CORINALDO - Il Santuario diocesiano
di S. Maria Goretti |
Le colline segnano all'orizzonte idoli silenziosi, lasciando Corinaldo incantevole nel suo vestito di mattoni e di nostalgia.
Le vie di Borgo Sopra sono state disegnate dalla storia, rimane lo splendore di una civiltà che ha il colore del tempo.
La collina è dolce e pettinata da lunghi filari di viti e di ulivi. Dalla terra color sabbia germogliano le mura ed i palazzi, testimoni di un passato prestigioso.
Lungo via del Corso si specchiano scenari improvvisi, fatti di saliscendi, balconi e scalinate. La Piaggia con i suoi 109 gradini ed il caratteristico Pozzo della Polenta, fino a Piazza S. Spirito. Un palcoscenico naturale in attesa solo di comparse e di protagonisti.
La fonte del Calcinaro, la romantica piazzetta di Porta S. Giovanni con il pozzo del Bargello, il vicolo del Quattrocento, lo sforzesco Torrione del Cassero, la porta del Mercato, lo Sperone del Martini e la truculenta Torre dello Scorticatore. Nomi ed angoli familiari anche alla nostra Marietta.
La fede è testimoniata dalle chiese e dalle numerose edicole dedicate alla Vergine Maria. La collegiata di S. Francesco dagli altari solenni come cattedrali, dove la Marietta è battezzata il 17 ottobre 1890. Nel 1910 vi è eretto un monumento in suo onore.
La chiesa dell'Addolorata costruita nel sec. XVII in stile barocco, nella cui cripta era conservata una reliquia della Santa.
Le case nascondono a tratti l'infinito ed il palazzo dei Malatesta si affaccia su vallate colorate.
La storia di Corinaldo ed il temperamento dei suoi abitanti sono sinteticamente scolpiti nello stemma cittadino: "Cineribus orta, combusta
revixi".
CORINALDO - Porta Nuova o Porta del Teatro
(restaurata nel 1971) |
CORINALDO - Panorama
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L'origine della città è legata alla distruzione dell'antica Suasa ad opera di Alarico re dei Visigoti. I suoi abitanti ricostruiscono le case e le mura sulla collina vicina, da qui il nome Corinaltum (quasi un "curre in altum"). Nel 754 Pipino il Breve cede Corinaldo al Papa, donazione confermata da Ludovico il Pio nell' 827.
Nel 1360 la città viene rasa al suolo e nel 1366 riedificata con decreto di papa Urbano V e donata ai Malatesta. Nel 1786 Pio VI in riconoscimento del suo passato conferisce a Corinaldo il titolo di città.
Appena fuori l'abitato sulla via che porta al convento dei Cappuccini si trova Pregiagna (a Corinaldo viene chiamata "la Presagna")
CORINALDO - Una immagine della tradizionale
Festa del Pozzo della Polenta e la Piaggia
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Una strada incisa sulla collina attraversa vigneti, poderi e termina la sua corsa dinanzi ad un casolare, dove una lapide bianca ricorda che il 16 ottobre 1890 nacque Maria Goretti.
CORINALDO - La porta e le scale che
conducono al primo pianodella casa Natale |
Un piccolo giardino di margherite e di dalie fa da velo al portoncino d'ingresso. Al pianterreno la stalla e la cantina e l'angolo per la preghiera, poi una scala immette nel piano superiore con la cucina ed il grande focolare. Alla sinistra la camera dei genitori dove nacque Marietta, sulla destra quella dove dormivano i figli, piena di ricordi e di silenzi.
Sparsi in apparente disordine oggetti e mobili d'epoca, mentre spicchi di azzurro e di verde filtrano dalle finestre. C'è nell'aria una sensazione di attesa, come se qualcuno debba arrivare da un momento all'altro.
Marietta non c'è più ma ancora tutto parla di Lei; la sua non è una storia di fiori appassiti. Senza ragione ti sorprendi ad accarezzare quelle mura e quelle travi con l'illusione di giocare con il divino.
Fuori sull'aia ci sono due gelsi centenari, testimoni divertiti di tanti nascondini e di tanti spensierati girotondi.
Per sei anni è stato il suo piccolo grande mondo. Corinaldo guarda al di là della collina e l'ultimo raggio di sole illumina le cime dei cipressi di Presagna, come la punta di un immenso braciere.
Quando giri l'angolo e torni sul viottolo, due bianchi colombi si posano sul tetto.
Una giovane donna, gli occhi profondi, il volto pulito ed il passo di chi non ha fretta, racconta che abitano nella soffitta della casa di Marietta.
Sono gli ultimi custodi di un segreto che il tempo non osa ingiallire.
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