Tra i più celebri e meglio riusciti film di Federico Fellini, Amarcord ha raggiunto una notorietà internazionale tale, al di là dell’Oscar ricevuto, che il titolo del film è diventato un termine di uso comune, non solo nella lingua italiana.
Amarcord deriva da una voce in dialetto romagnolo “a m’rcord” che significa “io mi ricordo”; il termine è passato ad indicare proprio un ricordo venato di malinconia ed intriso di passione. Sono infatti i ricordi di infanzia di Federico Fellini l’argomento centrale della pellicola. Si tratta dell’opera cinematografica più spiccatamente autobiografica e ciò è volutamente palesato nel titolo del film dallo stesso regista. Realizzato nel 1973, ha visto la firma dello scrittore Tonino Guerra insieme a quella di Fellini nel soggetto e nella sceneggiatura; a lui vanno i meriti di aver ricostruito con precisione quello sfondo della Rimini degli anni trenta in cui sfila una galleria di personaggi. Proprio i personaggi, nel loro insieme, costituiscono uno dei pregi maggiori del film per la coralità che assumono. I protagonisti della Rimini bene, i professori, i negozianti, l’avvocato, il venditore ambulante, il suonatore cieco, il matto, la donna procace e avvenente, i giovani del paese costituiscono infatti, ben oltre la contestualizzazione spazio-temporale della Rimini dell’era fascista, una tipologia di personaggi universale.
Magistrale l’interpretazione di Bruno Zanin nel ruolo del protagonista Titta Biondi; da segnalare la presenza di Ciccio Ingrassia nel ruolo dello zio matto; nel cast anche Pupilla Maggio e Lino Patruno.
Una menzione particolare alle musiche di Nino Rota determinanti nel creare quel clima tra sospensione onirica e ricordi malinconici che attraversa il film.
La scena più famosa è senz’altro quella dove Titta entra nel negozio della tabaccaia in orario di chiusura per acquistare una sigaretta nazionale e si trova, per una serie di circostanze, quasi soffocato tra i giganteschi seni della donna. Non di meno suggestiva la scena dove tutto il paese si raduna sulla spiaggia per salutare il passaggio del transatlantico Rex.
La vicenda nel suo complesso può definirsi iniziatica per il giovane protagonista e corrisponde al contesto di maturazione del Fellini adolescente. Il film può in questo senso considerarsi l’antefatto de I Vitelloni, uscito nel 1953, dove il protagonista, già cresciuto, abbandona, come ha fatto il regista, il paese natale per recarsi a Roma.
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