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CIAK, SI GIRA!
Anzio, Nettuno e dintorni...

a cura di:
VINCENZO MONTI
ALBERTO SULPIZI

Progetto grafico e impaginazione
ALESSANDRO TOFANI


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20 - LA FIGLIA DEL CAPITANO
CLEOPATRA - BEN HUR

Luciana Della Fornace

Tra i film che hanno avuto come palcoscenico Nettuno ed Anzio, ne voglio ricordare tre sia per importanza dal punto di vista socio-storico sia, soprattutto gli ultimi due, per la sovrabbondanza di mezzi tecnici e di partecipazioni di massa.
La prima pellicola è italiana e risale al lontano 1947: “La figlia del Capitano” di Mario Camerini che narrava la storia del cosacco Pugaciov che riuscì, proclamando di essere lo zar Pietro III, morto misteriosamente, sembra ucciso su ordine della moglie Caterina divenuta zarina col nome di Caterina II, ad armare un esercito di disperati mugik, disertori e delinquenti per marciare su San Pietroburgo e deporre l’imperatrice, “l’odiata tedesca”. Durante il viaggio verso la capitale, in mezzo ad omicidi, stupri e violenze di ogni genere, Pugaciov occupò un forte siberiano uccidendo il comandante, sua moglie, risparmiando la loro figlia, divertendosi sadicamente con un giovane ufficiale fedele alla zarina e accettando, di malavoglia, il tradimento di un altro giovane tenente fino a che l’esercito zarista l’affrontò, lo vinse e lo portò, chiuso in una gabbia, trainata da buoi, fino a San Pietroburgo dove venne messo a morte.

Il film era tratto dal romanzo “La figlia del capitano” di Alexander Puskin e fu interpretato tra gli altri da Amedeo Nazzari e da un giovanissimo Vittorio Gassman. La maggioranza delle riprese venne effettuata a Nettuno nel Centro Esperienza Artiglieria, nei pressi del Bosco di Foglino dove era stato ricostruito con l’ausilio di operai nettunesi, il piccolo forte e dove avvennero le riprese della maggior parte delle battaglie. Le comparse, tranne logicamente i generici, vennero fornite dalla locale Scuola di Polizia e chi scrive ricorda di aver assistito a uno scontro tra soldati zaristi e ribelli che non aveva niente di meno di una carica di cavalleria come quelle ormai nella storia del cinema, di “La carica dei seicento” (1936) di Michael Curtiz. Gli altri due film che citerò sono di produzione statunitense il primo è Ben Hur (1959) di William Wyler con Charlton Heston e Stephen Boyd e il secondo Cleopatra (1963) di Joseph Mankiewkz con Elisabeth Taylor, Richard Burton e Rex Harrison, una delle pellicole più costose del cinema e un fiasco colossale. In tutte e due le opere filmiche, come momento clou della trama, si svolge una battaglia navale: in Ben Hur lo scontro avviene quando le galee romane vengono assalite dai pirati e il principe ebreo in quel momento schiavo rematore, salva la vita del console Arrio che poi l’adotterà come figlio; in Cleopatra viene descritta la battaglia navale di Azio del 31 a.C. che segnò la vittoria di Ottaviano e la sconfitta di Marco Antonio. Ebbene le riprese di massa, per l’uno che per l’altro film, avvennero nella baia e al largo di Anzio e vennero dirette e coordinate dal grande maestro d’armi, Renzo Musumeci Greco. Sia Ben Hur che Cleopatra, nonostante l’insuccesso mondiale del secondo, sono opere filmiche che comunque restano e resteranno nella storia del cinema e a titolo di curiosità una galea romana rimase per anni nella rada anziate.

A proposito del film di Wyler e dell’opera di Mankiewkz voglio citare due curiosità che sono la dimostrazione di quanto il cinema costi in organizzazione e, talvolta, in pericoli. Tutti ricordiamo in “Ben Hur” la corsa delle bighe in cui, nel circo di Gerusalemme, si scontrano il principe ebreo e il romano Messala. Ebbene nel momento in cui Ben Hur, interpretato logicamente per quella scena da uno “stuntman” (Akimca Canutt, un eschimese), cade dalla biga, la situazione non era in copione: lo stuntman cadde davvero e, visto che nessuno data la corsa, le bighe che sopraggiungevano e la velocità dei cavalli, avrebbe potuto salvare l’uomo (che poi riuscì a risalire sul carro), Wyler freddamente dette l’ordine di continuare a girare!

In “Cleopatra” poco prima della battaglia navale c’è una scena in cui si scontrano, a terra, gli eserciti di Ottaviano e Marco Antonio. Ebbene, in questa scena, sotto la guida di Renzo Musumeci Greco che poi, me lo ha personalmente raccontato, si è realizzata, nell’arco di un minuto, la prima testuggine romana vista al cinema nei tempi e nelle modalità prescritti dall’esercito di Roma. La testuggine era una forma di difesa dei soldati romani in battaglia e consisteva in un quadrato di cento uomini (le centurie) nella cui area ognuno poneva come difesa lo scudo: i milites esterni lo tenevano di fronte e gli interni alzavano il proprio sulle loro spalle impedendo a frecce, lance e dardi di entrare e opponendo una difesa difficile da superare.

Quanti ricordi! Come si fa a non considerare il cinema parte di noi, della nostra cultura e della nostra vita?

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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ALBERTO SULPIZI

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