Fu una scommessa ma anche una scelta naturale, quella compiuta dieci anni orsono, di dare vita ad una testata di Anzio e Nettuno. Il Granchio nacque così, dall'idea e dalla passione di alcuni giornalisti locali (io a quel tempo scrivevo di sport per Tempo e Messaggero), di approfondire e dare spessore all'informazione locale, ristretta e sacrificata dai quotidiani nazionali. Ricordo ancora le prime riunioni di redazione con Gianni, Ivo, Elvira, Nino, Giovanna, la paura di non riuscire nell'impresa, la contentezza nel veder aumentare, ad ogni nuovo numero, le copie vendute. Un giornale locale che puntualmente settimana dopo settimana ha portato a conoscenza di strati sempre maggiori di popolazione: fatti, cronaca, politica, cultura e sport. Un punto di riferimento per molti, capace anche di battaglie civili, orgoglioso di essere se stesso libero dai condizionamenti di un'editore.
Ma per me, ambientalista impegnato, anche oggetto di discussione, scontro e critica dura, molto spesso mi sono trovato in disaccordo con le posizioni assunte dal giornale; anche se abusato mi si passi il concetto di "un rapporto di amore e odio"con la consapevolezza del fatto che la cooperativa e la redazione del Granchio non sono mai venduti al politico di turno.
Le pagine del giornale hanno semplicemente rispecchiato gli stati d'animo, le passioni, i convincimenti dei singoli redattori, di persone, semplici attori di una società, come quella dei nostri Comuni, in forte evoluzione, ma anche in cerca di identità.
Anni difficili i primi dieci anni del Granchio, ma allo stesso tempo entusiasmanti ed unici. Anni in cui tutto è cambiato velocemente, il modo di fare informazione, l'aumento dell'offerta (altre testate sono nate), la platea dei lettori, le tecnologie informatiche. Ma quello che in definitiva ha segnato uno spartiacque tra il prima e il dopo nell'informazione locale nei nostri Comuni è stata, e questo è innegabile, la nascita, l'arrivo in edicola, nelle case e tra le gente de il Granchio con i suoi pregi e suoi difetti. |