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CIAK, SI GIRA!
Anzio, Nettuno e dintorni...

a cura di:
VINCENZO MONTI
ALBERTO SULPIZI

Progetto grafico e impaginazione
ALESSANDRO TOFANI


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INDICE -
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14 - LA CITTA' DEL FARO
INCONTRA IL CINEMA

Patrizio Colantuomo

Adelmo di Fraia

Adelmo Di Fraia nasce ad Anzio il diciotto marzo 1929. Da semplice pescatore diventerà una stella del cinema neorealista degli anni sessanta. Sembra una favola ma è una storia vera. Adelmo Di Fraia ha poco più di trent’anni quando nel giugno del 1960 si trova sul ponte di un peschereccio col suo capitano. Viene notato da Renato Castellani e da un suo assistente che gli chiedono se sia disposto a fare un film e gli consegnano una parte da studiare e diecimila lire che servono per recarsi a Roma il giorno dopo. Adelmo che ha moglie e due figli, fa il pescatore, è un uomo semplice, viene incoraggiato in questa avventura dalla famiglia e non avrà problemi, inizierà a lavorare dimostrando anche un certo talento. (da Il Caffè n. 134 dicembre 2007, di Francesca Tammone).
Il film è Il brigante, regia di Renato Castellani, musica di Nino Rota con Adelmo Di Fraia, Francesco Seminaro e Serena Vergano. E’ la storia di Michele Rende contadino calabrese ingiustamente incarcerato. Fugge, torna al paese dopo la Liberazione e guida l’occupazione delle terre da parte dei contadini. Rispunta però la vecchia accusa, fugge di nuovo, la sua compagna Micella lo segue ma viene uccisa per sbaglio dai carabinieri. Michele impazzito, compie una strage prima di essere a sua volta ucciso. Tratto da un romanzo di Giuseppo Berto del 1951, ha ambizioni epiche sullo sfondo di un paesaggio suggestivo anche se un po’ accademico e manierato.
La pellicola viene selezionata alla mostra del cinema di Venezia e vince il Leone d’argento per il miglior attore protagonista. Adelmo si reca a Venezia con il produttore Angelo Rizzoli, con il regista e la protagonista femminile Serena Vergano. Adelmo Di Fraia, classe 1929, al cinema ha dedicato una decina di anni della sua vita, dal 1960 al 1970, cosa che gli permetterà di conoscere personaggi che per lui sono miti irrangiungibili, come Amedeo Nazzari, Sofia Loren, Alida Valli, Lea Massari o David Niven. Di Fraia partecipa inoltre a Made in Italy di Nanny Loy, film italo francese del 1965 ad episodi, con Lando Buzzanca, Walter Chiari, Lea Massari, Aldo Fabrizi, Nino Castelnuovo, Virna Lisi, Catherine Spaak, Nino Manfredi, Anna Magnani, Peppino de Filippo, Alberto Sordi. Il film è diviso in cinque parti, scritto da Ruggero Maccari, Ettore Scola e Nanni Loy è il tentativo di rinnovare la formula del film ad episodi con la satira di costume. In seguito interpreta, La vita provvisoria del francese Hervè Bromberger e La città prigioniera di Joseph Anthony film bellico ambientato ad Atene durante l’occupazione nazista con l’interpretazione di David Niven. Di lui racconta Di Fraia: “ era un signore, un lord inglese in tutti i sensi, una persona squisita e rispettosa, così come appariva sul grande schermo”. Nonostante Di Fraia si venga a trovare in un mondo che gli piace molto e che ancora lo entusiasma pur conservandone buoni ricordi e come già detto conosca personaggi del calibro di Amedeo Nazzari, Alida Valli, Gina Lollobrigida e Sofia Loren alla fine preferisce con un po’ di rammarico la vita tranquilla della sua Anzio. Concludo sottolineando il valore aggiunto sullo schermo di attori non professionisti come Di Fraia, come i fratelli Ruberto e di tanti uomini di Anzio e Nettuno che calcano le scene cinematografiche con le loro storie di cui i nostri registi si servono dall’alba del neorealismo prima con Rossellini e De Sica fino a metà anni sessanta con Pasolini. Sanno dare alle nostre pellicole quel pizzico di genuinità che tanti altri colleghi più famosi non sempre riescono a dare.
A tal proposito, ricorda Carlo Verdone in un coro di grandi talenti, apparso sull'Europeo numero 5 del 2005: un giorno Sergio Leone mi disse " Un grande regista è quello che sceglie perfettamente dalla prima all'ultima comparsa. Il grande cinema italiano non l'hanno fatto i protagonisti, ma i non protagonisti!", riferendosi alle spalle, agli attori dialettali provenienti dal teatro di varietà o da compagnie locali. Aggiunge Carlo Verdone: "II cinema non è solo macchina da presa, è quel coro di personaggi qualsiasi che chiedono alla macchina da presa di diventare almeno per un attimo un personaggio in una inquadratura".
Siamo tutti non protagonisti della vita e solo il cinema ha la forza di raccontare in un battito la bellezza di un carattere, dall'aristocrazia di Tiberio Murgia all'humor di Tina Pica, dalla pazienza di Giacomo Furia alla prosopopea cardinalizia di Mario Carotenuto, dalla fame perenne di Capannelle all'anarchica gaiezza di Ave Ninchi per finire con la sbruffonaggine di Mario Brega. Il cinema vi riesce spesso con poche inquadrature delle quali ci ricorderemo comunque per sempre.

Adelmo Di Fraia con David Niven e con Gina Lollobrigida


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ALBERTO SULPIZI

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