Cap. 22
Si avvicina la fine del 1908 e l'appalto viene affidato alla ditta Emilio Rosa
"Il Presidente comunica che in conformità della deliberazione Consigliare 27 Luglio corrente anno n. 135 venne invitato a mezzo lettera il Sig. Michele Deasty a decidersi entro il termine di giorni dieci sull 'accettazione dei lavori del nuovo Palazzo nel modo precedentemente accordato e dal Consiglio accettato. Il giorno 10 il Sig. Deastì fece conoscere a mezzo di un suo rappresentante che, non avendo potuto concludere un' operazione finanziaria, lasciava libero il Municipio di provvedere ai propri interessi.
Intanto è pervenuta una seconda domanda di concessione a trattativa privata da parte del Sig. Emilio Rosa, altro noto costruttore della Capitale, per il che della proposta viene oggi ripresentata con due domande di concessione, delle quali fa dar lettura. Fa rilevare che quella della ditta Arcomanni e Petrongari riguarda la concessione del lavoro col pagamento in quattordici annualità senza ribasso sui prezzi, anzi coll'aumento per alcune voci, e con molte sostanziali variazioni del Capitolato e senza specificare l' interesse annuo scalare sulle rate di ammortamento; e che quella del Sig. Rosa dopo aver elevato a trenta le annualità per l'ammortamento del debito chiede l'aumento per alcune voci, e chiede la concessione senza ribasso, con gli interessi scalari del 6%, senza altre modificazioni nei rapporti del Capitolato ".
Dopo lungo dibattito il Consiglio autorizza il Sindaco a chiedere al Prefetto della Provincia l'abbreviazione dei termini per l'approvazione in seconda lettura, e dispone di invitare il Rosa a fare il deposito di lire ventimila, presentando al Consiglio stesso la relativa dichiarazione della Cassa dei Depositi e Prestiti nel giorno in cui dovrà aver luogo la detta seconda approvazione.
Il contratto di appalto, che affida i lavori alla ditta Emilio Rosa, impresario di Acuto residente a Roma, viene stipulato il 4 novembre 1908 dal notaio Giuffré, per l'importo di lire 182.717,18 (oggi sarebbero circa 583.000 euro) ma non andrà tutto liscio.
(dalla deliberazione consiliare n. 163 del 10 settembre 1908) |