Riportiamo alcuni "frammenti" sulla storia della caccia a Nettuno e nei suoi dintorni.
Dice Livio Jannattoni: "quanto al cinghiale, si andava a scovare, soprattutto durante l'inverno, nei boschi di Nettuno e Cisterna. Luoghi selvaggi tutt'altro che sicuri... tipo di caccia per la quale si era rivelato guida precisa e piacevole certo Vallati che ogni anno dirigeva una grande battuta ". Nel 1703 in "Gerarchla Cardinalizia" scrive il Piazza, narrando di "questo castello di Nettuno" sorto dalle superbe rovine dell'antico Anzio-' "ha un territorio fertile, copioso di grano e vino; ma soprattutto egli è ameno per la temperatura del clima... gode ugualmente del benefìzio della pescagione e della caccia per la vicinanza del mare, e per l'opportunità dette selve, e de' boschi; e tra le altre fino a questi secoli è famosa quella delle quaglie del Maggio, nel tempo, che vengono dalle parti oltremarine in grandissima copia in questi lìdi nostrani; con tanta facilità de' cacciatori, per ragione della stracchezza de' loro lungo viaggio, che si prendono eziandio con le mani"
Sempre il Piazza afferma, che di queste "deliziose cacce e pescagioni, della grande abbondanza di Palombi e di altri uccelli " ne parlano anche, il Biondo (umanista e storico del '400) Plinio ed Elìano.
Questi ultimi sostengono diffusamente nei loro secoli, della facilità ed abbondanza della caccia, "perocché dal lido del mare, per 18 miglia fino a Lavinio antico" è piena dì alberi, selve, cespugli molto confacenti per la caccia di caprioli, lepri, cinghiali.
Nettuno: Vicolo Bolzano, Francesco Cibati apre la caccia.
Fotocartolina V 15.06.1913.
Il setter pointer "Billy"con i cacciatori il 19.03.1950 (San Giuseppe)
nel ristorante "La Villetta" in via Romana.( g.c. Aristodemo Restante).
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