Cap. 2
Il Palazzo baronale dei Colonna e dei Borghese.
In questi anni, dunque, il Municipio è nel Palazzo Colonna.
"L'edificio è tra i più antichi e imponenti di Nettuno. La sua rilevanza nella storia e nello sviluppo del tessuto urbano della città all'interno del castello è documentata dalla costante presenza in tutte le più significative rappresentazioni cartografiche del territorio.
L 'edificio, che chiude verso ponente piazza Colonna, fu in origine il simbolo del potere feudale in quanto luogo di residenza dell'antica famiglia Colonna diventata, dopo l'elezione al soglio pontificio di Martino V (1417-1431), tra le più potenti dinastie di Roma. Fu infatti questa casata nobiliare, discendente dai conti di Tuscolo, a detenere dal 1426 fino al 1594 la proprietà dell'intera terra di Nettuno, salvo quella breve parentesi, dal 1501 ai 1503, in cui subì la confisco dei beni da parte dei Borgia. E' durante la loro signoria che il palazzo, probabilmente già parzialmente esistente all'epoca dello proprietà degli Orsini, assunse quella tipologia architettonica cinquecentesca che ancora oggi lo caratterizza. Un' iscrizione posta sotto lo stemma Colonna murato sulla torre dell'orologio, ci informa infatti che, nel 1569, Marcantonio Colonna, oltre a scoprire un importante giacimento di vetriolo presso "tor Caldana", si preoccupò di abbellire ed erigere nuovi edifici e restaurare il Castello di Nettuno.
Tra questi abbellimenti rientrò probabilmente anche l'ampliamento della propria dimora che, nonostante risulti poco appariscente all'esterno, dovette avere a quei tempi internamente un tono più sfarzoso. I Colonna furono infatti notoriamente illustri mecenati e possessori di una delle più celebri collezioni d'arte. La loro passione verso tutte le forme di espressione artistica è documentata anche a Nettuno dall'accoglienza offerta, presso la loro corte, al poeta Antonio Ongaro, autore dell' "Alceo", la celebre favola pescatoria" rappresentata per la prima volta nel 1581 proprio nel palazzo baronale.
Nel 1594 con la nota vicenda della vendita del territorio a Clemente VIII Aldobrandini terminò il dominio locale dei Colonna, ma non tramontò l'importanza del palazzo che passò di conseguenza fra le proprietà della reverenda Camera Apostolica.
Diventato "Palazzo Camerale" l'edificio subì un nuovo ampliamento. Nel 1689 infatti Giovan Battista Cingolati, l'agrimensore marchigiano incaricato da monsignor Giuseppe Renato Imperiali di redigere un catasto della città di Nettuno, così lo descrisse: "Il Palazzo novo Camera/e viene così chiamato per esser questo più moderno dell'altro. E' questo situato sopra la porta della terra di Nettuno, et è di primo, secondo e terzo piano, con soffitti del tetto. il primo piano serve per l'entrata Porta, Corpo di Guardia de So/dati, e botteghe, il Secondo Piano serve per Quartiero, e abitazione di detti soldati, e per abitazione di Sbirri, e prigioni; il Terzo, et ultimo Piano, serve per uso d'Affittuari e Ministri, et hora per l' habitazione del Vice Governatore Civile, ma tutto sta in arbitrio di Monsig.or ill.mo Tesoriere protempore.
Il Palazzo Vecchio Camerale viene così chiamato, per essere questo l'antico Palazzo dove risedevano gl 'Antichi Sig. ri e Patroni della terra di Nettuno, e Ministri di essi; e per quanto si cava dalle più recenti memorie, fù della nobile et antica Famiglia de Colonna come si verifica da un 'Arme di pietra di essa Casa Colonna, quale presentemente si vede attaccata in detto Palazzo nel muro della Torre; E tanto questo è di Primo, Secondo, e Terzo Piano; il P. serve per l'uso del forno comune, botteghe, magazzini da grano, et altre comodità per uso di Casa; il Secondo Piano serve per abitazione dell'Affittuario, si come del Vice Governatore, Sala del Consiglio del Commune, Cancellaria, et altro; il Terzo Piano per esser poco bono d'abitarvi serve per comodo de Ministri, et Affittuurio, come sopra, è contiguo, et annesso a questo palazzo nel più basso di esso che confina con il Mare, vi è la Mo/a da grano alla quale devono andare a macinare tutti di Nettuno, e pagare la solita molitura".
Da questa descrizione si deduce chiaramente che al nucleo originario del palazzo venne aggiunta, dopo il 1594, l'ala collegata attraverso l'arco alla torre con l'orologio. Fu inoltre probabilmente sempre in questi anni che la facciata verso la Collegiata di San Giovanni assunse un 'importanza maggiore diventando l'ingresso principale rispetto a quello posto verso il Palazzo Pamphili.
Risalgono al XVIII secolo una serie di descrizioni dell'edificio redatte dagli architetti camerali su incarico della Camera Apostolica. Nel 1735 e nel 1746 le ricognizioni furono effettuate dall'architetto Nicola Michetti (1675 - 1758); nel 1772 il rapporto, sulla situazione dei beni della terra di Nettuno, venne firmato dall'architetto Francesco Navone (ante 1759-18O4). Si sa che all'interno l'edificio era caratterizzato, al piano nobile, da un grande salone, adibito a sala del Consiglio e da una serie di corridoi definiti logge, oltre a vari camerini utilizzati per comuni funzioni.
Nel 1831 l'edificio subì un nuovo passaggio di proprietà. Il 21 febbraio con la vendita del territorio di Nettuno a Don Camillo Borghese il palazzo entrò a far parte dei beni della celebre famiglia toscana. Il fabbricato non venne però mai utilizzato come propria residenza dai Borghese che scelsero invece, per i loro soggiorni locali, la villa Costaguti, acquistata l'anno dopo e ancora oggi di loro proprietà La famiglia amministrò il palazzo riconfermandone l'affitto ai fratelli Cortese a cui la Reverenda Camera lo avevano appaltato, insieme ad altri beni, per diciotto anni a partire dal 19 settembre 1827. Ancora oggi un'ala dell'edificio appartiene ad un ramo della famiglia Borghese mentre il resto del palazzo, suddiviso in vari appartamenti, risulta venduto a diversi proprietari ".
N.B. Dobbiamo questa preziosa e originale ricerca sul Palazzo Colonna alla dott.ssa Federica Papi, dottoranda dell'Università Roma Tre, che partecipa al progetto dell'Istituto CROMA (Centro per lo Studio di Roma) per un ampio e nuovo studio sul territorio di Nettuno e di Anzio.
L'Autrice e il presidente dell'Istituto, professor Carlo Maria Travaglini, ci hanno concesso in via eccezionale, ma con grande generosità, di anticipare la pubblicazione dell'intero capitolo, che comparirà presto nel volume "Anzio e Nettuno. Un atlante storico-ambientale", a cura di G. Caneva e C.M. Travaglini, edito dal CROMA - Università Roma Tre e dalla Provincia di Roma. |