata nella sua camera da letto e mi balenò subito il sospetto che la mia piccola fosse stata violentata da Alessandro che non era presente. Sicché io la scoprii per rassicurarmi del sospetto avuto e vidi che invece era macellata nell'addome e con le budella fuori... Io diedi un urlo ed allora i Cimarelli e gli altri mi portarono fuori sul pianerottolo svenuta".
A questo punto la successione degli avvenimenti diviene convulsa e drammatica, si intrecciano dialoghi dai toni sempre più incalzanti.
Torna Teresa Cimarelli con l'aceto e riesce a far riprendere mamma Assunta:
"Teresa, mi hanno ucciso la figlia" grida disperata la povera mamma.
Poco dopo anche Marietta da segni di vita e lentamente la verità si fa strada nella sua allucinante realtà.
"Marietta, cosa ti è successo? Cosa ti senti? Chi ti ha fatto queste ferite?"
E la piccola Maria: "È stato Alessandro, mi voleva far fare del male ed io non ho voluto".
"Allora - continua la madre - diedi un urlo e gli altri mi portarono in casa Cimarelli".
"Teresa - geme Marietta - voglio star sola con te. Levami di qui, per carità non fate venir su Alessandro".
La Cimarelli le cambia le vesti insanguinate e stracciate e le fascia le ferite, mentre Marietta ripete il suo monologo:
"Alessandro quanto sei triste... tu vai all'inferno".
"Che ti ha fatto Alessandro, Marietta?" dice dolcemente Teresa.
"Mi voleva far fare del male ed io gli dicevo no!
Intanto Domenico Cimarelli corre a Conca ad avvertire dell'accaduto il conte Mazzoleni e a farsi prestare un cavallo per andare a chiamare il medico.
Mario Cimarelli invece va a Nettuno in cerca del medico condotto, dott. Bartoli e ad avvertire i carabinieri.
Il conte Mazzoleni prima di precipitarsi a Cascina Antica informa i carabinieri di Cisterna e richiede d'urgenza la Croce Rossa di Carano.
La notizia dell'odioso misfatto di Le Ferriere si diffonde rapidamente per tutta la Palude. Decine di persone intenzionate a fare giustizia sommaria marciano compatte verso Cascina Antica.
Anche l'uomo della Palude ha un suo codice di onore che non è possibile calpestare impunemente e il gesto di Alessandro non è tra quelli che hanno diritto ad attenuanti.
Nel frattempo quasi contemporaneamente giungono il dott. Ernesto Baliva della Croce Rossa di Carano ed il dottor Bartoli da Nettuno.
La piccola Maria viene medicata alla meglio e si decide il ricovero urgente all'ospedale di Nettuno.
Distesa su di una barella, Marietta varca quella porta che da sul pianerottolo, scende i gradini della scalinata, passa eterea come un sogno tra occhi velati di pianto e di amarezza. Sale sull'ambulanza che lentamente insieme a mamma Assunta, prende la via di Nettuno.
Una sensazione di vuoto e di solitudine dietro quelle ruote cigolanti sulla stradina bianca.
Marietta se ne va avvolta nel suo pallore, con la sua storia di piccolo fiore di campo e l'aria stupita di chi chiede scusa per tanto disturbo. Aveva fatto sempre tutto in punta di piedi.
Sul piccolo ponte dell'Astura i bifolchi si tolgono il cappello come fanno solo nel giorno della festa del Corpus Domini, mentre l'ambulanza scompare lentamente al di là della salita.
Quella notte a Cascina Antica non dormirà nessuno. Neanche la cena sarà pronta, è rimasta solo quella camicia di Alessandro lì sul pianerottolo!
I fratelli Goretti vengono amorevolmente ospitati nella casa dei Cimarelli, ma la sera trascorre nello smarrimento. Dirà in seguito la Cimarelli d'averli trovati durante la notte con gli occhi sbarrati dalla paura.
Per loro Marietta è veramente tutto.
L'altro dramma
"Buttai l'arma dietro il cassone e mi ritirai nella mia camera, chiusi la porta tirandomi in dentro la cordicina per sottrarmi all'ira popolare e mi distesi sul mio letto in attesa dei carabinieri.
Pensavo che tanto fuggire era inutile. Dalla camera io riconobbi voci diverse da quelle che ai gridi di Maria erano accorse; riconobbi la voce di mio padre, della madre di Maria e di alcuni vicini" (44), così dichiara Alessandro.
Un silenzio irreale regna nell'altra ala di Cascina Antica.
La porta della camera di Alessandro è chiusa e a nulla servono i ripetuti richiami ad aprire.
Il padre di Alessandro, incontrando sul pianerottolo Assunta, le dice sconvolto:
"Non è stato il mio Alessandro ma il tuo che l'ha ferita". Evidentemente la disperazione ha sconvolto la mente dell'anziano Serenelli.
Alessandro Goretti aveva 7 anni e sedeva con la madre sulla barozza al momento della tragedia. Mario Cimarelli non riesce a trattenere la stizza e si scaglia con rabbia su Giovanni Serenelli.
Un guardiano del conte Mazzoleni, di nome Nicola Antimo Romagnoli, diviene protagonista di quei momenti convulsi. Sente le grida da lontano, accorre a Cascina Antica, vede la porta chiusa della camera di Alessandro e per paura che l'assassino scappi chiude anche da fuori la porta.
Il Mazzoleni giunto da Conca fa sorvegliare l'assassino da guardiani armati in attesa dell'arrivo dei carabinieri, mentre i massari armati di fucili e forconi circondano il casolare.
Da Carano poco dopo arrivano i carabinieri che arrestano Alessandro e riescono a stento a difenderlo dalla folla inferocita.
Anche il Serenelli varca la porta della cucina, scende i gradini della scalinata, ma passa dinanzi ad occhi che esprimono odio e vendetta. A piedi, ammanettato, trascinato da due cavalli, scompare nella polvere al di là dell'Astura.
Su indicazioni di Alessandro, il conte Mazzoleni ritrova il punteruolo insanguinato con la punta contorta. A metà strada tra Nettuno e Le Ferriere il Serenelli incontra l'ambulanza che si dirige verso Nettuno:
"Ecco l'assassino" commenta mamma Assunta, poi ognuno per la sua strada.
I carabinieri con il prigioniero arrivano a Nettuno al tramonto; un atteggiamento provocatorio da parte di Alessandro, il disprezzo della gente della cittadina tirrenica.
Verso la mezzanotte il carabiniere Orlando Ruggeri riesce a stendere il seguente verbale:
"L'arrestato Serenelli, a noi Ruggeri e Pierattini che lo traducemmo dalle Ferriere a Nettuno, confessava di aver ferito la Goretti perché essa aveva rifiutato una sua proposta di amore fattale precedentemente e perché non ha voluto in quel giorno accondiscendere ai suoi desideri" (45).
La mattina dopo Alessandro con il treno viene condotto a Roma nel carcere di Regina Coeli. Particolare significativo: il convoglio passa dinanzi all'ospedale Orsenigo mentre la Goretti lo sta perdonando.
In seguito il Serenelli sarà riconosciuto dal tribunale colpevole e responsabile del delitto e condannato a 30 anni di lavori forzati. Non viene condannato all'ergastolo perché minorenne.
Giovanni Serenelli, licenziato dal Mazzoleni, torna alla sua Paterno, portandosi dietro l'incubo del più completo fallimento.
La scelta di amare, comunque
Il sole dipinge sull'orizzonte scenari di struggente nostalgia.
È il tramonto di un giorno di luglio caldissimo, Nettuno si rispecchia nel suo mare.
La gente distratta e festaiola torna dalla spiaggia, appena un sussulto di tenerezza per una bianca ambulanza che lentamente cigola lungo la bianca stradina che, passando per il centro, raggiunge l'ospedale Orsenigo.
Sono quasi le 20, cinque ore sono passate dal delitto consumato a Cascina Antica. Marietta viene portata subito in camera operatoria e l'intervento dura fino alle 22. Prima dell'operazione, su consiglio dei medici, il P. Guijarro cappellano dell'ospedale confessa la piccola.
La gravità delle sue condizioni non permette l'anestesia ed i medici Bartoli, Perotti ed Onesti tentano l'impossibile.
Il dott. Bartoli così ricorda quei momenti:
"La trovai colpita in più parti nell'addome e nel torace, come pure dopo, nell'atto dell'autopsia, la trovai ferita al cuore. Durante le cure che io le apprestavo la fanciulla aveva invocazioni alla Madonna e conservò la sua calma. Ora non ricordo le parole precise pronunciate dalla Goretti, però attesto che essa ha sempre conservato lucidissime le facoltà mentali" (46).
Appena fuori la camera operatoria Marietta sussurra alla mamma:
"Mamma, sto bene, come stanno i fratellini? Stai qui questa notte?" (47).
Al capezzale durante la notte rimangono Luisa Cuccalon de Bagner, Suor Beniamina e Suor Aurelia dei Poveri di S. Caterina da Siena.
Ad Assunta non è permesso rimanere in ospedale e passa la notte a palazzo Enzoli, vicino all'Orsenigo, ospite della famiglia Donati.
"Appena giorno - ricorda Assunta - tornai all'ospedale e chiesi a Marietta come si sentisse.
"Benino" rispose Marietta. Ma la voce era più debole della sera precedente. Mi chiese dove avevo passato la notte, manifestò il desiderio di rivedere i fratellini e mi pregò di non far entrare il Serenelli".
Ma la setticemia inesorabilmente compie il suo corso, la febbre diviene altissima, il suo volto sempre più trasparente.
"Pareva una S. Filomena, tutta bianca, con la chioma sciolta - racconta mamma Assunta - la guardavo non solo per affetto ma anche per venerazione".
Vengono i carabinieri per il rito dell'interrogatorio e poco dopo i medici per la medicazione.
I ricordi tornano alla mente di Marietta in modo convulso, la sua "passione" continua sempre più straziante. Diviene insopportabile anche la sete:
"Datemi una goccia d'acqua. Possibile che non possiate darmi una goccia d'acqua?".
"Mariettina - rispose la mamma - il dottore ha detto che ti farebbe male. Porta pazienza per amore di Gesù in croce più assetato di te".
Misterioso ma visibile intanto continua il dialogo con Dio. Sono sorprendenti le analogie tra gli ultimi momenti della Marietta e quelli di Gesù: le stesse parole, la stessa sete, il medesimo perdono.
I presenti rimangono colpiti dalle numerose espressioni di amore della Marietta per la Vergine Maria. Il suo volto sempre più di cielo s'illumina quando il cappellano, iscrivendola all'associazione delle Figlie di Maria, le appende la Medaglia al collo.
Molti testimoni di quei momenti non hanno dubbi ad ammettere che Marietta ha una visione straordinaria della Vergine.
Ma il nostro fiore di campo deve scrivere ancora la sua pagina più sublime. Il perdono al suo uccisore segna il passo più importante nella sua identificazione con Cristo Gesù ed uno dei gesti più qualificanti della sua santità.
È il parroco Temistocle Signori a porre esplicitamente la domanda. La risposta di Marietta è precisa:
"Sì, per amore di Gesù gli perdono, e voglio che venga con me in Paradiso" (48).
Le condizioni di Marietta peggiorano improvvisamente, perde più volte conoscenza. Nei momenti di delirio, come una nenia, rievoca la tragedia di Cascina Antica.
Le sue ultime premure sono per i fratellini, la mamma ed il babbo, quasi un testamento di amore per coloro che sono stati il suo mondo.
Chiama anche la dolce Teresa in un'impossibile invocazione di aiuto, poi si abbandona serenamente sul cuscino senza vita.
Sono le 15,45 del 6 luglio 1902: Marietta ha 11 anni, 8 mesi e 21 giorni.
Il piccolo fiore di campo è maturo per i giardini del cielo.
Il referto medico
La furia di Alessandro Serenelli appare nella sua brutalità solo al momento dell'autopsia, eseguita sul corpo della Marietta a 24 ore dalla morte. Ad eseguirla sono i medici Giuseppe Impallomeni e Bartoli. Teresa Cimarelli presta il giuramento di rito per l'identità della defunta.
Dagli atti processuali trascriviamo il referto medico:
- 1.2. piccole ferite nella faccia interna del braccio destro di un millimetro circa, una prossima all'altra.
- 3. ferita nel torace a destra, sotto la clavlcola, estesa mm. 3.
- 4.5.6. 7.8.9. sei ferite sul dorso come segue: una lungo la scapola sinistra in corrispondenza della settima cestola, estesa 9 mm.
Una lungo la colonna vertebrale in corrispondenza dell'ottava vertebra, estesa mm. 5. Tre ferite a sinistra tra la linea scapolare e paravertebrale in corrispondenza della decima costola ed undicesimo spazio intercostale, estese ciascuna mm. 12. Altra ferita al di sotto di questa estesa cm. 2 1/2.
-10. Ferita al fianco, piccola.
- 11.12.13.14. Vasta ferita rettilineare, replicata sull'addome, estesa cm. 12, alla parte dritta obliquamente da destra a sinistra.
- 15. Piccola contusione al gomito destro.
- 16. Piccola ecchimosi al ginocchio destro.
- 17.18. Due piccole ecchimosi sul quarto medio della superficie anteriore della gamba sinistra. Quattro delle suddette ferite lesero il pericardio, il cuore all'orecchietta destra ed il polmone sinistro, nonché il diaframma. Cinque penetrarono la cavità addominale e lesero l'intestino tenue, l'iliaca ed il mesentere. Causa unica ed assoluta della morte fu la peritonite settica originata dalle ferite intestinali, nonché la grave emorragia prodotta dalle numerose lesioni.
Poco prima di morire Marietta, mamma Assunta chiede al dottore se Alessandro sia riuscito comunque nel suo intento:
"Non dubitare - risponde il medico - essa è come è nata" (49).
Il referto medico conferma l'allucinante confessione di Alessandro Serenelli:
"Tiravo giù colpi all'impazzata, come si pesta il granoturco, come se colpissi un legno".
In occasione del Centenario della sua Nascita, Marietta ha voluto fare a tutti un grande dono: nei sotterranei dell'ex ospedale Orsenigo è stato ritrovato il tavolo operatorio su cui con certezza quasi assoluta venne operata ed eseguita l'autopsia della Goretti.
Il merito va alla signora Gatti di Nettuno che si serviva del tavolo di marmo per stendere la creta e che ha narrato al vostro cronista questi particolari inediti.
Il sole nella notte
Il delitto di Conca, l'agonia ed il perdono di Marietta al suo uccisore passano di porta in porta con la suggestione di una laude medioevale.
Il popolo intuisce, ama e condanna, con i criteri rubati alla saggezza dell'imponderabile:
"È morta una martire, è morta una santa".
Mamma Assunta ricorda che, dopo i primi tentativi di conforto, la gente passava addirittura alle congratulazioni per essere la mamma fortunata di una Santa.
Nettuno vacanziera e frivola si commuove profondamente alla storia del piccolo fiore di campo venuto a morire sulla riva del mare dall'inferno della palude.
Il giorno dei funerali, martedì 8 luglio, "II Messaggero" di Roma sotto il titolo "La belva umana, efferato delitto a Nettuno", riferisce l'episodio di Cascina Antica dandone ampio risalto. Fatto insolito, ampi stralci del funerale sono riportati nelle edizioni del 9 e 10 luglio.
Una folla strabocchevole partecipa la mattina dell'8 luglio ai solenni funerali di Maria Goretti, il termometro segna a Roma 31°.
La S. Messa è celebrata nella cappella dell'Ospedale dal parroco di Nettuno Temistocle Signori. Poi la salma, accompagnata dalle associazioni religiose della città, giunge al cimitero dove è tumulata nell'area che il comune di Nettuno concede gratuitamente.
L'arciprete Signori scrive così la cronaca di quei giorni:
"L'anno del Signore 1902 il 6 di luglio, Maria Goretti figlia del fu Luigi ed Assunta Carlini di Corinaldo in provincia di Ancona, di circa 12 anni di età rese il suo spirito nella comunione di Santa Romana Chiesa e fu sepolta il giorno otto. Fanciulla timorata di Dio il giorno innanzi presso il paesello di Conca, assalita nel pudore ed opposta vigorosa resistenza, cadde esanime colpita da dieci profonde ferite. Trasportata all'ospedale dei Fatebenefratelli ed amorevolmente accollavi, si confessò, ricevette il santo viatico e la estrema unzione del cappellano R Martino Guijarro e perdonando di cuore il suo uccisore morì nel bacio del Signore" (50).
Ai funerali non assiste mamma Assunta tornata a Le Ferriere vicino agli altri figli, ma nessuno di essi metterà più piede nella Cascina Antica.
Dei funerali trasformatisi in autentico trionfo sanno dal racconto fatto dal Mazzoleni.
Rimangono ospiti dei Cimarelli che pensano poi ad ordinare tutti i poveri ricordi della famiglia Goretti. Assunta Goretti abiterà a Le Ferriere fino al termine del processo penale contro Alessandro Serenelli.
Prima di lasciare l'aula del tribunale, a somiglianza della figlia Maria, interrogata esplicitamente dal Presidente del Tribunale, perdona pubblicamente l'uccisore di Marietta.
Nell'estate del 1903 torna a Corinaldo più povera di quando è giunta dalle Marche. Ottiene dai carabinieri di Nettuno il rimpatrio gratuito per le sue disagiate condizioni economiche.
Le figlie Ersilia e Teresa, grazie all'interessamento del sacerdote Remolo Allegrini, sono ospitate in istituti religiosi femminili di Roma. Alessandro, Angelo e Mariano temporaneamente seguono la mamma nella dolce Corinaldo, ma anche per loro l'avventura è solo all'inizio.
NOTE
(42) PROC. INF. f. 169. Proc. ap. pag. 261.
(43) PROC. IMF. f. 84-158-169-178.
(44) PROC. AP pag. 281-285.
(45) PROC.INF. f. 177-179.
(46) PROC. AP. pag. 123.
(47) PROC. AP. pag. 325.
(48) PROC. INF. f. 54-71-85-200-306
(49) POS. SUP MART. pag. 29.
(50) POS. SUP MART. pag. 97. |