Quando a volte si preferisce non scrivere, lasciare simbolicamente le pagine bianche in segno di protesta. E' accaduto una volta in prima, dopo il rinvio a giudizio deciso dal giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Velletri. Avevamo scritto in sostanza che l'allora deputato di Forza Italia, Michele Caccavale, era stato democristiano. Furono rinviati a giudizio il direttore, Ivo lannozzi e l'autore dell'articolo, Giovanni Del Giaccio. Questione normale se si fosse trattato dì qualcosa di minimamente offensivo ma per aver detto democristiano... Decidemmo allora per la pagina bianca. Un'altra volta fu all'interno e ce la prendemmo - camuffandola così - con la par condicio. Erano le elezioni amministrative del '95 e non potendo mettere tutti i candidati che pure premevano per uno spazio alcuni di noi decisero di indicarne solo uno o due per lista. Diciamo i più "amici" Avremmo citato tutte le liste e al tempo stesso accontentato alcuni che ci erano stati più vicini in quel periodo. Apriti cielo! Non andava indicato nessuno, perché questo giornale non intendeva favorire tizio o caio, non aveva da sdebitarsi, avrebbe dato spazio solo ai candidati a sindaco. Il tutto portò a uno scontro aperto durante una riunione di redazione che vide la vittoria di chi sosteneva la tesi che nessun candidato consigliere doveva trovare spazio. La pagina però era già riempita, si doveva andare in tipografia, cosa fare? Semplice: "La par condicio ci impedisce di lavorare, questo spazio era dedicato ad alcuni candidati ma per evitare spiacevoli inconvenienti..." Una piccola bugia per salvare il salvabile.
Altri spazi bianchi, poi, sono andati a foto che non ci sono state fatte scattare ("qui era prevista l'immagine di... ma..."), a repliche che volevamo concedere ma che gli interlocutori non hanno voluto fare, da ultimo a una vicenda poco piacevole per la storia del"Saragat"
E' un segno di protesta, quello estremo per un giornale che [ fatto per essere scritto e non per avere spazi vuoti. |