La Malaria
Per anni si crede la malaria, che si manifesta con violenti accessi febbrili ricorrenti, malattia dovuta a queir aria cattiva, miasma, che si solleva, con la nebbia, dalla palude laddove le acque ristagnano o corrono lentamente nei fossi infestati da alte erbacce.
Dal 1880 in poi, studi di medici italiani, dimostrano che è prodotta da un piccolissimo parassita, iniettato sotto la pelle dell'uomo da una speciale zanzara. Il prof. Battista Grassi, scienziato e direttore tecnico dell'Istituto antimalarico pontino, scopre che solo la femmina dì Anofele è capace di succhiare il sangue e di iniettare il parassita malarico. Egli intuisce altresì che la lotta contro la malaria, affinchè sia efficace, deve rivolgersi verso l'uomo malato, verso l'anofele e verso la palude, che favorisce lo sviluppo delle zanzare.
I mezzi da usare sono verso l'uomo, la somministrazione del chinino ai malati ed anche ai sani a scopo preventivo; verso l'anofele, la distruzione delle larve nelle acque e la protezione delle abitazioni con reticelle alle finestre; verso la palude, l'esecuzione di opere di piccola e grande bonifica idraulica. Altre due figure principali della lotta antimalarica sono, Giovanni Cena e Angelo Celli. Il primo, poeta e scrittore nelle sue peregrinazioni fra boscaglie e villaggi di capanne, compiute tra il 1902 e il 1905, constata le tristi condizioni dei contadini, senza assistenza, senza scuole e conforto. Diviene l'apostolo della redenzione morale e sociale dei contadini e collaborando col Celli, sviluppa, tra infinite difficoltà, le scuole ove offre insegnamento e protezione ai piccoli abbandonati. Con la sua opera, le scuole dei contadini, crescono di numero, sorgendo nelle capanne, nelle baracche e persino in vecchi vagoni ferroviari. Infaticabile, sempre in giro per la campagna per portare fede e conforto dichiara nel constatare la squallida vita delle popolazioni dell'agro: "...uscii a percorrere questa terra leggendaria per cercarvi la storia e trovai la preistoria!". Infine il secondo, negli studi sulla materia porta tutta la sua passione di studioso e la fede di apostolo e, descrivendo il primo parassita che genera le febbri perniciose, esclude che la malaria venga con l'aria che si respira o con l'acqua che si beve e quando il Grassi scopre che il parassita della malaria viene inoculato dall'anofele egli si dedica interamente alla profilassi di essa.
Membro della Commissione Bonifiche la sostiene tenacemente, ma vuole soprattutto per il suo grande amore verso i contadini sia redimerli dalla malaria quanto salvarli da un altro non minore flagello: l'ignoranza! Fonda quindi con Anna Celli le scuole dei contadini dell'agro romano e delle paludi pontine.
Nettuno, Bufali che pascolano. Ediz. Ernesto Richter - N- fine '800. Una immagine antica, un animale antico, il bufalo, il re della palude (felice, icastica espressione di Livio Jannattoni), a fatica fatto dall'uomo suo "alleato semiselvaggio"
Quaderno della classeII° della scuola per contadini
dell'Agro Romano e delle Paludi Pontine
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