Cap. 39
Non passano corona nobiliare e Gonfalone con littorio
Il 14 febbraio 1935, il podestà Alfredo Duranti decide di adottare un nuovo Stemma, sempre con il dio Nettuno sulla conchiglia trainata da due cavalli marini, e quindi un nuovo Gonfalone.
Così delibera il podestà in data 14-19 febbraio 1935 - Anno XIII dell'Era Fascista- per la richiesta dello Stemma:
"Visto che dagli atti, per quanto riguarda l'uso dello Stemma Civico, non si rinviene una concessione o riconoscimento di legittimo possesso da parte della Consulta Araldica, che il Comune ha fatto sempre uso dello Stemma riproducente Nettuno Dio del Mare, che quanto sopra indubbiamente per il fatto che, come risulta da cenni storici, questa città ebbe origine da un Tempio dedicato a Nettuno Dio del mare, delibera di "presentare domanda a S. Ecc. il Capo del Governo diretta ad ottenere il riconoscimento di fare uso dello Stemma Civico di questo Comune conte da bozzetto colorato riproducente <Scudo sormontato da corona, nel quale sui due terzi inferiori, su fondo marino, campeggia una conchiglia trainata da due cavalli marini (uno bianco e uno sauro) con due tritoni inneggianti. Nella conchiglia vi è il Dio Nettuno in atto di comando. Nella rimanente terza parte superiore de/lo scudo stesso è riprodotto il Capo del Littorio, istituito con R. Decreto 12 ottobre 1933 n. 1440> Stemma giustificato dalle ragioni di cui alle premesse".
Con altra delibera, nella stessa seduta, il Podestà chiede la concessione del Gonfalone:
"Visto che dagli atti, per quanto riguarda l'uso del Gonfalone Civico, non si rinviene una concessione o
riconoscimento di legittimo possesso da parte della Consulta Araldica, che il Comune ha fatto uso fin dai tempi remoti, del Gonfalone delle seguenti dimensioni: metri 1,10 di larghezza - metri 1,50 di lunghezza da un lato e metri 1,90 dal lato maggiore, diviso, nel verso della lunghezza, in tre parti di cui la prima e la terza larghe ciascuna centimetri 20 di colore verde mare, la media larga centimetri 70 di colore celeste. La parte centrale, nella base, è suddivisa in tre parti uguali, la prima lunga metri 1,60; la seconda metri 1,70; la terza metri 1,80. Il Gonfalone ha cordoni, fiocchi, alabarda e pomi in argento, asta lunga metri 3, con trasversale, in velluto bleu Savoja, con borchie in argento. Nel centro è riprodotto lo Stemma Civico di cui alla precedente deliberazione n. 29 in data odierna, ... delibera di "presentare domanda a S. Ecc. il Capo del Governo diretta ad ottenere il riconoscimento di fare uso del Gonfalone Civico di questo Comune come in narrativa..."
Il 13 marzo 1935, il prefetto Perez trasmette alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Consulta Araldica- le due domande del Comune di Nettuno.
In data 26 giugno 1935, il commendatore dott. Emilio Re, Commissario della Regia Commissione Araldica Romana per il Lazio, l'Umbria e le Marche di Roma, presenta la seguente relazione:
"Il Comune di Nettuno, feudo prima degli Orsini, poi dei Colonna e passato infine neI 1594 alla camera Apostolica per vendita finta a quest'ultima da Marcantonio Colonna III il 13 settembre di quell'anno. ha sempre avuto uno Stemma parlante, e cioè la figura del Dio Nettuno. Solo può esserne variata la rappresentazione perché mentre, ad es., in un sigillo in ostia aderente a un documento del 1570, conservato nell'Archivio Colonna e segnalato dal Tomassetti a pag. 333 del volume lI della <Campagna Romana>, la figura di Nettuno emerge dalle onde ed appare sola nel campo, nel bozzetto a colori che è unito alla domanda del Podestà di Nettuno, il 19 febbraio del corr anno, inviata per parere a questa Commissione Araldica, il Dio Nettuno invece rappresentato in piedi su un carro tratto sulle onde da cavalli marini.
Il relatore è d'opinione che tale seconda rappresentazione -in tutto corrispondente, come la prima, alle buone norme araldiche -possa senz'altro approvarsi: solo propone che ne vengano eliminati i due tritoni, situati in punta. postochè -com' è noto- i tritoni sono piuttosto adoperati come supporti dello scudo che come figura dell'arma. Nulla poi osta che, consentendo alla domanda del medesimo Podestà, lo Stemma venga fregiato del Capo del Littorio a forma di quanto prescrive il R.D. 12 ottobre 1933, n. 1440.
Concludendo, lo Stemma di Nettuno potrebbe essere descritto nel modo seguente: d'azzurro al Dio Nettuno, coronato all'antica di oro, coi lombi cinti d'una fascia di rosso, tenente con la sinistra un tridente e con la destra indicante la rotta; in piedi su una conchiglia tratta verso destra da due cavalli marini sul mare al naturale: al capo del Littorio. Qualora si volessero concedere i supporti, si potrebbe aggiungere: lo scudo sostenuto da due tritoni. Quanto al Gonfalone nulla osta che possa venire approvato quello figurato nell'unito bozzetto a colori, e che è costituito d'un drappo listato a destra e a sinistra di verde mare e nel centro d'azzurro caricato dello Stemma di cui sopra: guarnizioni d'argento, alabarda fasciata similmente d'azzurro, annata d'argento".
L' 8 novembre 1935 la Regia Commissione Araldica Romana per il Lazio, l'Umbria e le Marche di Roma restituisce alla presidenza del Consiglio dei Ministri la pratica del Comune di Nettuno, con la relazione approvata dalla Commissione nell'adunanza del 26 giugno.
Si arriva così al 6 febbraio 1936, quando la Giunta Permanente Araldica delibera:
"Premesso che la R. Commissione Araldica Romana espone:
che il Comune di Nettuno, feudo prima degli Orsini, poi dei Colonna e passato infine nel 1594 alla camera Apostolica per vendita fatta a quest'ultima da Marcantonio Colonna III il 13 settembre di quell'anno, ha sempre avuto uno Stemma parlante, e cioè la figura del Dio Nettuno. Solo può esserne variata la rappresentazione perché mentre, ad es., in un sigillo in ostia aderente a un documento del 1570, conservato nell'Archivio Colonna la figura di Nettuno emerge dalle onde ed appare sola nel campo, nel bozzetto a colori che è unito alla domanda del Podestà di Nettuno, il Dio Nettuno è invece rappresentato in piedi su un carro tratto sulle onde da cavalli marini. Si è d'opinione che tale seconda rappresentazione in tutto corrispondente, come la prima, alle buone norme araldiche - possa senz'altro approvarsi: solo si propone che vengano eliminati i due tritoni, situati in punta, postochè - com'è noto- i tritoni sono piuttosto adoperati come supporti dello scudo che figura dell'arma. Concludendo, lo Stemma di Nettuno potrebbe essere descritto nel modo seguente. D'azzurro al Dio Nettuno, coronato all'antica di oro, coi lombi cinti d'una fascia in rosso, tenente con la sinistra un tridente e con la destra indicante la rotta; in piedi su una conchiglia tratta verso destra da due cavalli marini sul mare ai naturale: al capo del Littorio. Qualora si volessero concedere i supporti, si potrebbe aggiungere: lo scudo sostenuto da due tritoni. Quanto al Gonfalone nulla osta che possa venire approvato quello figurato nell'unito bozzetto a colori, e che è costituito d'un drappo listato a destra e a sinistra di verde mare e nel centro di azzurro caricato dello Stemma di cui sopra. guarnizioni d'argento, alabarda fasciata similmente d'azzurro, armata d'argento; allo stato degli atti, sul parere conforme della R. Commissione Araldica Romana il Commissario del re propone e la Giunta delibera potersi riconoscere con Decreto del Capo del Governo al Comune di Nettuno, in provincia di Roma, lo Stemma sopra descritto con lo scudo sostenuto da due tritoni; potersi riconoscere il Gonfalone richiesto ".
Il documento si chiude con questa annotazione:
"Prima di emettere il Decreto, chiedere al Podestà i documenti che giustifichino l'uso della corona nobiliare sullo Stemma, nonché quelli a giustificazione del riconoscimento del Gonfalone"
La concessione non arriva e il 28 aprile 1936 il Prefetto di Roma Perez, per aderire ad analoga richiesta del Commissario Prefettizio di Nettuno (Aurelio Leone) chiede alla Consulta Araldica di fargli conoscere se e quali provvedimenti siano stati adottati sulla domanda diretta ad ottenere il riconoscimento dello Stemma civico e del Gonfalone.
Il 27 giugno 1936, la Consulta Araldica chiede al Prefetto di Roma di voler comunicare al Podestà del Comune di Nettuno che, per l'ulteriore istruttoria della sua istanza, intesa ad ottenere il riconoscimento dello Stemma e del Gonfalone comunale, è necessario, su conforme richiesta degli organi araldici competenti, che egli faccia pervenire alla Consulta Araldica i documenti probatori che giustifichino l'uso della corona nobiliare sormontante lo Stemma proposto.
Non risulta, però, presso l'Archivio Centrale dello Stato, che il Commissario Prefettizio di Nettuno abbia più giustificato la presenza della corona nobiliare sul bozzetto di Stemma inviato alla Consulta Araldica.
Non si rinvengono altri documenti, il che lascia pensare che la questione sia stata accantonata. Altre nubi minacciose si addensano sul cielo di Nettuno. |